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Cosa significa il blitz cyber di Accenture su Symantec. Parla Zanero (PoliMi)

La cybersecurity è il mercato del futuro. E con ogni probabilità lo è anche del presente. La protezione di miliardi di dati di altrettante aziende, banche o istituzioni nel mondo è diventata la nuova frontiera. Una certezza per Stefano Zanero, professore associato presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano ed esperto di cybersecurity, che a Formiche.net traccia un quadro di un settore letteralmente esploso (nel 2025 il mercato cyber toccherà nel mondo i 205 miliardi di fatturato).

Partendo però da un’operazione industriale delle ultime ore: Accenture, major mondiale della consulenza con base in Irlanda acquisterà da Broadcom, big statunitense nella fornitura di software, la unit di sicurezza informatica rilevata appena 2 mesi fa da Symantec per 10,7 miliardi di dollari. I servizi di sicurezza informatica di Symantec comprendono monitoraggio e analisi delle minacce globali attraverso una rete di centri operativi oltre a servizi di intelligence applicati sia sul fronte minacce che sul fronte risposta agli eventuali incidenti.

Zanero, l’industria cyber sembra in movimento. Il deal tra Accenture e Broadcom lo dimostra…

Il mercato cyber vive una fase di consolidamento a base di M&A già da un paio di anni. Il caso di Accenture rappresenta senza dubbio un’operazione sensata perché Broadcom ha comprato Symantec che è un gigante nella fornitura di prodotti e servizi cyber ma la stessa Broadcom non è un’azienda di prodotto. Dunque il fatto che vi sia stato uno spin off del ramo servizi cyber da parte della stessa Broadcom era prevedibile. L’aspetto interessante è che l’abbia comprata Accenture, perché dimostra che per le grandi società di consulenza, quale Accenture è, il settore cyber è un terreno di crescita.

Secondo l’ultimo Cyber Security Market Global Industry Analysis and Forecast 2017-2025, tra pochi anni il settore cyber toccherà i 205 miliardi di dollari di fatturato. Che cosa significa?

Significa certamente che siamo dinnanzi a un’industria in grande espansione. C’è anche da dire che uno dei motivi che hanno spinto questa crescita sta nelle diverse componenti che fanno parte del mondo cyber. La parte delle operazioni, quella tecnologica e molte altre. Nei prossimi anni dunque il mercato cyber prenderà diverse direzioni e assumerà forme diverse. Ma è certo che oggi tutti i segnali ci portano a pensare a una ulteriore crescita del settore.

Parliamo dell’Italia. A che punto siamo sul fronte cyber? 

L’Italia purtroppo sconta una certa carenza di investimenti nel mondo digitale, il che si riflette anche sul mondo cyber. Ma al netto degli investimenti scarsi c’è un’altra differenza con le altre economie avanzate. E cioè che in Italia abbiamo una miriade di piccole e medie imprese. Il mondo cyber richiede infatti un pacchetto di competenze molto forti, che spesso le imprese minori non hanno, risultando svantaggiate nell’accesso a un mercato che è per le medie e grandi aziende.

E come ovviare a questo problema?

Ci sono stati degli incentivi a livello regionali, sotto forma di incentivo governativo. Altra soluzione potrebbe essere la messa in rete di appositi vademecum sulle esigenze delle imprese, come fatto da Assolombarda qui da noi.

Le banche sono tradizionalmente il settore più esposto agli attacchi cyber. Continueranno ad esserlo?

Sì, lo sono. Ma sono anche quelle che hanno investito di più nella cybersecurity e alla fine nel settore finanziario sono la categoria più allineata alle best practice internazionali. E le banche italiane non fanno eccezione, sono tutto sommato ben attrezzate sia perché lo impone la legge sia perché lo sono per tradizione.

Zanero, impossibile non parlare della crisi tra Iran e Usa. Dobbiamo aspettarci un attacco cyber su larga scala alle banche Usa?

Sono molto scettico su questo. Prima di fare delle profezie azzardate dovremmo prima di tutto documentarci. Negli ultimi giorni si è parlato di una guerra cyber da parte dell’Iran, il quale però alla fine ha lanciato missili più che virus. C’è sicuramente un tema di protezione dello spazio cibernetico ma in questo momento un conflitto cyber mi sembra sopravalutato. E questo perché la guerra cyber non è così legata alle azioni militari vere e proprie. Ci saranno magari degli attacchi di media intensità, ma dobbiamo ricordarci che la guerra cyber è un qualcosa che va a supporto di una guerra sulla terra. Se ci fosse uno scontro tra Iran e Usa su larga scala allora si potrebbe immaginare un sostegno cibernetico. Ma solo in quel caso. In Ucraina, per esempio, quando ci fu lo scontro con i russi, attacchi cyber portarono alla disattivazione dell’energia elettrica. Ma ci fu uno scontro armato. Qui ho visto solo missili, per ora.

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