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Hong Kong e 5G, così Lega e FdI fanno pressing al governo

Non solo Iran. Con il ritorno dalle feste natalizie torna al centro dell’agenda politica italiana un dossier diplomatico che aveva smosso le acque del governo a fine dicembre. I rapporti con la Cina, la tutela dei diritti umani a Hong Kong e il dibattito sulla sicurezza della rete 5G. Su questo vertono rispettivamente una risoluzione della Lega e un’interrogazione parlamentare di Fratelli d’Italia che fra oggi e domani richiameranno l’attenzione del Parlamento.

La prima, a firma del deputato Paolo Formentini, chiede al governo un impegno nei fori internazionali per condannare l’uso della violenza da parte del governo cinese nella repressione delle proteste di piazza. In particolare il testo invita l’esecutivo a chiedere alla Città Proibita “il pieno rispetto dello statuto di autonomia concesso ad Hong Kong con la Dichiarazione sino-britannica del 19 dicembre 1984” e “una maggiore moderazione delle proprie politiche nei confronti sia delle minoranze interne che della Repubblica di Cina”. La risoluzione Formentini riaccende i riflettori sulle proteste nel Porto Profumato che con l’inizio dell’anno hanno vissuto una significativa escalation, con quattrocento manifestanti arrestati lo scorso 1 gennaio.

Di più: nel testo a firma del leghista c’è anche una denuncia delle repressioni da parte del governo cinese di un’altra minoranza, quella degli uiguri, popolazione turcofona di religione islamica che vive nella regione dello Xinjiang ed è sottoposta al controllo amministrativo di Pechino, che ne ha racchiuso una parte in “campi di rieducazione”.

“Suscita perplessità e preoccupazione, altresì, il comportamento delle autorità cinesi nei confronti delle minoranze uigura e tibetana, nonché la crescente aggressività dimostrata nei confronti di Taiwan” dichiara la risoluzione. Sulla vicenda di Hong Kong si era espressa a inizio dicembre la Commissione Esteri della Camera dei Deputati con una mozione firmata all’unanimità per prendere le distanze dalle dichiarazioni dell’Ambasciata cinese a Roma, che aveva duramente condannato una video-conferenza al Senato di Joshua Wong, giovane leader delle proteste e segretario del partito Demosisto.

Fratelli d’Italia invece torna a battere il ferro del 5G, la rete di ultima generazione che, secondo il governo degli Stati Uniti e i Servizi di alcuni Paesi occidentali, deve essere preclusa alle aziende cinesi legate al governo centrale per scongiurare operazioni di spionaggio industriale e furto di dati sensibili.

A queste conclusioni era giunto il 19 dicembre il Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica), l’organo di raccordo fra il Parlamento, il governo e i Servizi segreti che dopo un anno di indagini e audizioni ha pubblicato un rapporto in cui si invita Palazzo Chigi a “prendere seriamente in considerazione” l’esclusione delle aziende cinesi dalla banda ultralarga.

Stigmatizzando le parole del ministro dello Sviluppo Economico in quota M5S Stefano Patuanelli, che prima di Natale ha dichiarato che Huawei (azienda tech al centro delle accuse di spionaggio) “offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori”, un’interrogazione a firma del deputato di FdI Andrea Delmastro Delle Vedove chiede al governo se “intenda raccogliere le preoccupazioni espresse dal Copasir e conseguenzialmente adottare le iniziative di conseguenza per escludere, seguendo l’esempio della Germania, Huawei e le aziende cinesi dall’implementazione del 5G”.

In Germania è in corso la discussione al Bundestag di una nuova legge che propone di bandire dal 5G le aziende “a rischio di influenza da parte di uno Stato senza controlli costituzionali, oppure di manipolazione e spionaggio”. Il governo non ha bandito ancora le aziende cinesi ma ha già dato un sentore di un cambio di policy con lo stop, per decisione della Cancelliera Angela Merkel, di un contratto fra Huawei e Deutsche Telekom da 533 milioni di euro. In Italia il decreto cyber approvato questo autunno ha esteso il perimetro di sicurezza cibernetica alla rete 5G e aumentato i poteri della presidenza del Consiglio ma ancora non è stata presa dal governo una decisione in merito al bando delle aziende suggerito dal Copasir. Anche su questo Pd e Cinque Stelle dovranno sciogliere presto i non pochi nodi che dividono la maggioranza sul da farsi.

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