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Legge elettorale, forma di governo e fuffa. La lezione (da leggere) del prof. Pasquino

Falsi sono i sedicenti maggioritari che hanno approvato e lodato leggi elettorali proporzionali che nessun premio di maggioranza, al partito o alla coalizione vincente, può rendere effettivamente maggioritarie. Pericolosi sono gli ancor più sedicenti maggioritari che sostengono che maggioritario è quando cittadini eleggono governo. No, nel migliore dei casi, nelle Repubbliche presidenziali e semi-presidenziali, i cittadini eleggono il capo del governo il quale avrà le mani sostanzialmente libere nello scegliersi le maggioranze in Parlamento e cambiarle, se ci riesce, quando vuole, e nel nominare e dimissionare i ministri.

Qui il punto è che, una volta eletto, il presidente presidenziale e semipresidenziale non può essere sostituito fino alla fine del suo mandato. Pessimo, incapace, immobilista, magari anche corrotto, lì rimarrà e la sua stabilità sarà pagata al caro prezzo di un deterioramento del sistema politico e di una riduzione della qualità della democrazia. Non troppo diversa sarà la situazione di un governo (non più) parlamentare votato direttamente dai cittadini. Incidentalmente, con la proporzionale italiana 1946-1992, che dava buona rappresentanza e non incentivava la frammentazione, abbiamo sempre saputo chi aveva vinto le elezioni e, per lo più, persino quale partito avrebbe guidato, e fatto cambiare, il governo.

Quando un governo “eletto” dai cittadini perde la maggioranza per una infinità di buone (politiche sbagliate e non condivise) e cattive (trasformismo e opportunismo) ragioni, potrà essere sostituito in Parlamento? Se sì, come minimo dovremmo gridare al tradimento del voto popolare. Se no, bisognerebbe andare subito a nuove elezioni dalle quali scaturisca un governo espressione della volontà popolare. Andrebbe in questo modo logorata, addirittura travolta la migliore delle componenti di una democrazia parlamentare: la sua flessibilità. La capacità di adattarsi a mutate situazioni, alle preferenze di una cittadinanza più inquieta, la necessità di riposizionarsi per mantenere il consenso richiedono compagini di governo che si ridefiniscono anche con mutamenti nella loro composizione che un governo eletto direttamente dal popolo non potrebbe mai avere.

I troppo sedicenti maggioritari italiani vogliono in realtà, qualcuno per ignoranza altri per furbizia, cambiare la forma di governo italiana. Stravolgerla. Non ci sono riusciti il 4 dicembre del 2016. È comprensibile che continuino a provarci con maggiore consapevolezza, senza furbate (che sono diverse dalle furbizie), in totale trasparenza di proposte e di assunzione di responsabilità. La sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato un referendum già in partenza inammissibile può e anzi deve essere criticata su più punti, ad esempio, quanto alla definizione di cosa è “manipolativo” e di cosa davvero può essere “auto-applicativo”. Su un punto, però è chiarissima. Per cambiare la forma di governo bisogna avere un progetto davvero alternativo alla realtà della democrazia parlamentare di questa Repubblica. Il resto, se sarà stanca ripetizione di formule sbagliate, non servirà a un bel niente. Fuffa.

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