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Borse, mercati e contagio. Tre ragioni per cui il coronavirus è peggio della Sars

Quello che la Cina e il mondo non avrebbero mai voluto sapere, alla fine potrebbe diventare realtà. Il coronavirus che sta affossando un pezzo alla volta l’economia cinese, ma non solo, potrebbe essere peggio della Sars, l’epidemia che 17 anni fa si mangiò 25,3 miliardi di dollari di Pil cinese, gettando il mondo intero nel panico. Questa la conclusione contenuta in un report diffuso da Credit Suisse, una delle principali banche d’affari del mondo. L’analisi della banca elvetica lascia poco spazio all’immaginazione. Se e quando finirà l’epidemia di coronavirus, il conto per Pechino sarà quasi certamente più salato di quello pagato per la Sars.

TEMPI DIVERSI

Tanto per cominciare, ai tempi della Sars, la Cina non era certo dotata delle infrastrutture che ha oggi. Più treni, dunque spostamenti più veloci e virus che viaggia sui binari. Dunque, più pericoloso. “Nel valutare il potenziale impatto economico del nuovo coronavirus”, scrivono gli esperti del Credit Suisse, “il problema è che l’attuale livello di connettività in Cina è completamente diverso rispetto a 17 anni fa. La prova è che questa volta, il governo di Pechino ha chiuso un’intera provincia, mentre durante lo scoppio della Sars, nemmeno una grande città è stata chiusa”.

BORSE A PICCO SUBITO

Altra differenza, con il precedente virus, i crolli dei listini asiatici (che finora hanno bruciato quasi 300 miliardi). Con la Sars le prime cadute in Borsa si materializzarono quando l’epidemia raggiunse il suo picco. Con il coronavirus, è diverso, perché il picco non è stato ancora raggiunto, ma diversi tonfi in Borsa si sono visti. “Ai tempi della Sars, l’indice Hang Seng è crollato del 15% poiché Hong Kong è stata gravemente colpita dalla malattia con 300 vittime. Ma i mercati si sono ripresi rapidamente nel trimestre successivo e hanno recuperato tutte le perdite. Con l’attuale epidemia, invece, le azioni cinesi hanno già subito una correzione al ribasso simile”, scrive il Credit Suisse.

MERCATI PIÙ ESPOSTI

Non è finita qui. C’è un terzo elemento che fa la differenza. Le economie che oggi sono sviluppate e che 17 anni fa non lo erano, sono molto più esposte alle conseguenze economiche del coronavirus. “Risulta chiaro come oggi le aziende dei mercati sviluppati sono molto più esposte alla Cina che durante lo scoppio della Sars 17 anni fa”, si legge nell’analisi. “Inoltre, il consumatore cinese è diventato un fattore di crescita molto più importante per le aziende occidentali negli anni seguenti. Pertanto, un focolaio di virus più ampio potrebbe avere un impatto più grave nel medio termine rispetto al caso della Sars”.

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