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Coronavirus, siamo pronti ma non immuni. Tutti i rischi secondo il virologo Pregliasco

Il coronavirus è arrivato anche in Italia, i primi pazienti a cui è stato diagnosticato il virus influenzale asiatico sono due turisti cinesi in vacanza nella Capitale. Ad anticipare questa notizia nei giorni passati ci sono stati falsi allarmi e l’imposizione della quarantena a una nave da crociera nel porto di Civitavecchia. Alla legittima paura si sono aggiunti episodi di sciacallaggio ai danni delle attività commerciali cinesi in Italia.

Fare chiarezza in questi frangenti è necessario perché ciò a cui l’Europa e il mondo intero va incontro potrebbe essere molto simile a quanto già vissuto il secolo scorso con la terribile epidemia “spagnola”. Formiche.net ne ha parlato con il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Universita Statale di Milano.

Il coronavirus è arrivato in Italia. Due cittadini cinesi sono ricoverati all’Ospedale Spallanzani di Roma. Dobbiamo preoccuparci?

I cittadini no. I due contagiati sono persone che hanno soggiornato nella zona a rischio, il sistema del cordone sanitario ha funzionato, eravamo pronti, ce l’aspettavamo e ce ne potranno essere anche degli altri. Potrebbero esserci anche qualche caso secondario ma ritengo che sia bene restare tranquilli. I cittadini non devono agitarsi.

Le due persone contagiate sono due turisti cinesi in viaggio di piacere nella Capitale. Hanno visitato monumenti, passeggiato per la città. I residenti romani sono a rischio?

Per trasmettere il virus è necessario un contatto stringente, molto ravvicinato. Queste persone hanno usato il proprio bus turistico, si sono mossi poco, o almeno queste sono le informazioni che ci sono arrivate quindi il rischio è molto ma molto limitato.

Nel caso in cui il virus dovesse propagarsi in maniera più diffusa il Sistema Sanitario Italiano è pronto a rispondere in maniera efficace?

Direi proprio di sì, il governo addirittura ha decretato un’emergenza in conseguenza del rischio sanitario che gli ha dato poteri straordinari per coordinare le attività già preimpostate per controllare questo virus.

Perché questo virus ci fa così paura? Perché è cosi più cattivo rispetto all’influenza?

Perché tutti siamo suscettibili, nessuno di noi ha anticorpi validi per contrastare questo virus che potrebbe arrivare a colpire il 30-40% della popolazione. Gli effetti sul singolo non sarebbero molto pesanti ma gli effetti di sistema sarebbero un disastro. Uno scenario simile a quello vissuto dall’Europa e dal mondo quando circa 200 milioni di persone si ammalarono dell’influenza spagnola, e la stima dei morti fu incalcolabile. Oggi avremmo scenari anche peggiori. Bisogna prepararsi a questo per gestire il virus e arrivare, penso, a ridurne gli effetti.

Quali sono i rischi derivanti da un contagio del 30% della popolazione?

La distruzione del quieto vivere. Sarebbe uno scenario devastante capace di determinare effetti pensanti a livello economico e sociale. Rischia di fermarsi la produzione, gli ospedali, le forze dell’ordine. Tutto ciò che compone il nostro vivere civile. L’esempio più calzante del passato è appunto l’influenza spagnola.

Quali sono i sintomi specifici di questo virus?

Purtroppo non ha sintomi specifici è solo un’influenza più pesante del normale che si accompagna a polmonite e quindi a difficoltà respiratorie.

Cosa si può fare per fermare la propagazione del virus?

Quello che si è fatto, screenare le persone, mettere al sicuro e curare le persone malate e metterle in condizione da non infettare altre persone.

In questi giorni di panico collettivo c’è chi propone di bloccare l’importazione delle merci in arrivo dalla Cina, chi di non frequentare i negozi o i ristoranti cinesi. Sono solo isterismi?

Sì. Bloccare le merci e gli alimenti non serve a nulla, non sono vettori di trasmissione. Sono solo le persone che trasmettono il virus quindi queste misure non servono a nulla.


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