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Una Darpa italiana per l’innovazione della Difesa. Ecco il disegno di legge

Un’agenzia per l’innovazione nel campo della Difesa. È questo l’obiettivo, sulla scia della Darpa americana e del’Aid francese, del disegno di legge delega che ha iniziato oggi il suo iter in commissione Difesa al Senato. A prima firma Alessandra Maiorino (M5S), la proposta punta a razionalizzare le attività di ricerca tecnologica nel campo della Difesa, facendo convergere eccellenze e competenze dagli altri dicasteri (Miur e Mise su tutti), dal comparto industriale e dai centri di ricerca e università.

TRA STATI UNITI…

La Defense advanced research projects agency (Darpa) opera negli Stati Uniti dagli anni 50. Alle dirette dipendenze del capo del Pentagono, sviluppa le tecnologie per la Difesa americana, lavorando sui progetti più avanzati nel campo militare (attualmente è particolarmente attiva sull’ipersonica). L’idea di “un modello Darpa per la Difesa italiana” non è nuova. Lo scorso settembre, sulla rivista Airpress, la proposta veniva rilanciata da Massimo Amorosi, docente ed esperto di studi strategici, consulente presso il Senato della Repubblica: “L’idea è connessa all’esigenza di porre a sistema i centri di eccellenza nazionali, oggi troppo frammentati, valorizzando il ruolo di industria, Pmi, start up, università e centri di ricerca, mettendosi al passo con i principali partner europei”. In più, “l’impatto di una razionalizzazione sarebbe rilevante per le ricadute positive sul tessuto produttivo e sui livelli occupazionali, ma anche per il rientro di tanti ricercatori italiani dall’estero”.

…E FRANCIA

I cugini d’oltralpe si sono mossi su questo binario. Dal 2018, alle dipendenze della Direzione generale per gli armamenti (Dga) francese, è operativa l’Agence innovation défense (Aid). La guida Emmanuel Chiva, dottore in biomatematica con una specializzazione in intelligenza artificiale e nel campo dei sistemi complessi e della bio-mimetica, la disciplina che prende spunto dalle efficienze della biologia per lo sviluppo delle tecnologie umane. Con un personale di circa 100 unità, l’Aid si occupa di finanziare “gli studi iniziali e i meccanismi di sostegno all’innovazione” in campo militare, gestendo oggi un budget di 720 milioni di euro che dovrebbe arrivare a un miliardo dal 2022 (la Difesa francese ha previsto incrementi di bilancio trasversali, finalizzati a modernizzare l’intero strumento militare). I progetti su cui l’Agenzia lavora sono numerosi, tra neuroscienze (per “un velivolo cognitivo” anche in vista del caccia Fcas), ipersonico e spazio extra-atmosferico (con 700 milioni di aumento recentemente annunciati dalla Difesa rispetto ai 3,6 miliardi previsti). Dipende dall’Aid anche l’immagine-simbolo della scorsa parata militare del 14 luglio: l’uomo volante, fucile in braccio, sugli Champs Elysees, seguito dagli applausi soddisfatti del presidente Emmanuel Macron. Era il campione Franky Zapata a bordo del flyboard da lui stesso progettato.

L’IPOTESI ITALIANA

L’idea per l’Italia è seguire le orme degli alleati. Al centro della proposta a firma Maiorino c’è il Centro interforze studi per le applicazioni militari (Cisam), la struttura della Difesa situata a Pisa. Verrebbe rinominata in Centro interforze per l’innovazione e le tecnologie strategiche (Cintes), e posto “a livello gerarchico alle dipendenze del capo di Stato maggiore della Difesa e a livello funzionale alle dipendenze del segretario generale della Dfesa e Direttore nazionale degli armamenti”. L’obiettivo è” creare le condizioni indispensabili per l’attivazione di un network con le università, i centri di ricerca, le tech-startup, la grande industria (ad esempio Leonardo), le Pmi, il Cnr, l’Istituto italiano di tecnologia e in generale le strutture di eccellenza nazionali”. Fine ultimo, si legge nel disegno di legge, è “stimolare un sistema di innovazione che abbia un impatto anche in ambito civile, prescindendo dall’immediato contenuto di interesse militare delle tecnologie nello stesso sviluppate”.

I DETTAGLI

Dotato di autonomia gestionale e di spesa, il Cintes sarà guidato da un direttore, coinvolgerà i dicasteri interessati (oltre la Difesa, il Mise, il Miur e il Mef) e si avvarrà di un apposito comitato scientifico composto da otto membri, quattro dei quali nominato ciascuno dai ministeri coinvolti, e altri tre dal direttore del Centro, tra “rappresentativi dei settori dell’industria, del mondo accademico e della ricerca”. Il Cintes si occuperà dunque di “studi e ricerche che abbiano per oggetto lo sviluppo di tecnologie innovative di interesse della Difesa”. Avrà anche un ruolo nella verifica dei contratti su “progetti ad elevato e innovativo contenuto tecnologico”, autorizzato inoltre a “effettuare la sperimentazione e il collaudo delle tecnologie in esso sviluppate”.

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