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La destra? È il politicamente corretto il vero nemico dei cattolici

Ho letto con molta attenzione e rispetto l’articolo di padre D’Ambrosio, egregio studioso e ordinario di Filosofia Politica alla Pontificia Università Gregoriana.

L’articolo mi ha confermato sull’idea che la Chiesa cattolica sia oggi profondamente divisa al suo interno. Credo infatti che molti altri esponenti del mondo religioso avrebbero potuto scrivere un articolo di contenuto diverso, se non opposto. Mi sento chiamato un po’ in causa, non solo in quanto collaboratore di questo foglio ma anche come presidente del Comitato scientifico di “Nazione futura”. La quale è una realtà politico-culturale (“metapolitica” ama dire il suo presidente Francesco Giubilei) molto composita, che cerca di federare le diverse anime che oggi in Italia si oppongono alla cultura politica di sinistra. Io per esempio mi definisco un liberale, e solo in seconda istanza un conservatore. Altri amici amano definirsi in altro modo, con altri termini, compreso quello di “sovranista”. In ogni caso, la religione e il concetto di Dio, che si creda o no, sono per tutti noi fondamentali. In senso culturale, prima che politico.

I politici fanno il loro mestiere, diverso dal nostro, e non dubito che possano a volte strumentalizzare, anche in senso buono, la religione: dagli “atei devoti” di Giuliano Ferrara ai “cattolici adulti” di Romano Prodi di esempi ce ne sono tanti, nel presente e anche nel passato. Lascerei stare il termine “clerico-fascisti”, che era un’espressione in voga presso la sinistra parlamentare ai tempi in cui, per essere “fascisti”, bastava anche solo essere dei moderati di centro.

Vorrei solamente far presente due punti all’autorevole professore. Il primo è che lui descrive in modo un po’ parodistico i suoi avversari. I quali, se li si considera con più attenzione, non sono affatto contro “migranti, stranieri e poveri, movimenti per la tutela dell’ambiente e il dialogo religioso, regole democratiche, parlamenti, organismi di controllo, magistrati, convenzioni e organismi europei e internazionali”. Essi, almeno la più parte di loro (poi le “pecore nere” sono in tutte le famiglie), contestano semplicemente la declinazione, che giudicano in malafede e ipocrita, che la sinistra fa del suo essere a favore di queste belle cose (e non sono ironico!).

Paradossalmente ciò lo fanno in nome proprio di una visione cristiana (e per quanto mi riguarda liberale) della vita. Quei nobili concetti sono stati infatti sequestrati, negli ultimi anni, da una ideologia intollerante e illiberale, tanto più pericolosa perché ama nascondersi e non ama, al contrario di lei Padre, parlare franco: il “politicamente corretto”. Se degli “eretici gnostici” ci sono, sono proprio costoro, che dividono il mondo in “buoni” e “cattivi” e che escludono dal discorso pubblico i secondi senza appello. Essi dimenticano, in questo modo, che, per il cristianesimo, “bene” e “male” sono commisti nell’umano, essendo noi tutti segnati dal “peccato originale” (come dicono i cristiani) o da una “costitutiva “imperfezione” (come diciamo noi liberali). Il fatto è che, come ha dimostrato il professore Eugenio Capozzi in un suo straordinario libro uscito qualche tempo fa (Politicamente corretto. Storia di un’ideologia, edito da Marsilio), il politically correct porta agli estremi il progetto illuministico, di cui è perciò da considerarsi la continuazione e radicalizzazione.

In primo luogo, quello di sradicare il religioso dalla vita umana (ecraséz l’infame ripeteva Voltaire) e di ridurre tutto in un orizzonte immanentistico e naturalistico, e quindi fino in fondo nichilistico e relativistico. Non nascondo che a volte si esageri nella reazione, ma di reazione si tratta come ha osservato con alta dottrina il cardinal Ruini in una recente e saggia intervista al Corriere della sera. Quanto poi all’odio che circola nel discorso pubblico, esso mi sembra ben suddiviso fra destra e sinistra. Nel combatterlo troverà sempre me e gli amici di “Nazione Futura” dalla sua parte giusta.

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