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Emilia Romagna e Calabria, vince il centrodestra. Così dicono

È un cinguettio sempre più intenso. Probabilmente al tempo della politica via social network, il concetto di silenzio elettorale spaventa più di prima. E allora, per compensare un giorno senza post, ieri i tweet dei leader delle coalizioni che domani si contenderanno l’Emilia-Romagna e la Calabria si sono succeduti a cadenza incessante.

Il palco più gettonato per il centrodestra, come prevedibile, è stato quello di Ravenna. Nella città dei mosaici, del mausoleo di Teodorico, il centrodestra mette assieme i suoi tasselli e lancia l’ultima sfida prima delle agognate 24 ore di silenzio. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giovanni Toti. Non manca nessuno. Ed è un crescendo di entusiasmo, tra social e realtà che quasi sembra aver fatto passare in secondo piano il risultato finale. Il ruolo del “saggio”, non esclusivamente per ragioni anagrafiche, se lo intesta proprio Berlusconi.

Va detto che, malgrado i consensi e la popolarità di Forza Italia siano ben lontani dagli antichi fasti, il presidente è sempre un protagonista. Il primo attore di una coalizione “unita e compatta intorno alla figura indicata di volta in volta dall’una o dall’altra forza politica – scrive su Twitter – . Questa è una svolta che il centrodestra costruisce tutto assieme”. Poi ancora “il popolo del centrodestra vuole il cambiamento di questa regione. Quanta voglia di liberare l’Emilia-Romagna dal malgoverno della sinistra”.

Un salto nel tempo, ed è subito rivoluzione liberale. 1994 senza accorgersene. “Noi siamo liberali – twitta Berlusconi – e abbiamo fatto della preminenza dell’individuo sullo stato la nostra bandiera. Le sinistre, al contrario, hanno sempre ritenuto che sia lo Stato a conferire i diritti e dunque l’unico legittimato a diminuirli o revocarli”. La dialettica di contenuto attinge a piene mani ad un breviario politico che profuma di seconda Repubblica.

E queste parole, pronunciate in Emilia Romagna, hanno comunque un peso specifico diverso. “Dopo settant’anni di dominio ininterrotto della sinistra – cinguetta ancora Berlusconi – tocca a noi. Quello di domenica sarà un risultato che non potrà non avere conseguenze: porteremo il buongoverno del centrodestra anche qui, dove non l’hanno mai conosciuto”.

Certo, forse la tecnica comunicativa dei social non annovera tra le strategie più efficaci quella dell’articolazione dei contenuti. Meglio uno slogan, quantomeno una frase che possa solleticare le emozioni dei cittadini. L’ha capito alla perfezione Matteo Salvini che, dal palco ravennate scrive: “Ora o mai più. Mandiamo a casa il Pd, liberiamo l’Emilia-Romagna, la Calabria e poi l’Italia intera. Insieme si può”. E i like fioccano. Sì perché oltre a stuzziacare gli elettori emiliano-romagnoli e calabresi Salvini, come da copione, estende l’angolo di visuale.

Punta all’Italia, tutta. In fondo, quale migliore tecnica se non quella di “portare a casa sorrisi, emozioni, conoscenza di storie e persone, vicende tristi e problemi antichi, ma anche speranza, affetto, umanità, bellezza e soprattutto fiducia”, per conquistare il cuore dell’Emilia rossa? Matteo, in via confidenziale, così come nelle foto in cui mangia un piatto di pasta, fa una passeggiata, si rivolge al suo popolo: “La fiducia vale più dei voti. E io spero, assieme a Lucia Borgonzoni e a tutti i candidati della Lega, che ce la potremo meritare. Domenica tocca a voi”.

Dal canto suo, Giorgia Meloni, decide di puntare sui simboli, sulla sua certezza: il tricolore. Il vessillo patrio fiammeggia sul palazzo della Regione vestito d’Italia. “Tanto entusiasmo e tanta voglia di cambiamento”, cinguetta Meloni: questo ho avvertito nelle piazze e in tutti i magnifici luoghi che ho visitato in Calabria e in Emilia Romagna. Il 26 gennaio, se votate per amore della vostra terra e della vostra identità, scegliete Fratelli d’Italia”. L’obiettivo di Meloni ad ogni modo è presto detto: “Se vinciamo le regioni – scrive ancora su Twitter – lunedì chiediamo le elezioni anticipate. Siamo pronti a dare a questa nazione un governo forte, coeso, serio che duri cinque anni e che difenda l’interesse nazionale”.

Magari è anche vero, ma aspettiamo lo spoglio delle regionali prima di cantare vittoria. Dai tweet alla carta stampa. Anche sui giornali di oggi, la narrazione della chiusura della campagna elettorale del centrodestra è entusiastica. L’esempio calzante potrebbe essere l’apertura della passante principale del Giornale che, riprendendo le parole dei tre leader, titola: governo avvisato, se vinciamo noi vanno tutti a casa. Pier Francesco Borgia, nel pezzo,  scrive: “Un entusiasmo palpabile che ha trascinato anche gli oratori sul palco. Già dall’Inno di Mameli si avvertiva l’idea che qui a Ravenna, nel cuore della Romagna, si può fare la storia”.

Marco Cremonesi sul Corriere scrive: “Il comizio finale della campagna elettorale per l’Emilia-Romagna segna una certezza: la coalizione è più forte dei sui partiti”. In un passaggio più avanti nel pezzo di pagina 3, descrivendo l’intervento di Meloni, Cremonesi parla di una leader “carica e che suscita le ovazioni della piazza da subito”. Nel catenaccio del titolo di apertura di pagina 6 su Libero si legge a chiare lettere: “Da lunedì si cambia in Emilia-Romagna, in Calabria e a Roma”. Nel pezzo, Salvatore Dama non a caso sceglie la chiosa prendendo in prestito l’intervento di Giovanni Toti (anche lui sul palco di Ravenna): “Sento profumo di vittoria”. Immancabile, prima del grande silenzio, la colonna sonora di Gianna Nannini: Notti magiche. Forse più una forma di auspicio, per affrontare la lunga notte elettorale.

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