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Gas, come cambia la difesa (comune) tra Roma e Nicosia?

Fare squadra per prevenire potenziali (ma già reali) interferenze di Ankara e cementare una partnership che si è fatta altamente strategica. Italia e Cipro aprono, nei settore della difesa e dell’energia, un nuovo capitolo dei loro rapporti. Nel giorno dell’incontro a Roma tra il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del suo omologo cipriota Savvas Angelidis prende forma un’intesa sulla sicurezza e sullo sviluppo dei programmi Pesco.

ZEE

L’agenda dell’incontro è stata dominata dal programma energetico della Zee turca e dalle reiterate violazioni. Alla domanda se esiste una differenza in Libia rispetto alla Grecia e a Cipro, Angelidis ha affermato che gli italiani nutrono preoccupazioni per le azioni della Turchia, ma ha aggiunto che ci sono molti interessi, per cui occorre trovare un equilibrio.

Secondo Nicosia non solo gli interessi della Repubblica di Cipro sono influenzati dal continuo comportamento espansionista e provocatorio della Turchia, ma anche l’intera Europa, visto che la contingenza delle ultime settimane sta creando un clima di instabilità diffusa da parte della Turchia. “Continuiamo a lavorare per rafforzare la cooperazione e le relazioni con un Paese partner in un’area chiave come il Mediterraneo orientale, di interesse strategico per l’Italia”, ha osservato Guerini.

ALLEANZA

Dopo la scoperta dei copiosi giacimenti di gas, il problema di Cipro divisa è diventato un elemento di forte disordine politico-strategico per tutti i Paesi connessi.

Il ministro italiano ha invitato a Roma la sua controparte cipriota anche per comprendere fino a che punto potranno spingersi le azioni illegali della Turchia in quella fetta di Mediterraneo (considerato che Cipro è membro Ue) e come attivare in concreto un meccanismo che faccia presente formalmente alla Turchia che tali azioni sono illegali, non solo in merito alla disputa relativamente alla Zee di Cipro, ma anche in merito ai players che operano nella zona circostante.

Cipro è stata divisa dal 1974, quando la Turchia ha invaso e occupato il settore settentrionale dell’isola. La Turchia, che non ha relazioni diplomatiche con la Repubblica meridionale di Cipro, un membro dell’UE, afferma che oltre il 40% della zona marittima offshore di Cipro, nota come zona economica esclusiva (ZEE), si trova sulla piattaforma continentale turca e quindi appartiene a Ankara o ai ciprioti turchi. Una rivendicazione che è stata fatta dopo le scoperte dei blocchi di gas incluso il Leviatano al largo di Israele e Zohr al largo dell’Egitto. Da quel momento il governo di Ankara ha avviato una serie di provocazioni e di azioni di disturbo.

PRECEDENTI

Lo scorso 11 dicembre il ministro degli Esteri turco, Mevlut Çavuşoğlu, ha detto che Ankara avrebbe impiegato le proprie forze armate per impedire la perforazione di gas nelle acque al largo di Cipro che rivendica come proprie, nonostante non vi siano appigli normativi. “Nessuno può fare questo tipo di lavoro senza il nostro permesso”. Pochi giorni dopo la marina turca aveva intercettato una nave israeliana nelle acque cipriote costringendola a spostarsi. La nave Bat Galim, dell’Istituto israeliano di ricerca oceanografica, stava conducendo ricerche nelle acque territoriali di Cipro in coordinamento con i funzionari ciprioti. Un episodio che ha subito fatto tornare alla mente i fatti accaduti nel febbraio 2018 quando, due settimane dopo la scoperta di un giacimento da parte di Eni nella Zee di Cipro, le navi militari turche avevano bloccato la nave Saipem noleggiata da Eni per trivellare al largo della costa.

COSA CAMBIA?

Proprio questo è l’episodio cerchiato in rosso nel dossier energetico del Mediterraneo orientale, perché è coinciso con un cambio radicale nelle dinamiche inerenti i Paesi che si affacciano su quelle sponde del Mediterraneo. In seguito nell’ottobre 2018 la marina turca aveva interdetto una fregata greca che stava monitorando la nave turca Barbaros perché si trovava in acque rivendicate da Cipro. E pochi giorni dopo il ministro turco dell’Energia Fatih Dönmez aveva annunciato l’inizio delle perforazioni da parte della Fatih.

Lo scorso maggio Ankara ha annunciato l’inizio della trivellazioni: “I legittimi diritti della Turchia e dei turchi ciprioti settentrionali sulle risorse energetiche nel Mediterraneo orientale non sono aperti alla discussione – disse Erdoğan – Il nostro paese è determinato a difendere i suoi diritti e quelli dei turco-ciprioti”. Nel luglio 2019 i ministri degli esteri dell’Ue hanno formalmente collegato i progressi dei colloqui di adesione turco-Ue al dossier Cipro con una serie di provvedimenti ad hoc per Ankara, come la proposta della Commissione di ridurre l’assistenza di preadesione alla Turchia per il 2020.

SCENARI

Gli Stati Uniti hanno più volte messo in guardia la Turchia dal continuare nelle suddette operazioni di perforazione offshore nella Zee di Cipro, definendo la condotta turca “altamente provocatoria e che rischia di aumentare le tensioni nella regione”. Ma è di tutta evidenza come la strategia di Erdogan si stia progressivamente spostando dal campo delle provocazioni (come i quotidiani sconfinamenti deglli F-16 nello spazio aereo greco) all’azione: lo dimostra l’accordo con la Libia per la delimitazione marittima.

Ecco che ripercorrere analiticamente questi passaggi è utile al fine di perimetrare il livello della contrapposizione che da formale si è fatta sostanziale. Senza per questo voler soffiare sulle tensioni, occorre oggi più che mai ridefinire un quadro che è oggettivamente mutato proprio per via della concomitanza dei tre gasdotti (Tap, Tanap e Eastmed) che stanno ridisegnando la mappa di alleanze ed equilibri.

twitter@FDepalo

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