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L’Europa, lo spread e il governo Monti. L’Italia delle bufale secondo Gualtieri e Cottarelli

Poco Pil? Colpa della recessione mondiale. Conti sballati? Colpa delle regole di bilancio troppo severe imposte dall’Europa e dalla Germania. Spread alto? Colpa del Movimento Cinque Stelle o del finanziere George Soros. Tanti giovani disoccupati? Colpa dei troppi sessantenni che ancora lavorano.

Ecco a voi l’Italia delle bufale, che pur di non ammettere le propri colpe e i propri fallimenti, fa dello scarica-barile un proprio credo. Forse, sarebbe meglio dire per una volta la verità, guardandosi allo specchio. Carlo Cottarelli, economista oggi a capo dell’Osservatorio sui conti pubblici presso la Cattolica di Milano ci ha provato nella sua ultima fatica, Pachidermi e Pappagalli (Feltrinelli), presentato ieri sera al Centro Studi Americani. Poco meno di 270 pagine per smontare una dopo l’altra le mistificazioni che in questi anni hanno contaminato la percezione della nostra economia.

Sul palco, insieme alla giornalista e moderatrice Maria Latella, membro del board del Csa e preceduto dai saluti di Gianni De Gennaro, presidente del Centro Studi, un ospite d’eccezione: il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

COLPA (SEMPRE) DEGLI ALTRI

Il succo dell’opera l’ha servito proprio l’ex commissario alla spending review. “Abbiamo un vizio nel nostro Paese, quello di pensare che è sempre colpa degli altri. In questi anni, per esempio, abbiamo ripetuto che se non crescevamo il motivo era l’Europa cattiva e le sue regole ferree che non ci lasciavano scampo. Certo, negli ultimi anni l’Europa, complice la Germania, ha approvato regole che ci hanno penalizzato. Ma da qui a convincerci che è solo colpa di Bruxelles, è troppo. Ecco, questa è la prima vera bufala che dobbiamo smontare”.

Altra bufala, l’impennata dello spread all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018 che sancirono la presa del potere da parte di Lega e Movimento Cinque Stelle. “Non è vero che lo spread salì perché i partiti sovranisti avevano vinto le elezioni. Il differenziale si allargò quando fu diffuso quel contratto che prevedeva, tra tante cose, la rinuncia della Bce a 250 miliardi di debito pubblico italiano, sotto forma di Btp. Quando fui convocato al Quirinale per tentare di formare un governo (maggio, ndr) in quei tre giorni lo spread salì di 100 punti. Che cosa avrei dovuto pensare, che George Soros, il grande vecchio della finanza, ce l’aveva con me?”.

LA VERITÀ SULL’EUROPA (E SULL’ITALIA)

Ma è stato il ministro Gualtieri a fornire una lettura in controluce delle bufale all’italiana. Senza risparmiare ai convenuti alcune indicazioni future circa la politica economica del governo giallorosso. “C’è solo un modo per rispondere alla demagogia, alle bufale e al fumo. La capacità di spiegare in modo chiaro e comprensibile le cose più complesse. Facciamo l’esempio dell’Europa, la quale ci dice di spendere in base alle coperture che abbiamo. La scelta dell’Italia è stata quella di concentrarsi sull’evasione fiscale, perché senza lotta all’evasione non ci sono i soldi per finanziare tante cose. E allora, ecco la prima verità: noi lottiamo contro l’evasione per garantire quelle coperture che l’Europa ci chiede. E grazie a questa operazione chiuderemo il 2019 con un deficit più basso di quello previsto. Questa è la realtà, il resto è qualcosa di esoterico”, ha spiegato il ministro.

C’è un altro elemento da “debufalizzare” secondo il titolare di Via XX Settembre. “Ci accusano di non aver ridotto lo spread. Ebbene, io oggi ho mandato una foto a Stefano Bonaccini (vincitore delle elezioni in Emilia-Romagna, ndr) in cui gli facevo vedere che in due giorni lo spread ha perso 20 punti. Ovvero un risparmio di 400 milioni, 2 miliardi in un anno. Questa è la prova che quando un governo è più affidabile, più robusto, dopo un voto, gli investitori prestano soldi più volentieri. Dunque quando la Lega ci accusa che con noi lo spread non è sceso, ecco quella è una bufala”.

MONTI, LE TASSE E IL 2011

Gualtieri non si è fermato qui. C’è un altro passaggio nel libro di Cottarelli che il ministro ha voluto commentare, dissentendo dall’autore. E cioè quel tanto contestato governo Monti che secondo molti fece sprofondare l’Italia nell’austerity e nella recessione. “Cottarelli dice che non fu solo colpa di Monti e delle sue politiche se l’Italia scivolò nell’austerity. Anzi, quelle azioni erano, forse, necessarie. Io penso però che quel livello di stretta fiscale e di bilancio fatta in quella particolare fase era eccessiva, perché ha determinato un avvitamento della crisi italiana. Noi oggi dobbiamo avere politiche fiscali prudenti, ma non certo troppo restrittive. Il futuro appartiene a noi, inutile che scarichiamo le colpe su altri, sarebbe puerile”.

LA BUFALA DEL LAVORO

Ancora una bufala e ancora Gualtieri. La tesi è che se i giovani non lavorano è colpa di troppa gente che non va in pensione, intasando il mercato del lavoro. Secondo il ministro le cose non stanno così, il problema è la bassa natalità. Se non si dà a un Paese la possibilità di fare figli ci saranno sempre meno giovani che lavorano e il sistema pensionistico sarà tutto sbilanciato da una parte, cioè verso l’uscita dal mercato. Di qui una ricetta.

“Se si vuole affrontare un problema strutturale legato ai cambiamenti demografici bisogna fare anche politiche a sostegno della natalità. Questo può essere fatto anche con elementi di incentivi al sistema pensionistico che deve essere equo, sostenibile e occuparsi di tutti, non solo di alcuni. Per non disincentivare la natalità un governo deve occuparsi anche di questo”. E dunque “se facciamo nidi gratis o un piano straordinario per la natalità è una riforma strutturale che sostiene l’occupazione femminile e la natalità. Se si fanno più figli in Italia è probabile che anche il sistema pensionistico diventi più sostenibile”.

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