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L’Iran ammette di aver abbattuto l’aereo ucraino. La de-escalation continua?

L’Iran ammette le proprie responsabilità per l’abbattimento del volo PS752 della Ukraine International Airlines che ha causato la morte di 176 persone. È stato colpito da “missili” perché scambiato per “un aereo ostile” con un “errore umano”. “La Repubblica islamica dell’Iran si rammarica profondamente per questo errore disastroso” e le “indagini proseguiranno per identificare e perseguire” chi è il responsabile di questa “grande tragedia” e “questo sbaglio imperdonabile”, scrive in una dichiarazione su Twitter il presidente iraniano, Hassan Rohani.

Per un regime oscurantista come quello iraniano si tratta di una presa di posizione molto trasparente, che probabilmente si allinea nella fase di de-escalation dopo che lo scambio di colpi con gli Stati Uniti aveva portato il confronto verso una pericolosa crescita dell’intensità. Un gesto di affidabilità anche dovuto, dopo che mentre da due giorni Teheran negava responsabilità, le intelligence americane avevano fatto circolare informazioni informali sul coinvolgimento diretto iraniano, e ieri — durante l’annuncio di nuove sanzioni contro l‘Iran per l’attacco missilistico in Iraq — anche il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, ne aveva parlato apertamente. Accuse che il governo iraniano ha negato fino a un’ora prima dell’annuncio ufficiale sulla propria colpevolezza.

Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, davanti al pressing delle circostanze ha scelto invece una strada per certi versi proattiva nell’ammissione di colpa, biasimando “l’avventurismo” degli Stati Uniti per quel che è successo. L’anti-americanismo ideologico espresso ha un solo (limitato) uso interno, ma è possibile che qualcuno del governo abbia dovuto sdoppiare il messaggio e sacrificare la linea più pragmatica (e/o moderata) davanti alle pressioni dei falchi di Teheran — che in questa fase più accesa dello scontro con gli Usa stanno cercando di capitalizzare consensi sugli avversari politici interni ora al governo.

L’Iran era in una fase di attacco, aveva bersagliato due basi irachene che ospitano personale occidentale come vendetta per il raid Usa che aveva ucciso il numero due de facto del regime, Qassem Soleimani. Teheran non era in fase difensiva: l’aereo ucraino è stato colpito poco dopo il decollo dall’aeroporto Iman Khomeini, quando nel cielo c’erano solo velivoli civili, e non c’erano — e non ci sono mai stati — jet americani in fase di bombardamento.

L’errore è stato grossolano. Forse legato alla sovrapposizione delle strutture di comando tra esercito ordinario e Pasdaran. Questi ultimi hanno una base nell’area dell’abbattimento, hanno anche mezzi anti-aerei e forse non sono andati troppo per le spicciole davanti a quello che hanno visto come un potenziale nemico. D’altronde l’Iran non è nuovo a questo genere di azioni apprensivealmeno in tre occasioni, le batterie anti-aere hanno sparato contro aerei civili nel 2007 perché pensavano che fossero cacciabombardieri israeliani arrivati per attaccare gli impianti nucleari. Addirittura una volta, nel 2008, hanno confuso con questi un loro F14. E i Pasdaran hanno dimostrato anche nei mesi scorsi di avere il grilletto facile: a luglio non hanno esitato a procedere per le proprie linee di comando e abbattere un Global Hawk statunitense che aveva sconfinato per poco sopra Hormuz.

Il Quartier generale delle Forze armate iraniane scrive in un comunicato che metterà in atto “riforme essenziali nei processi operativi per evitare simili errori in futuro” e che perseguirà legalmente “coloro che hanno commesso l’errore”. Nel 2012 in un report riservato del Pentagono arrivato in mano al New York Times c’era già scritto che ” le comunicazioni dei militari iraniani sono così inadeguate e le sue carenze di addestramento sono così significative che l’identificazione errata degli aerei continuerà”.

 

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