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L’Italia ora ritiri i suoi soldati dall’Iraq. L’opinione del prof. Parsi

Bocciata senza ricorso. La politica italiana si fa trovare ancora una volta impreparata di fronte alle grandi crisi internazionali, dice a Formiche.net Vittorio Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano. L’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, leader della Forza Quds, è un “atto irresponsabile di Trump”. Ecco come Italia e Ue dovrebbero reagire.

Professore, quali scenari si aprono?

Uno scontro frontale è improbabile, anche se le escalation sono sempre difficili da controllare. È stato un atto irresponsabile, che fa apparire l’amministrazione Trump come una proxy di Tel Aviv o di Riad invece che il contrario.

La Farnesina si è limitata a un breve comunicato. Cosa dovrebbe fare il governo italiano?

La prima cosa che dovrebbe fare l’Italia è valutare il ritiro delle truppe in Iraq. Non possiamo essere esposti alle decisioni unilaterali di Trump di cui non siamo stati preventivamente informati. Non è la prima volta che succede. È inutile restare nelle coalizioni multilaterali se serve solo per le chiacchiere e non per assumere insieme decisioni.

E l’Ue?

Anche in questa fase, come sui dazi, la Libia, la politica energetica, quando gli altri alzano la posta l’Ue non è in grado di stare allo stesso livello. Così facendo offre il fianco ai detrattori del processo di unificazione europea.

Salvini ha elogiato Trump.

Un endorsement da curva di chi non sa neanche di cosa parla. Come nel caso del balletto sulla neve per deridere il Papa, parliamo di reazioni di consistenza nulla.

Anche quelle di Cinque Stelle e Pd?

Le solite posizioni pregiudiziali. Di Battista è a prescindere antiatlantico, il Pd è a prescindere filo-atlantico e filo-israeliano, la politica italiana è a prescindere timida nei confronti dell’Iran. Manca, ancora una volta, una valutazione seria degli interessi nazionali.

Cioè?

La nostra politica estera è pregiudiziale ed episodica. È un trend che va avanti da cinque governi e tocca anche la Libia, i rapporti con la Cina e gli Stati Uniti, la proiezione italiana nel Mediterraneo e nel Golfo.

Quindi inutile aspettarsi una reazione europea?

Non è normale che un Paese elimini un alto dignitario di un altro Paese sul suolo di un Paese alleato di entrambi. Trump sta alzando la posta in gioco. L’Europa e l’Italia devono ribadire che se davvero i consessi multilaterali sono fondamentali non bisogna partecipare ad avventure in solitaria.

L’Italia sta perdendo terreno su un altro dossier su cui dovrebbe avere voce in capitolo: la Libia.

La nostra relazione con la Libia è finita con la morte di Gheddafi, l’errore commesso finora è stato non averne preso coscienza. Dopo l’uccisione del colonnello quali iniziative abbiamo avviato? Un ospedale da campo a Tripoli? Dare sostegno verbale alle parole di al-Sarraj?

Non si può dire che la diplomazia italiana non se ne sia occupata.

Tante velleità, conferenze, photo opportunity, discorsi su cabine di regia inesistenti. I governi italiani hanno continuato a inquadrare la questione libica solo nell’ottica di un blocco dell’immigrazione. La verità è che dal 2011 siamo fuori dal dossier libico. E oggi il Mediterraneo è in mano a russi e turchi.

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