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Libia (e non solo). Perché ora Erdogan deve fronteggiare il calo dei consensi

erdogan, turchia, mediterraneo

Stando a una ricerca organizzata dalla Metropol, il gradimento personale del presidente turco Erdogan in un solo mese sarebbe sceso dal 48,4% al 43,7%. La rilevazione è stata effettuata in dicembre, proprio quando Erdogan ha iniziato a parlare di un possibile invio di truppe in Libia, ma soprattutto era stato firmato da poco il memorandum con Tripoli con il quale Ankara ha voltato le spalle ad Haftar. In aumento, anche se di poco, la percentuale di quelli che disapprovano le decisioni del presidente, passata dal 41,7% al 42,2%.

Interessante anche la suddivisione del gradimento al presidente per partiti. Nell’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, che Erdogan ha fondato nel 2002, l’approvazione nei suoi confronti è all’87,9%, quindi ancora molto alta. Scende, e parecchio, nel Partito nazionalista, il Mhp, che pure è un alleato dell’Akp. Qui, in pochi mesi, il consenso verso Erdogan è al 52%. Male anche l’opinione nei confronti dell’alleanza fra Akp e Mhp, che ha permesso a Erdogan di vincere le elezioni in modo convincente e che consente di avere una solida maggioranza in parlamento. Gli elettori del Mhp che guardano con favore a questa alleanza, in appena un mese sono passati dal 79% al 52%. Segno che la mossa libica in patria rischia di procurare la presidente più danni che benefici.

Nei principali partiti di opposizione, ossia i repubblicani del Chp e i curdi dell’Hdp, la percentuale si assottiglia notevolmente, arrivando rispettivamente al 6% e al 2,5%. Infine, secondo la società di ricerca, dal golpe fallito del 15 luglio 2016, il gradimento generale del presidente è passato dal 67,6% al 43,7%. L’involuzione autoritaria e le purghe che da anni affliggono il Paese hanno provocato un brusco calo dei consensi.

Sembra, insomma, che la politica espansionistica di Erdogan in Libia non scaldi il cuore dei turchi come invece aveva fatto in ottobre, in occasione dell’operazione Sorgente di Pace nel nord della Siria. Il motivo è facilmente spiegabile con il fatto che, in quell’occasione, a tenere unita la nazione attorno alle scelte del presidente c’era il motivo anti curdo e anche la crescente intolleranza nei confronti degli oltre tre milioni di rifugiati siriani che stazionano sul territorio della Mezzaluna.

La disaffezione nei confronti di una possibile operazione in Libia è dettata anche dal fatto che le maggiori preoccupazioni, da cui dipende il calo di popolarità del presidente, sono legate all’economia. Il Pil turco nel 2020 dovrebbe tornare a crescere in modo convincente. Ma la crisi ha avuto effetti molto negativi soprattutto su ceto medio, uno dei bacini elettorali più importanti per il Capo dello Stato.


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