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Uno sconfitto del 26 gennaio c’è già e si chiama M5S

Vedremo chi sarà a vincere la sfida elettorale del 26 gennaio, anche se prevederne effetti automatici sul governo e sulla durata della legislatura non è facile e (forse) nemmeno sensato. Occorre però ricordare che si vota in due regioni oggi governate dalla sinistra (Emilia Romagna e Calabria), quindi ogni risultato diverso da questo è una vittoria per la destra (ed in particolare per Salvini), quand’anche si giungesse ad un equilibrato 1-1. Al tempo stesso però va detto con chiarezza che la sfida politicamente più importante è ovviamente quella che si svolge al nord, perché il risultato nella culla storica del Pci e del movimento cooperativo e sindacale, nonché simbolo del buongoverno amministrativo con bandiera rossa, è di gran lunga più rilevante di quello nella disperata ma pur bellissima terra di Calabria. Insomma dobbiamo attendere la sera del 26 per trovare un vincitore, questo lo abbiamo capito. Però possiamo subito vedere uno sconfitto, perché questo ha un nome ben preciso, cioè il M5S.

Esso infatti si è collocato (da solo, con tanto di consultazione on line) nella posizione peggiore, che tale è per due motivi chiari e semplici. In primo luogo il M5S è già sconfitto perché la sua posizione di terza forza in grado di condizionare i risultati ed in alcuni casi di vincere (Roma e Torino nel 2016, tanto per fare gli esempi più illustri) è già abbondantemente svanita, come si è visto nei voti regionali dello scorso anno. Ma proprio per questo la scelta del movimento di correre da solo diventa automaticamente motivo di esclusione dalla partita vera, che, come è noto, può essere solo quella di vincere (o almeno di provarci).

C’è però anche una seconda motivazione di questa già evidente sconfitta, che è, se possibile, ancora più grave. Ed è una motivazione tutta legata agli altri due competitori delle sfide elettorali ed ai loro risultati. Infatti se vi sarà una vittoria della Borgonzoni in Emilia Romagna ciò avverrà (molto probabilmente) con uno scarto non enorme, quindi con una sostanziale “colpa” del movimento che ha rifiutato di correre con i suoi alleati di governo. Se invece dovesse prevalere Bonaccini sarà evidente a tutti che la sinistra può vincere la sfida più importante dell’anno anche senza il supporto a cinque stelle, relegando così il primo partito italiano (per numerosità dei gruppi parlamentari) ad un ruolo inesistente a livello regionale.

Insomma un capolavoro, comunque lo si guardi.

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