Un invito ad avere fiducia in noi stessi, alla cultura della responsabilità, a un uso corretto dei social network, a una maggiore attenzione verso i giovani e verso le famiglie. E promuovere la fiducia con decisioni efficaci e tempestive sulla vita concreta. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel tradizionale discorso di fine anno ha scelto di staccarsi il più possibile dai problemi della politica interna e internazionale, che pure gli si presenteranno numerosi nei prossimi mesi, preferendo affrontare temi generali senza nascondere numerosi “problemi da non sottovalutare”: la mancanza di lavoro, le crisi aziendali, la necessità di rilanciare il sistema produttivo. Nello stesso tempo, l’Italia ha le risorse necessarie che vanno fatte emergere, cominciando con il “ridurre il divario che sta ulteriormente crescendo tra Nord e Sud d’Italia” che ha conseguenze per l’intero Paese.
L’invito rivolto a tutti (politica, istituzioni, imprese, cittadini) è alla “cultura della responsabilità” che è “il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi su cui si fonda la Repubblica”. Una fiducia che va trasmessa ai giovani, evitando il loro esodo all’estero, creando lavoro, favorendo la formazione di nuove famiglie senza dimenticare una maggiore attenzione verso gli anziani. Insieme con l’aiuto ai giovani, il presidente ha insistito sulla necessità di un maggiore sostegno alle famiglie su cui “grava il peso maggiore degli squilibri sociali”. Promuovere fiducia, però, significa che le pubbliche istituzioni funzionino bene favorendo coesione sociale e questo è possibile “assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”.
L’unico vago accenno alle violenze verbali degli ultimi tempi sta nella virtù del civismo, “del rispetto delle esigenze degli altri e della cosa pubblica”. Civismo che il Capo dello Stato cita con esempi di sacrificio: i tre vigili del fuoco morti vicino ad Alessandria nell’esplosione di una cascina motivata dalla truffa a un’assicurazione danno un’immagine “nobile” dell’Italia, contrapposta a un’altra (quella del responsabile) che “non voglio neppure definire”. Con il loro, il sacrificio del sindaco di Rocca di Papa che ha aspettato che tutti i dipendenti municipali si mettessero in salvo da un incendio rimanendone ucciso. Ma senso civile e senso della misura “devono appartenere anche a chi frequenta il mondo dei social” che può trasmettere conoscenze, ma che può trasformarsi “in strumento per denigrare anche deformando i fatti”.
Non sono mancati i riferimenti all’emergenza climatica (con le difficoltà di Venezia ricordate con quelle connesse alle varie calamità e terremoti), alle università, ai centri di ricerca, alla cultura con il testimone che passa da Matera a Parma, l’omaggio a Papa Francesco. Nessun accenno alle crisi internazionali con il solo passaggio dell’Italia protesa nel Mediterraneo, “punto di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altri continenti”, insieme con i consueti apprezzamenti per le Forze armate impegnate nelle missioni per la stabilità e contro il terrorismo e alle forze dell’ordine.
L’astronauta Luca Parmitano disse a Mattarella che, visto il pianeta dall’alto, le violenze e le inimicizie sulla Terra sembrano incomprensibili e dissennate. Così, alla fine di un decennio contrassegnato “da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi”, il presidente ha rivolto lo stesso messaggio di Parmitano agli italiani: “La speranza consiste nell’avere sempre qualcosa da raggiungere”. Un discorso che certamente consentirà commenti di approvazione perché nessuno potrà dire di essere stato attaccato. Ora tocca alla politica rendere concreta la speranza, magari con “decisioni efficaci e tempestive”.