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Meloni pigliatutto. Il Times la incorona e in Europa va più forte di Salvini

C’è la giovane principessa di Spagna, la quattordicenne Leonor, e il temibile generale Qasem Solemaini, guida dell’iraniana Quds Force che si è conquistato il soprannome di “Machiavelli del Medio Oriente”. Ci sono tecnici, aspiranti premier, rivoluzionari e star della musica mondiale. Poi c’è lei, Giorgia Meloni, leader e fondatrice di Fratelli d’Italia, la destra italiana che fino a pochi mesi fa era rincantucciata sotto il 5% e oggi veleggia verso la doppia cifra nei sondaggi. Nella classifica dei dieci personaggi che potrebbero “plasmare il mondo” nel 2020 stilata dal Times quello della Meloni è l’unico nome italiano.

La giovane politica nata e cresciuta alla Garbatella è, secondo lo storico quotidiano londinese, uno dei volti da tenere d’occhio con il nuovo anno. Il ritornello mixato del motto “Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana” ha fatto il boom sui social network questo autunno, ma, scrive Tom Kington, non è solo il web a rendere la Meloni il potenziale personaggio dell’anno. Ci sono altri numeri da tenere in conto. I sondaggi, ad esempio, che per la prima volta dalla sua nascita collocano Fratelli D’Italia al 10%. Un bel salto dal 4,4% con cui è approdato in Parlamento alle elezioni del marzo 2018. E una salita che, dice il Times, è iniziata “sottraendo voti alla Lega di Matteo Salvini”. La conferma poi che la Meloni sia una “stella nascente” e non una meteora sta tutta nel suo curriculum. La leader di Fdi non si è inventata ieri, “ha servito come ministro (delle Politiche giovanili, ndr) con Silvio Berlusconi nel lontano 2008, esperienza che l’ha resa una lucida veterana”.

È un endorsement non da poco per un giornale che storicamente si colloca nell’area conservatrice ma che ha scarsa simpatia per i partiti di destra radicale. Una stelletta che i maggiorenti del partito si sono affrettati ad appuntarsi. Per Francesco Lollobrigida è “l’ennesima dimostrazione della solidità del suo progetto, volto alla ricostruzione di un’area conservatrice e sovranista realmente autorevole e credibile, capace di rappresentare l’unica vera alternativa alle sinistre e ai populismi italiani”. Entusiasmi a parte, l’assist da Londra non è la prima apertura di credito della stampa internazionale verso la leader della destra italiana e certifica da fuori un lavoro sull’immagine personale e del partito della Meloni.

Da leader di una forza di estrema destra, anti Ue, anti Euro, anti-tutto è riuscita ad accreditarsi come guida di un polo conservatore che sì, fa perno su Fratelli d’Italia e sul portato politico che inevitabilmente accompagna il partito, ma guarda oltre i confini della vecchia Alleanza Nazionale (An). Anche all’estero, dove nell’ultimo anno la Meloni è riuscita a tessere una rete di rapporti internazionali che nulla ha da invidiare, anzi, a quella di Salvini.

In Europa, per dirne una, Fratelli d’Italia è membro a pieno titolo della famiglia conservatrice (Il gruppo è quello dei Conservatori e riformisti europei, Ecr), la quarta formazione parlamentare a Strasburgo. Un rifugio ben più solido del caotico gruppo di Identità e Democrazia, il quinto per dimensioni, dove sono approdati dopo il successo di maggio gli eurodeputati leghisti in compagnia, fra gli altri, dei lepenisti francesi.

Se il 2020 per il Times sarà l’anno della mietitura il 2019 è stato quello della semina. Fra le istantanee della scalata meloniana due in particolare tornano alla mente. L’entrata di Fdi nella famiglia di Acre (Alleanza dei conservatori e riformisti europei) lo scorso febbraio, sugellata da un discorso “in perfetto inglese” (copyright del Corriere della Sera) a Roma di fronte a trenta delegazioni dall’estero. E l’intervento a marzo al Cpac (Conservative political action conference) a Washington DC, a poche ore di distanza dal discorso che nello stesso posto, il lussuoso Gaylond National Resort and Convention Center, ha tenuto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Il tempo dirà se l’ascesa della Meloni sarà un ostacolo o un trampolino per i piani del Carroccio salviniano. Che fra i due leader non sprizzi simpatia è ormai un segreto di Pulcinella. Oggi le distanze sono palesi, anche nei toni scelti. Non è passato inosservato l’elogio che la Meloni ha riservato al discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Un discorso di alto profilo”, che dimostra “una visione da italiano orgoglioso” in cui si ritrova “con facilità”, ha detto lei in un’intervista al Messaggero. Salvini è finito nell’occhio del ciclone per un video in cui canzona il capo dello Stato in mezzo alle piste da sci. La rimonta della Meloni passa anche da questi dettagli.

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