Il rischio terrorismo, le matrici eversive nazionali, la sicurezza come “sentimento da accudire”, i sindacati militari che vanno regolati al più presto. Quest’ultimo è forse l’argomento più spinoso tra i tanti accennati nel discorso del generale Giovanni Nistri, comandante dei Carabinieri, all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola ufficiali dell’Arma davanti al presidente del Consiglio e a cinque ministri. Le persistenti minacce ibride e la continua radicalizzazione in Libia, nel Sahel e nei Balcani sono al centro delle informazioni raccolte e condivise nel Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. Le matrici eversive interne, dall’antagonismo alla destra radicale, strumentalizzano temi sociali di grande sensibilità nazionale; i crimini informatici in 10 anni sono passati dal 4 al 10 per cento del totale dei reati. Nistri ha aggiunto il tema della percezione della sicurezza che non tiene conto del calo dei reati, che nel 2019 hanno registrato il più basso tasso degli ultimi 10 anni. Per questo, il generale ha definito la sicurezza “un sentimento da accudire” anche per le “crescenti fragilità sociali” e dunque compito dell’Arma è anche quello di essere “il più vicino possibile alle persone che siamo chiamati a proteggere”.
C’è un altro concetto sottolineato da Nistri: il rifiuto dell’autorità espressa in tanti modi, dalla famiglia alla scuola, che qualche volta si unisce ad accuse nei confronti di Carabinieri tanto che il Comandante ha rivendicato “un estremo bisogno di misura”. Ed è vero che ci possono essere comportamenti gravi da parte di militari, ma l’Arma ha dimostrato di essere intervenuta “anche con intima sofferenza”. Evidente il riferimento al caso Cucchi. Sul fronte estero, invece, sono stati ricordati i 900 Carabinieri impiegati nelle sedi diplomatiche e in 12 teatri operativi come quelli in Iraq e in Afghanistan con missioni addestrative. Impegno che il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha verificato durante la recente visita in Iraq, Afghanistan e Kuwait ricevendo le consuete attestazioni di stima. È stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a confermare di nuovo la presenza italiana in Iraq e, prendendo spunto dai Carabinieri forestali, ha ribadito l’impegno del Governo sulla protezione ambientale che andrebbe inserita nella Costituzione insieme con lo sviluppo sostenibile.
Un punto del discorso di Nistri merita un approfondimento: quello dei sindacati militari sui quali ha sollecitato una legge in tempi rapidi. In modo diplomatico, il generale ha rimarcato la nascita di numerose associazioni che necessitano di una regolamentazione per evitare che “diversificate, e talvolta strumentali, interpretazioni conducano a improduttive slabbrature del solido tessuto della Difesa”. Un po’ di carota agli organi di rappresentanza militare, il cui ruolo “è stato tanto più costruttivo quanto più guidato da intenti istituzionali e comportamenti consequenziali”; un po’ di bastone ricordando che ai diritti corrispondono i doveri per cui la militarità caratteristica dell’Arma comporta “limiti di continenza” e dunque va bene la critica purché non si arrivi alla “gratuita spettacolarizzazione”.
La questione è di grande importanza e in discussione nelle commissioni parlamentari: la sentenza della Corte costituzionale del 2018 ha “riconosciuto ai militari il diritto di costituire associazioni professionali a carattere sindacale”, aggiungendo però che “va verificato se e in quale misura tale facoltà possa o debba essere esercitata, e ciò anche alla stregua dei princìpi costituzionali che presiedono all’ordinamento militare”. La Consulta ha ribadito anche il divieto di “aderire ad altre associazioni sindacali, divieto dal quale consegue la necessità che le associazioni in questione siano composte solo da militari e che esse non possano aderire ad associazioni diverse”. Eppure, per esempio, la Uil ha accolto alcune neonate associazioni di militari: è questa la confusione da eliminare con una legge che regoli con precisi vincoli un diritto che, in quell’ambito, comporta inevitabili limiti.