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Oman, cosa aspettarsi dal nuovo sultano. Gli scenari di Bianco (Ecfr)

Malato di tumore da tempo, Qaboos bin Said, sultano dell’Oman, è morto all’età di 79 anni. Era il leader arabo al potere da più tempo: nel 1970 fu protagonista di un colpo di Stato con cui depose il padre ultraconservatore anche attraverso il supporto del Regno Unito (Said bin Taimur, il padre, passò il resto della sua vita in un extra-confortevole cinquestelle di Londra) e si è reso protagonista di una rinascita del Paese grazie allo sfruttamento delle risorse petrolifere e alla capacità di inquadrare il mondo omanita come una dimensione mediana in grado di parlare con tutti nella regione come nel mondo – suo il ruolo di mediazione nei negoziati tra Egitto e Israele nel 1979, per esempio, o quello di punto di scambio di comunicazioni tra Iran e Stati Uniti fino ai giorni nostri.

Gli succede il ministro alla Cultura, Haitham bin Tariq Al Said, perché il sultano non era spostato e non aveva figli, e questa, secondo Cinzia Bianco – tra i massimi esperti europei dell’area del Golfo Persico, analista dell’Ecfr di Berlino – è “la prima osservazione importante: hanno fatto molto in fretta, se consideriamo che si è da sempre parlato del periodo a tempo indeterminato di incertezza che avrebbe seguito la morte di Sultan Qaboos”.

“C’erano vari candidati e l’assenza di un’apparente direzione univoca della famiglia reale – continua Bianco  – e invece alla fine ha deciso proprio la famiglia reale in tempi rapidi (anche se non possiamo escludere che la scomparsa del sultano sia avvenuta qualche giorno fa, e che sia stata comunicata soltanto oggi per permettere di uscire già organizzati sulla successione)”.

Chi è il discendente e nuovo sultano scelto? “È un cugino di Qaboos, uno di quelli di cui si parlava da più tempo e uno dei più anziani tra quelli che erano in gara, anche per questo possiamo considerarlo tra i più conservatori, nel senso di capace di conservare la linea attuale nel futuro. È una persona molto colta e riflessiva, ha studiata a Oxford e ha fortissimi legami con i reali britannici, è in perfette relazioni con le famiglie del business, ha presieduto meeting del gabinetto di governi, conosce i meccanismi interni, ha avuto ruoli nel ministero degli Esteri”. Insomma è un uomo del Palazzo.

Bianco spiega che Tariq al Said era anche a capo della Oman Visione 2040, ossia la strategia di sviluppo per i prossimi venti anni: “Non è un Mohammed bin Salman che arriva con visioni di grandeur, ha mire più contenute e conservatrici. Molto meno rivoluzionarie, ma è uno che sa quali sono le reali necessità del Paese”.

C’entra il quadro internazionale sulla scelta così rapida del successore? “Probabilmente a Mascate hanno voluto evitare di subire ingerenze da parte saudita o emiratina, possibile. Va anche detto che in lizza c’era un potenziale successore molto più giovane, ma è stato scartato: e questo è un messaggio per tutti quei giovani che si aspetterebbero una sorta di cambiamento davanti all’alta disoccupazione e alle problematiche generazionali”. L’Oman resterà sull’impronta precedente.

(Foto: Wikipedia)


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