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Decade of Action. Ecco le mosse dell’Onu per il clima

In occasione del 75esimo anniversario dell’Onu, che si celebrerà ufficialmente all’Assemblea generale di settembre 2020, il segretario generale Antonio Guterres, il 22 gennaio scorso, ha lanciato il programma Decade of Action, con il quale intende dare un’accelerazione al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda Onu 2030 e dall’accordo di Parigi del 2015 (con il quale è stato deciso di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi, possibilmente limitare l’aumento a 1,5 gradi).

“Affrontiamo una sfida climatica esistenziale – ha detto il numero uno Onu – Le temperature in aumento continuano a sciogliere i record. L’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato. Un milione di specie sono a rischio di estinzione. Il nostro pianeta sta bruciando. Il nostro mondo si avvicina al punto di non ritorno. La comunità scientifica è chiara. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’inquinamento atmosferico combinato con i cambiamenti climatici sta uccidendo 7 milioni di persone ogni anno. Alla prossima conferenza sul clima – Cop26 a Glasgow (9-20 novembre 2020, ndr) – i governi devono realizzare il cambiamento di cui il nostro mondo ha bisogno. Per tutti questi motivi stiamo lanciando un Decennio di Azione per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030″.

Le azioni del decennio dell’Onu sono organizzate su tre livelli: azione globale per garantire una maggiore leadership, più risorse e soluzioni più intelligenti per gli obiettivi di sviluppo sostenibile; azione locale che incorpora le necessarie transizioni nelle politiche, nei bilanci, nelle istituzioni e nei quadri normativi di governi, città e autorità locali; azione delle persone, giovani, società civile, media, settore privato, università per generare un movimento che spinga verso le trasformazioni richieste. Il programma Onu per l’Ambiente (Unep) monitora i progressi sugli obiettivi attraverso la World Environment Situation Room, una piattaforma progettata per raccogliere, elaborare e condividere le maggiori conoscenze e ricerche ambientali del mondo, nonché la massa dei dati provenienti dai satelliti e dagli enti pubblici e privati.

Ad onor del vero, tra i Paesi firmatari dell’accordo di Parigi, solo una ventina hanno previsto di azzerare entro il 2050 le emissioni di Co2. L’Europa, che ha firmato l’accordo per conto dei Paesi membri, spera di raggiungere un consenso al suo interno entro quest’anno, (gli obiettivi europei intendono ridurre le emissioni al 2030 di almeno il 40% rispetto al 1990 e l’Ue punta ad essere il primo continente al mondo ad emissioni zero entro il 2050). In casa nostra, il governo italiano ha pubblicato lo scorso 21 gennaio e inviato a Bruxelles il testo definitivo del Piano Nazionale Energia e Clima, che recepisce le novità contenute nel decreto legge sul clima e quelle previste nella legge di Bilancio 2020. Vengono inoltre stabiliti “gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di Co2.

“Vogliamo contribuire in maniera decisiva”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, “alla realizzazione di un importante cambiamento nella politica energetica e ambientale dell’Unione Europea, attraverso l’individuazione di misure condivise che siano in grado d accompagnare la transizione in atto nel mondo produttivo attraverso il Green New Deal”. Molto soddisfatto si è dichiarato anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa :”L’uscita dal carbone, al più tardi ne 2025, le rinnovabili al 30% nel 2025, la riduzione dei consumi energetici del 43% al 2030 sono impegni concreti”. Una volta approvato dalla Commissione Europea, il Piano è vincolante per il nostro Paese e la sua attuazione sarà assicurata dai decreti legislativi che saranno emanati nel corso del 2020.


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