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Innovazione e alleanze. Così il Pentagono si prepara al futuro

Giornata importante a Washington per la comunità dei policy maker della Difesa. Il Center for strategic and international studies (Csis), uno dei principali think tank di Dc, ha ospitato il lancio del report 2019 Global Security focus Experts’ Workshop. È uno dei principali eventi sulla sicurezza che si organizzano a Washington, supportato da Leonardo DRS, controllata americana dell’azienda di piazza Monte Grappa.

LA COLLABORAZIONE CHE SERVE ALLA DIFESA

Il focus della presentazione dell’ultimo report è stato sull’Emerging Technologies Governance: in un’era di competizione tecnologica globale e diffusione dell’innovazione, gli Stati Uniti sono chiamati a sostenere in maniera coerente ed efficace i due pilastri della sicurezza nazionale e dell’innovazione nazionale. Questo impegno necessità di una maggiore cooperazione tra politica, istituzioni e mondo privato, nonché tra i vari livelli della complessa governance americana, federale, statale e locale. Ma non solo da Washington si guarda anche oltre i confini nazionali, limiti che sull’innovazione sono sempre più fluidi.

LA RIFORMA DEL PENTAGONO

Ad aprire i lavori è stato il segretario della Difesa Mark T. Esper, con un discorso titolato “Maintaining the U.S. National Security Innovation Base”. Il capo del Pentagono ha rivendicato la necessità di una strategia coerente in tutti i settori, pubblico e privato, visto che solo una strategica coerente può garantire “il nostro successo”. Per Esper, il Pentagono sarà chiamato nei prossimi anni ad una revisione complessiva delle sue politiche. Ma non solo: vi è anche la necessità di rimodellare “la cultura all’interno del Dipartimento”. Una necessità che va declinata ad ampio raggio: nelle relazioni tra il Pentagono e l’industria, ma anche tra gli alleati e i partner dell’America in tutto il mondo. Per Esper relazioni stabili e forti tra Pentagono e il settore privato sono un “imperativo per mantenere ed espandere il vantaggio competitivo americano”.

IL DIBATTITO

Dopo di lui, sul palco si sono alternati alcuni dei nomi più importanti del panorama di DC nel settore della sicurezza per un dibattito sul futuro dell’innovazione e della sicurezza nazionale. Per il Csis c’erano tra gli altri Kathleen H. Hicks, Samuel Brannen, direttore del Risk and Foresight Group che ha brevemente presentato i risultati del report. Sono intervenuti anche Gabrielle Burrell, responsabile della politica di Difesa all’ambasciata australiana a Washington e il generale Benjamin Watson, vice capo della ricerca navale per il Corpo dei Marines.

IL PIVOT TO ASIA

La presenza di un rappresentante del governo australiano non è casuale. L’Australia è pilastro fondamentale e alleato essenziale della strategia americana nella regione dell’Asia e Pacifico, ad ulteriore dimostrazione che il pivot asiatico americano resta più attuale che mai. Questo movimento geopolitico avrà molte conseguenze per una serie di teatri, molti di interesse anche per l’Italia (si pensi al Mediterraneo, ad esempio). Dal dibattito è emersa chiaramente come la Cina resti al centro del dibattito della comunità dei think tank e dei policy-maker, soprattutto quando si parla di tecnologia e sicurezza.

UN CAMBIO DI PARADIGMA

Inoltre, uno dei punti più interessanti è quello sulla necessità di non focalizzare l’attenzione sul “preservare i segreti”: nel mondo della reverse engineering, i segreti industriali rischiano sempre di avere vita breve. L’idea è quella di focalizzarsi sulla “innovazione rapida”, cosi da non dare tempo e modo ai concorrenti di scoprire i segreti e sfruttarli. In altre parole, l’attenzione dovrà spostarsi sull’agilità dei vari livelli, della forza lavoro ma anche del management e del governo. Soprattutto per quest’ultimo tuttavia, vista la pesantezza funzionale degli apparati burocratici, la sfida dell’agilità appare particolarmente complessa.

LA STRATEGIA

Come emerso dal dibattito, ciò richiede relazioni il più fruttuose possibili non solo tra Pentagono e mondo dell’industria, ma anche tra settore della difesa e mondo accademico e dell’università, luogo per antonomasia in cui l’innovazione si trasforma da idea a risultato concreto ma che, alcune volte, fatica a interagire con il mondo della difesa e dell’industria. Questo è vero negli Stati Uniti, ma ancora è un problema che è esiste – in maniera molto marcata – in altri Paesi del mondo.

IL CASO ITALIANO

Anche da noi, dove vi è un deficit complessivo di “cultura della difesa” che si esprime a vari livelli. Un problema di cui il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è ben conscio, e su cui si sta adoperando chiamando a uno scatto in avanti non solo della politica, ma anche della società, su temi che molti credono distanti dal loro quotidiano ma che in realtà non lo sono. Proprio questi temi saranno centrali degli incontri che il ministro avrà a Washington durante la sua visita di fine mese. Sebbene su scala minore rispetto alla superpotenza americana, anche l’Italia è chiamata a riflettere su come innovazione e sicurezza nazionale vadano declinate insieme.


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