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Vi spiego perché è sciagurato il ritorno al proporzionale. Parla Guzzetta

“La situazione è paradossale, per cui uno dei due soggetti interessati, come il legislatore, è in grado di condizionare il potere del contro-interessato”. Lo dice a Formiche.net il costituzionalista Giovanni Guzzetta, avvocato delle Regioni che hanno proposto il referendum sulla legge elettorale, commentando la sentenza della Consulta che ha definito il referendum Calderoli troppo manipolativo. Sullo sfondo adesso lo “sciagurato ritorno al proporzionale” e il Germanicum, da tutti gli studiosi considerato un termine abusivo perché nulla ha di tedesco e difetta di ciò che c’è nel sistema elettorale tedesco, ovvero i collegi uninominali.

Perché il referendum sarebbe stato “troppo manipolativo”?

Attendiamo le motivazioni della sentenza, ma dal laconico comunicato sembra che il problema sia stato riscontrato nel fatto che il quesito si proponeva di utilizzare la legge di delega per la ridefinizione dei collegi, predisposta dal Parlamento per l’ipotesi del taglio dei parlamentari, anche alla ridefinizione dei collegi come conseguenza dell’eventuale approvazione del referendum abrogativo.

Un’occasione persa per il sistema italiano?

Bisogna distinguere il piano tecnico da quello politico. Sul primo mi riservo di leggere le motivazioni per capire se in futuro ci sarà ancora spazio per un referendum. Sul secondo osservo che certamente si concretizza la possibilità di una legge elettorale proporzionale: un’eventualità sciagurata.

Perché?

Non perché in sé il proporzionale sia un cattivo modello, ma perché nel contesto politico italiano avrebbe effetti devastanti. Il proporzionale funzionava, anche male, nella Prima Repubblica dove però c’erano partiti solidi e una contingenza internazionale tale per cui la politica italiana era “sotto tutela”. Due condizioni che oggi mancano, perché abbiamo partiti sempre più liquefatti con una dose di trasformismo elevatissima. Amiamo compararci indebitamente alla Germania, i nuovi eventi produrranno un Parlamento-suk in cui tutti saranno sul mercato.

Quali scenari vede?

Vedo uno scenario molto preoccupante, con partiti che nasceranno e moriranno molto rapidamente al pari dei governi.

L’ex Guardasigilli Flick ha detto oggi che la scelta è comprensibile perché basata sul principio della autoapplicatività. Che ne pensa?

La Costituzione prevede il diritto di proporre referendum abrogativi in materia elettorale, ma la giurisprudenza costituzionale è sempre intervenuta precisando che, trattandosi di leggi fondamentali che non possono non esserci, il referendum deve sempre assicurare che ci sia una normativa di risulta: ovvero che dopo il referendum resti in piedi una norma che possa essere applicata in qualsiasi momento. Per cui la legge, una volta approvato il referendum, deve essere autoapplicativa. La Corte in più sentenze ha detto espressamente che i referendum devono essere necessariamente manipolativi. La motivazione di inammissibilità in questa occasione è che il referendum sarebbe stato particolarmente manipolativo.

Gli effetti politici ci saranno anche sul futuro?

La dottrina dell’autoapplicatività, che senza dubbio ha aiutato il referendum consentendo alla Corte di ammetterlo, è nota anche a chi è contro-interessato a tutte le iniziative referendarie. Ovvero il Parlamento sa bene che, a seconda di come confeziona le leggi, è possibile ottenere un referendum. La situazione è paradossale, per cui uno dei due soggetti interessati come il legislatore è in grado di condizionare il potere del contro-interessato. Preoccupanti sono gli effetti verso il corpo elettorale che vuole assumere un’iniziativa referendaria.

Cosa cambia adesso con il Germanicum?

Da tutti gli studiosi è considerato un termine abusivo perché nulla ha di tedesco e difetta di ciò che c’è nel sistema elettorale tedesco, ovvero i collegi uninominali. Questo vuol dire che non si potrà mai celebrare un referendum per introdurre l’uninominale, perché non c’è tecnicamente la possibilità di comporre un quesito autoapplicativo.

twitter@FDepalo

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