Conciso e pragmatico. Il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, oggi ha tenuto il tradizionale discorso all’Assemblea Federale, il sedicesimo da quando guida il Paese. Lo ha fatto prima degli altri anni e, nonostante il suo speech sia durato meno del previsto, gli spunti di cronaca non mancano di sicuro. In prima fila c’erano i suoi più stretti collaboratori e gli uomini di punta del suo partito, Russia Unita, in testa Dmitri Medvedev. Presenti anche tutti gli altri parlamentari, le maggiori cariche della magistratura e oltre 900 giornalisti accreditati fra stampa nazionale e straniera, a dimostrare come le mosse di Putin abbiano attratto un’attenzione crescente con il corso degli anni.
Il suo discorso si può idealmente dividere in tre parti: economia, sicurezza e riforme costituzionali. Il numero uno del Cremlino ha voluto iniziare prendendo il toro per le corna e parlando della situazione economica del Paese, promettendo provvedimenti in breve tempo che aiutino soprattutto le fasce più disagiate. Un’economia, quella russa, che ha dato più di un segno di cedimento, con conseguenze importanti sul ceto medio, che rappresenta uno dei grandi bacini elettorali del presidente. Putin ha anche trattato il punto della riforma della Costituzione, che andrà comunque approvata tramite referendum e dove, nonostante una maggiore autonomia ai distretti amministrativi e al Parlamento, lui rimarrebbe il padrone assoluto di tutte le Russie.
Ha iniziato parlando dei dati demografici, definendoli “numeri troppo piccoli per la Russia”. Secondo gli ultimi rilevamenti, infatti, nel 2019 ci sono stati appena 1,5 nati per donna. L’obiettivo di Putin è quello di portare questa percentuale a 1,7 nel 2024, anno in cui scadrà il suo mandato.
La situazione demografica è servita al numero uno del Cremlino per esprimere tutte le sue preoccupazioni per gli stipendi troppo bassi che sono una “minaccia diretta” al benessere dei cittadini russi, soprattutto quelli con figli, maggiormente colpiti dalla perdita del potere di acquisto dei salari. Per questo motivo ha annunciato che il governo è allo studio di incentivi sociali per le famiglie con bambini fra i 3 e i 7 anni che dovrebbero partire a breve. Non solo. Chi farà il secondo e il terzo figlio dal dicembre 2021 al dicembre 2026 entrerà in un programma che potrebbe fare accumulare ai nuclei familiari con due bambini fino a 10mila dollari.
Un vero e proprio ciclo di investimenti, che aiuterà l’economia russa a riprendersi e dove la sanità avrà un ruolo principe. A questo proposito, Putin ha annunciato che in luglio verranno stanziati nove milioni di dollari per modernizzare l’assistenza medica di base.
Dopo la parte dedicata alla sicurezza sociale, che il presidente ha esposto con particolare enfasi, si è passati a quella sulla sicurezza. Putin ha difeso le nuove leggi su internet, bollate come liberticide dagli attivisiti per i diritti umani, assicurando che “le risorse online più importanti” in Russia rimangono perfettamente accessibili. Ha poi fatto appello, particolare molto importante, alle cinque nazioni che possiedono armi nucleari, quindi Russia, Usa, Gran Bretagna, Francia e Cina, perché si organizzi un “dialogo aperto” sulla sicurezza internazionale.
Infine, il presidente ha parlato della parte che tutti aspettavano con maggiore attenzione, ossia quella relativa alla Costituzione, per capire se il presidente eliminerà la clausola dei due mandati e si ricandiderà per guidare il Paese nel 2024. A questo proposito, Putin ha detto che la Russia non ha bisogno di una nuova Costituzione, ma ha proposto alcuni emendamenti al testo esistente, sottolineando che, per quanto ritiene che il vincolo dei due mandati debba rimanere, non ritiene che questo sia il problema principale.
Quello su cui ha puntato è l’impossibilità per chi detiene cariche governative, di avere un secondo passaporto o il permesso di soggiorno in un altro Paese. Ha anche proposto di limitare i poteri del presidente in favore del Parlamento, dove però il capo dello Stato manterrebbe la facoltà di porre fine al mandato del primo ministro e del resto del governo, nonché la guida delle Forze armate. Una guida, dunque, ancora in senso fortemente presidenziale, dove, in accordo con il Consiglio della Federazione, la Camera Alta del Parlamento, dove Putin detiene una maggioranza schiacciante, il presidente potrebbe anche rimuovere i giudici delle Corti supreme e costituzionali. Se queste riforme diverranno effettive, a decidere sarà il popolo russo, in un referendum che non si sa ancora quando avverrà, ma di certo sarà un banco di prova importante per il presidente Putin.