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Mishustin rimpinguerà le casse (vuote) di Mosca. Parla Mikhelidze (Iai)

Il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, si è dimesso ieri e con lui, in blocco, l’intero governo: una mossa che ha seguito a ruota il discorso alla federazione del presidente Vladimir Putin, che a sua volta aveva proposto un referendum per affidare più poteri al parlamento. Una questione molto complessa, che riguarda un paese  importante, sui cui facciamo il punto con Nona Mikhelidze, Head of the Eastern Europe and Eurasia Programme dello Iai (Istituto affari internazionali).

Sappiamo che in base all’attuale costituzione Putin non può candidarsi nuovamente come presidente alla scadenza del suo mandato nel 2024. È dunque un golpe bianco con cui lo Zar vuol restare al potere?

Penso fosse chiaro a tutti che lui non avrebbe mai rinunciato volontariamente al potere effettivo. Non si tratta solo di questione personale. Dobbiamo aggiungere che lui è il solo garante dell’equilibrio di un sistema politico pieno di oscurità, corruzione, criminalità e mal governo. Quindi che Putin abbia intenzione di rimanere al potere è chiaro. Ma anche i tempi sono fondamentali.

Di quali tempi parliamo?

Le elezioni parlamentari si terranno nel 2021 in Russia e le élites russe devono essere a conoscenza del piano di successione prima dell’inizio della campagna. Ora più che mai Putin ha bisogno di alti livelli di approvazione pubblica in modo che nulla impedisca il completamento di un processo rischioso. Ricordiamo che quando si discute sui vari scenari post-2024, una soluzione è quella di creare uno Stato-unione con la Bielorussia, ovvero un nuovo sistema politico che permetterebbe a Putin di rimanere al potere come leader di entrambi i Paesi.

Quanto è possibile?

Sarebbe davvero uno scenario molto rischioso. Innanzitutto, l’assorbimento della Bielorussia, un paese di quasi 10 milioni di persone, sarebbe economicamente costoso e amministrativamente complesso. In secondo luogo, il presidente bielorusso Alyaksandr Lukashenko ha fortemente resistito alla cessione di qualsiasi autorità. Poi in Bielorussia ci sono state manifestazioni contro questa iniziativa.

Meglio guardare ad altre soluzioni, dunque. Quali?

La seconda possibilità è quella di eliminare semplicemente la limitazione costituzionale che costringe il presidente russo a rimanere al potere solo per due mandati consecutivi. In tale scenario, tuttavia, Putin avrebbe ancora bisogno di essere rieletto ogni sei anni, creando rischi politici in un periodo di crescente malcontento sociale e un’economia stagnante.

Nel suo discorso Putin ha parlato di uno sforzo per rafforzare la democrazia, ma tutto dipende proprio da che ruolo il presidente ha deciso di ritagliarsi in questi prossimi quattro anni e per il futuro. Ricordiamo che alla scadenza dell’attuale mandato Putin sarà più giovane di molti altri leader globali: per esempio i contender per USA2020, sia democratici che repubblicani.

Nel suo discorso il presidente Putin ha annunciato un radicale revisione della costituzione russa e un referendum. I dettagli di questa iniziativa sono ancora molto poco chiari. Quello che potrebbe essere, è che Putin sta seguendo lo scenario kazako, il recente trasferimento di potere dal presidente Nursultan Nazarbaev.

Spieghiamo cos’è successo in Kazakistan…

In Kazakistan i poteri chiave dell’autorità presidenziale, come il controllo della magistratura e dei cosiddetti ministeri del potere, sono stati passati dall’ufficio presidenziale ad altri posti, in primo luogo al Senato (la Camera alta) e poi al Consiglio di sicurezza. Successivamente Nazarbaev si dimise dalla presidenza e divenne il capo permanente del Consiglio di sicurezza. Putin sta proponendo simili cambiamenti in Russia: alcune autorità presidenziali saranno ridistribuite dalla presidenza al parlamento russo. Altri poteri sostanziali potrebbero rafforzare il Consiglio di sicurezza, che ha già un ruolo di fatto simile a quello del Politburo sovietico.

Qual è l’obiettivo?

Evitare di concentrare troppo potere sotto un’istituzione singola al di fuori del suo controllo, per non ridurre la sua autorità. In tal modo il Consiglio di sicurezza potrebbe eventualmente diventare il centro di potere del sistema politico e Putin, che sarà il suo presidente non eletto a vita, può essere l’arbitro delle élite russe. L’altra possibilità è che i poteri passino a al Premier e Putin diventa il Primo Ministro a vita.

Mikhail Mishustin, già capo del servizio fiscale russo, è stato rapidamente nominato nuovo premier, in attesa della nuova squadra dell’esecutivo: come sarà e cosa saprà dirci sul ruolo della Russia nel mondo?

Il background di Mishustin nel servizio fiscale federale russo contribuirà a rafforzare le casse di Mosca, molto necessarie nell’economia stagnante della Russia. Questa situazione ricorda, per certi versi, la dinamica del 2005-2007, quando in vista delle elezioni presidenziali del 2008, Putin scelse già un tecnocrate insignificante e con scarso peso politico per diventare primo ministro.

Quali potrebbero essere i reali successori?

I veri candidati alla successione all’epoca, Medvedev e Sergey Ivanov, erano vice primi ministri. Questo precedente suggerisce che Medvedev, che ha dimostrato la sua lealtà a Putin, potrebbe ancora avere una carriera politica importante, possibilmente includendo un ritorno alla presidenza nel 2024. Se Medvedev è stato disegnato per quel ruolo, ovviamente bisognava toglierlo dai riflettori perché ora, in quanto primo ministro, è associato a tutti i problemi economici e sociali della Russia.

Cosa ci porta a questa lettura?

La probabilità che il futuro presidente sia Medvedev o comunque qualcuno dal cerchio di Putin è rafforzata dal fatto che lui stesso, ieri, ha suggerito che solo le persone che hanno soggiornato in Russia ininterrottamente per più di 25 anni e che non hanno mai posseduto un passaporto straniero o un permesso di soggiorno permanente dovrebbero potersi candidare alla presidenza. Questo significa che il Presidente russo non diventerà mai qualcuno che abbia anche soltanto studiato all’estero.

È una forma di chiusura ermetica del sistema, pare…

Non solo. Ieri ha annunciato anche un’altra iniziativa molto preoccupante, sulla quale i governi occidentali dovrebbero riflettere: vuol fare in modo che leggi russe abbiano la precedenza su convenzioni, trattati e sentenze giudiziarie internazionali. Oggi la costituzione proclama la priorità degli obblighi internazionali, il che si traduce in flusso costante di sentenze, spesso avverse, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, per esempio. Decisioni che lo scorso anno sono costate alla Russia svariati milioni di dollari per via dei tribunali economici come nel caso contro Gazprom e a favore dell’ucraina Naftogaz. Con questo cambiamento legislativo Putin renderebbe impossibile per qualsiasi attore esterno, tribunali internazionali, governi stranieri, istituzioni occidentali, esercitare qualsiasi influenza sulla politica interna del paese.

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