“I russi non vogliono che i loro proxies vengano sconfitti. Ma è anche [vero che] i russi non possono permettersi di alienare la Turchia, perché la Turchia può ferire la Russia nel Caucaso, nel Mar Nero e nei Balcani. Inoltre, trattati o meno, la Russia ha bisogno del Bosforo. Val la pena rompere per la Libia?”.
È un’analisi in un tweet della complessa situazione che si è creata attorno alla Libia, e l’autore è uno dei maestri della geopolitica e degli affari internazionale, George Friedman. Ex chairman di Stratfor, è il fondatore e il motore di Geopolitical Futures, pubblicazione che fa previsioni appunto di carattere geopolitico. Le sue analisi sono tesoro, una guida su quel che succede – o succederà – nel mondo.
Il quadro libico è il seguente: la Turchia ha appena approvato l’invio di un contingente militare che difenderà il Governo di accordo nazionale dall’assalto a Tripoli del signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar. Haftar finora è stato aiutato dagli Emirati Arabi (che hanno fornito il supporto aereo e finanziato l’ingaggio di una moltitudine di mercenari, molto dei quali sudanesi) e dall’Egitto (che ha passato armi e supporto politico). Più la Russia, che ha investito poco (qualche centinaio di contractor di una società vicina al Cremlino) e ottenuto in cambio un ruolo politico centrale sul futuro del paese.
La Libia è un dossier importante per tutti, perché è collegato a due quadro geopolitici nevralgici, il Nord Africa e l’EastMed. È sotto quest’ottica che Friedman allude all’impossibilità che Turchia e Russia si sparino contro in Libia — visti anche i vari temi intrecciati che cita. Più che altro, l’aumento dell’assertività russo-turca sulla Libia sembra una modo per creare un aumento di caos da risolvere poi in forma bilaterale e ad excludendum delle forze occidentali (Ue, Usa, Nato). Oggi il portavoce delle milizie che difendono il Gna ha fatto sapere che i contractor russi al fronte meridionale di Tripoli si sono ritirati, indice di una volontà di de-esclare condivisa da Ankara e Mosca. Sulla Libia i due Paesi hanno interessi asimmetrici, la Turchia ha formalizzato pubblicamente il proprio impegno per interessi diretti, la Russia ufficialmente in Libia non è esposta e ha obiettivo più legati al business che alla strategia.