Donna, giudice e prima Presidente della Repubblica di Grecia. Catherine Sakellaropoulou ha appena centrato tre obiettivi contemporaneamente, dopo il voto favorevole del Parlamento di Atene. Un segnale, significativo e profondo, partito dal governo liberal-conservatore di Kyriakos Mitsotakis, verso una alta personalità dello Stato che in passato si è occupata di casi scottanti come l’universo delle tangenti nel paese e che da oggi è chiamata ad un delicato ruolo in un momento di fortissime tensioni internazionali.
CHI È CATHERINE SAKELLAROPOULOU
Prima donna presidente del Consiglio di Stato, il suo nome è legato alla delicatissima inchiesta sulla Lista Lagarde detonata in Grecia nel 2012: da membro del Tribunale speciale ha archiviato la posizione dell’ex ministro delle finanze George Papakostantinou per il ramo greco della cosiddetta Lista Falciani, che l’ex numero uno del Fmi, Christine Lagarde inviò ad Atene per corriere diplomatico con tutti i nomi degli evasori ellenici.
Sakellaropoulou è specializzata in diritto ambientale e ha conseguito un master in diritto pubblico presso l’Università di Parigi II. Come consigliere di stato è stata relatrice in molti casi rilevanti, come la deviazione del fiume Acheloos nella pianura di Salonicco, le miniere d’oro di Kassandra, e i rifugiati di Alexandra Boulevard, salvati nel 2005. Una delle prime a congratularsi è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in un post su Twitter (“Congratulazioni a Catherine Sakellaropoulou, prima donna presidente della Repubblica ellenica ad essere eletta a larga maggioranza oggi al Parlamento ellenico. La Grecia sta entrando in una nuova era di uguaglianza”).
GLI SCENARI GEOPOLITICI
Inutile osservare come la delicatissima fase geopolitica che sta attraversando l’intero versante euromediterraneo (e la Grecia in modo particolare) si intrecci con il nuovo incarico della Presidente ellenica, che raccoglie il mandato dal conservatore Prokopios Pavlopulos, esponente di punta del partito di Nea Dimokratia. La crisi energetica con la Turchia ha raggiunto livelli di allerta, anche per questa ragione il partito dell’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis non l’ha votata proprio a causa della sua inesperienza politica.
DOSSIER APERTI
Sul fronte Cipro le provocazioni turche stanno registrando la risposta del Dipartimento di Stato, secondo cui “solo la Repubblica di Cipro può rivendicare i diritti marittimi dal territorio di Cipro”. Parole arrivate dopo l’invio della nave Yavuz nella regione marittima di Limassol, invitando quindi Ankara a frenare tutte le attività geotermiche. Rispondendo a una domanda dei corrispondenti greci a Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha descritto la presenza della Yavuz nel blocco 10 della Zee di Cipro come un passo provocatorio che creerà tensioni nella regione del Mediterraneo orientale. Ma la Turchia prosegue in tandem anche sul fronte ellenico e fino alla Libia, così come emerso in occasione della Conferenza di Berlino di domenica scorsa.
Che la Grecia sia interessata direttamente dal dossier libico è stato sottolineato anche dall’inviato Onu in Libia Gassan Salamé secondo cui il problema della Libia si estende geograficamente all’Egeo, ragione in più perché la nuova Presidenza della Repubblica abbia l’esigenza di entrare subito “in azione” visti gli scenari in movimento. Tra questi ne spiccano due, uno di natura socio-politica ed uno economico.
GLI SCENARI
Il primo verte sulla la presenza altamente invasiva di esponenti politici stranieri in alcuni comuni nel nord della Grecia, come Xanthi, dove il nuovo sindaco è stato sostenuto da forze adiacenti al consolato turco e al mufti. Lì tramite la Federazione europea dei turchi nella Tracia occidentale (EOTTH), è iniziata una politica di comunicazione che punta a favorire la penetrazione di Ankara in Tracia e in altre regioni elleniche come Kos, Rodi, Creta e persino Atene.
Il secondo tocca la richiesta greca a Bruxelles di un maggiore spazio fiscale per attuare ulteriori riduzioni di imposte, passaggio che sarà valutato in occasione della prossima riunione dei ministri dell’Eurozona. Il prossimo 6 febbraio infatti l’Ue valuterà i progressi nelle riforme greche, prima di una relazione delle istituzioni elaborata dalla Commissione europea prevista per il 26 febbraio. Ma solo dopo l’Eurogruppo di marzo, in occasione della sesta valutazione europea sui progressi ellenici, si avrà la risposta definitiva delle istituzioni comunitarie.
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