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Salvini, la Gregoretti e l’Emilia. Il sì al processo utile solo per la campagna elettorale

Mi si nota di più se ci sono o se non ci sono? Mi si nota di più se mi difendo o se voto contro di me? Dopo alcuni giorni di colpi di fioretto, e di colpi di scena, i rappresentanti della maggioranza hanno disertato la seduta della Giunta delle immunità del Senato che aveva all’ordine del giorno la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti nel quale, secondo il Tribunale dei ministri di Catania, avrebbe commesso il reato di sequestro di persona a danno di 131 migranti. Ma il colpo di scena c’è stato lo stesso: con la presenza dei soli 10 membri dell’opposizione, i cinque leghisti hanno votato a favore dell’autorizzazione come chiesto dal loro leader e i restanti cinque contro (quattro di FI e uno di FdI). Il regolamento del Senato, in caso di parità, fa prevalere il no alla proposta in votazione, in questo caso la proposta del presidente, Maurizio Gasparri, di non concedere l’autorizzazione. Se il voto definitivo resta quello della metà di febbraio nell’Aula del Senato, la decisione di Salvini di far votare contro se stesso gli consentirà un argomento in più in campagna elettorale.

La motivazione formale dell’opposizione, cioè la scusa, sta nel mancato accoglimento della richiesta su approfondimenti istruttori, richiesta a sua volta tesa a guadagnare tempo e a rinviare il voto a dopo le elezioni regionali del 26 gennaio. I capigruppo del Pd, Andrea Marcucci, e di Italia viva, Davide Faraone, hanno dato appuntamento al voto dell’Aula del Senato mentre il capogruppo del M5S, Gianluca Perilli, vista la dichiarazione di Salvini a favore dell’autorizzazione, provocatoriamente si è chiesto se manterrà lo stesso atteggiamento in Aula. Dall’altro lato dello schieramento, la Lega ha tenuto fede all’annuncio votando sì per “smascherare l’ipocrisia della maggioranza”, come ha detto Erika Stefani, visto che “la vera sentenza sarà emessa dagli elettori di Calabria ed Emilia-Romagna”. Forza Italia e Fratelli d’Italia, con Lucio Malan e Alberto Balboni, hanno invece mantenuto la posizione iniziale votando contro l’autorizzazione così come aveva proposto Gasparri.

Di fronte a questo muro contro muro, la vulcanica comunicazione leghista ha creato un sito (www.digiunopersalvini.it) nel quale, inserendo i propri dati, ci si impegna a digiunare per un giorno in segno di solidarietà nei confronti di chi “rischia la galera per aver difeso la Patria”. E siccome in campagna elettorale non si butta via niente, l’ex ministro dell’Interno ha promesso a una sostenitrice che in carcere scriverà “Le mie prigioni” come Silvio Pellico.

Naturalmente nessuno si è mai occupato del merito della questione e, a pochi giorni dal giudizio divino rappresentato dalle elezioni in Emilia Romagna, è da vedere se gli indecisi che ci sono in tutte le consultazioni propenderanno per la linea della maggioranza, tesa a depotenziare l’effetto Salvini sull’immigrazione, o per quella del leader leghista che userà la vicenda: sapendo che l’Aula accoglierà quasi certamente la richiesta, ha giocato d’anticipo perché voleva arrivare alle urne più “vicino” a un eventuale processo. Dopo i colpi di fioretto, quello di domenica prossima sarà un colpo di clava, in un senso o nell’altro.

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