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Si vota per l’Emilia-Romagna e non per Palazzo Chigi. La versione di Bonaccini

Una manciata di giorni al voto per le Regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna. Tra sondaggi, rumors, comizi e appuntamenti vari, la partita sembra ancora apertissima. Da una parte Lucia Borgonzoni, leghista della prima ora e candidata a guidare la regione a capo della coalizione di centrodestra. Dall’altra il governatore Stefano Bonaccini, che ancora vuole dire la sua e tentare di non far cadere nelle mani del centrodestra una regione che tradizionalmente e culturalmente è sempre stata di sinistra. In questa conversazione con Formiche.net Bonaccini spiega quali saranno le ultime mosse di una campagna elettorale che l’ha portato a batteretutta la Regione strada per strada, quartiere per quartiere .

Presidente Bonaccini, siamo a una manciata di giorni dalle elezioni che decideranno il futuro della Regione. Quali saranno le ultime battute di questa lunga campagna elettorale?

Continuerete a trovarmi nei territori e fra le persone, esattamente dove sono stato negli ultimi cinque anni da presidente. I 328 comuni dell’Emilia-Romagna li ho visitati praticamente tutti, tornandoci più e più volte. A differenza della mia principale avversaria, che la regione non la conosce, o di Matteo Salvini, che la sta sostituendo ma che è qui giusto nelle settimane prima del voto e dal 27 gennaio sparirà.

Sono state trasformate in un test nazionale?

Io ho aperto la mia campagna elettorale insieme a 209 sindaci che hanno scelto di sostenere la mia candidatura chiedendo che si parlasse di Emilia-Romagna. Ho proseguito in piazza Maggiore a Bologna, con 10 mila persone, dove la politica non andava più da anni. Ho presentato il mio programma e i nostri candidati a Imola, dove un anno fa vinse chi si presentò come il cambiamento mentre oggi la città è commissariata, e chiuderò a Forlì.

Dove la destra ha vinto alle amministrative…

Andiamo lì per dare il segno che si riparte sempre dai problemi. È una campagna che sto facendo a testa alta, mettendoci la faccia, senza scorciatoie e senza reti di protezione. Per me l’Emilia-Romagna è tutto, e a tutti chiedo di darci una mano per vincere questa sfida decisiva per il futuro della regione.

Sanità e trasporti sono i due nodi cruciali della partita.

Negli ultimi cinque anni abbiamo fatto cose importanti su questi temi e oggi presentiamo un progetto per fare un passo avanti e rendere l’Emilia-Romagna ancora più forte e giusta. Il precedente governo giallo-verde, di cui Salvini e Borgonzoni facevano parte, ha giudicato il nostro sistema sanitario regionale come il migliore del Paese: in cinque anni abbiamo abbattuto i tempi e le liste d’attesa per visite ed esami che, oggi, rispettano i limiti di 30 e 60 giorni in oltre il 98% dei casi; abbiamo realizzato nuove Case della salute per avvicinare i servizi ai territori. Siamo l’unica regione italiana che ha abolito il superticket.

E adesso?

Proponiamo di fare un altro passo avanti, abbattendo i tempi d’attesa anche per gli interventi programmati e qualificando l’accesso al pronto soccorso per aumentare il comfort e ridurre i tempi di attesa.

Veniamo alla mobilità.

Anche sul fronte della mobilità e dei trasporti abbiamo realizzato cose molto significative nella legislatura che si chiude. Anzitutto abbiamo sbloccato le principali infrastrutture, ferme oramai da troppi anni. Penso al Passante di Bologna, alla Bretella Campogalliano-Sassuolo, alla Cispadana, al Porto di Ravenna: oggi ognuna di queste opere è progettata e autorizzata e questo 2020 sarà l’anno dei cantieri. Ma abbiamo al tempo stesso avviato la rivoluzione della mobilità sostenibile, realizzando prima tra le regioni la gara del ferro e proprio oggi stiamo completando la totale sostituzione dei treni regionali.

La mobilità sostenibile resta un fenomeno di nicchia. Come si può estendere il target?

Nella prossima legislatura completeremo anche il rinnovo di tutti i bus per avere mezzi di nuova generazione e amplieremo la platea dei pendolari che, essendo abbonati al servizio ferroviario regionale, non pagano più il bus nelle città: i beneficiari sono oggi 60.000 e supereremo i 100.000 nella prossima legislatura. Installeremo 2.500 colonnine di ricarica dei mezzi elettrici e, ai 200 chilometri di ciclabili finanziati e in corso realizzazione, ne aggiungeremo altri 600. Sarà una rivoluzione green che renderà più vivibili le nostre città e ridurrà le emissioni in atmosfera.

I Cinque Stelle vi accusano di aver privatizzato la Sanità. C’è del vero?

Non c’è sistema sanitario regionale a vocazione pubblica quanto il nostro. Non a caso la mia sfidante, come prima cosa, ha proposto di abbandonare il sistema emiliano per passare a quello Lombardo, dove prevalente è l’offerta privata. Lo ripeto con estrema chiarezza: fino a quando ci sono io, la sanità resta pubblica e assicura le stesse cure a chi è ricco come a chi è povero. Peraltro, come ricordavo, risultiamo anche la sanità più efficiente. Dunque, migliorare sempre, tornare indietro mai.

Tornando indietro, può dire di aver fatto abbastanza per la Sanità della regione?

Dal 2015 abbiamo realizzato o già progettato e finanziato interventi per oltre 1 miliardo in ospedali e nuovi strumenti di diagnosi e cura tecnologicamente avanzati. Nei prossimi cinque anni realizzeremo tre nuovi ospedali, a Piacenza, Carpi e Cesena. Abbiamo stabilizzato e fatto nuove assunzioni a tempo indeterminato per oltre 13mila medici, infermieri, operatori e tecnici, con una copertura del turn over ben superiore al 100%, su alcuni profili professionali oltre il 130%, senza eguali in Italia. Stiamo aprendo e apriremo nuove Case della salute, esteso la rete delle piazzole per l’elisoccorso portandole a oltre 250, coprendo l’intero territorio regionale.

Bonaccini, i sondaggi si dividono sui pronostici. Ma lei ci crede ai sondaggi?

Conteranno i voti nelle urne, non i sondaggi. La sola cosa che registro con piacere in tutte le rilevazioni fatte è l’ottimo giudizio sull’operato della Regione, del sottoscritto come presidente e della Giunta, anche fra elettori della Lega o dei Cinque Stelle, segno che in questi anni abbiamo svolto un lavoro apprezzato. A questo aggiungo un’altra cosa.

Prego.

L’orgoglio di essere Emilia-Romagna, che sento crescere forte a fronte di una campagna demolitiva dei nostri avversari. Hanno dipinto questa regione come la spazzatura d’Italia, la descrivono come una comunità oppressa e da liberare, hanno detto che qui lavora solo chi ha una tessera di partito in tasca. Ma noi siamo la regione che nel Paese cresce di più, che esporta di più, con la disoccupazione più bassa. I miei concittadini sono infastiditi da questi toni strumentali, che finiscono per denigrare l’Emilia-Romagna in quanto tale e i suoi cittadini più del sottoscritto.

La sua immagine in campagna elettorale è stata spesso slegata da simboli partitici. Vuole essere il presidente di tutti o c’è una questione politica legata all’andamento non esattamente lusinghiero del Pd a livello nazionale?

Ho aperto la campagna elettorale del Pd con Nicola Zingaretti a Bologna, insieme a duemila persone in una splendida cena popolare. E Nicola e altri dirigenti del Pd saranno qui più volte nei prossimi giorni per darci una mano. Io però sono il candidato di una coalizione larga e aperta al civismo, composta da sei liste, non del solo Pd. E sono il presidente uscente: ritengo quindi mio diritto e mio dovere rivolgermi a tutti i miei cittadini in quanto tale, mettendoci la faccia, rendendo conto di quel che ho fatto e dicendo quel che intendo fare per proseguire.

A destra la accusano di vergognarsi dei colleghi al Nazareno.

La destra parla di queste cose per mascherare il fatto di non avere argomenti per l’Emilia-Romagna e il suo futuro, una regione che non conosce e, come si è visto, non rispetta nemmeno. Mi accusano di nascondere il simbolo del Pd, mentre loro stanno nascondendo la loro candidata.

Quanto pensa che possa influire l’elezione in Emilia-Romagna sul Governo centrale e sull’esito nelle altre regioni, ad esempio in Toscana?

Non credo che il Governo cadrà se qui vincerà la destra, cosa peraltro che ritengo poco probabile: se le forze che in questo momento sono al governo nazionale usciranno sconfitte da qui non avranno molta voglia di andare a un voto politico anticipato. È quindi un falso problema che agita chi è venuto in Emilia-Romagna solo per fare campagna elettorale contro il Governo.

Bonaccini, se dovesse fare un appello agli indecisi cosa direbbe loro?

Il 26 gennaio si vota per l’Emilia-Romagna, non per altro. Partendo dal buon governo di questi anni possiamo fare un passo avanti, insieme, per creare nuova e buona occupazione, per la sostenibilità e contro l’emergenza climatica. Vogliamo estendere i diritti a partire dai più piccoli, azzerando sia le liste d’attesa che le rette dei nidi, puntando sulla crescita formativa e culturale di tutti i cittadini. E vogliamo creare nuove opportunità: per questo nessuno quanto noi sta investendo su ricerca e innovazione.

E alla Borgonzoni?

Il 27 gennaio saremo presidente io o lei, con tutto il rispetto per gli altri candidati. Io non mi sento migliore di lei, ma sono certamente molto diverso, come alternative sono le nostre due idee di società: non è dunque indifferente se l’Emilia-Romagna sarà governata da me e da un centrosinistra largo e civico, o da Borgonzoni e da una destra sovranista. Il 26 gennaio ogni elettore potrà votare il proprio partito o movimento con una croce, e per il presidente che ritiene più capace e credibile con un’altra croce. E io credo che anche molti elettori moderati o dei 5 Stelle possano ragionevolmente votare per me, senza rinunciare al proprio simbolo.

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