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Soleimani era una minaccia per il Medio Oriente (non solo per Israele). Parla Nirenstein

L’Iran senza il generale Soleimani? Si chiude, grazie alla mossa di Donald Trump, una fase caratterizzata dal disegno legato all’ascesa del terrorismo, riflette con Formiche.net la giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein, tra le altre cose membro del Jerusalem Center for Public Affairs (Jcpa). E osserva: “È la risposta, non solo a Teheran ma anche ad Ankara, a chi dice che Trump chiacchiera molto e non agisce. Il generale? Sono certa che sarebbe voluto diventare il prossimo Presidente dell’Iran”.

Quanto si rafforza Netanyahu con l’uscita di scena del generale Soleimani?

Certamente Israele è implicato in questo nuovo schema, viste le reazioni in Iran relative al pericoloso pensiero di Teheran che, come di consueto, minaccia reazioni tanto contro gli Usa quanto contro Israele. Diciamo che si chiude una fase caratterizzata dal disegno del generale di procedere all’ascesa del terrorismo. Ma Soleimani era minaccioso per una grande parte del Medio Oriente e non solo per Israele.

Chi era Soleimani?

Figlio di contadini è cresciuto tra gli stenti. Suo padre lavorava alle dipendenze dello Scià e la sua famiglia era stata costretta ad uno spostamento che gli aveva provocato molte sofferenze. Sin da giovanissimo ha iniziato a far parte delle milizie soldatesche, nutrendo dentro di sé un odio fortisismo nei confronti della monarchia e tramutandolo in seguito in attaccamento alle milizie stesse, create dal ’79 in avanti per difendere il nuovo potere rivoluzionario degli ayatollah. Ha dimostrato il suo valore sul campo, restando ferito nella battaglia contro l’Iraq: insomma, un personaggio dotato di una capacità strategica pari al suo eroismo militare. Al contempo amato e molto odiato nello stesso Iran.

Come perseguiva i suoi obiettivi?

La sua strategia di accerchiamento sfociava in una sorta di fissazione “pan persiana”, visto che nei fatti era un imperialista persiano, con in mente la creazione di uno Stato islamico vero. Non dimentichiamo che già si era vantato di aver occupato più di mezzo milione di chilometri quadrati: una cosa che resta agli atti di una sua intervista. Rispetto all’Isis, il suo Stato Islamico era di matrice sciita e non sunnita: ma negli intenti imperialistici e religiosi era molto simile, se non identico. In una sua famosa lettera di minacce inviata al generale Petreus a proposito dell’Iraq scriveva: “Io sono il generale Soleimani che guida la politica iraniana in Iraq, in Libano, a Gaza e in Afghanistan. L’ambasciatore iraniano a Baghdad è un membro della Forza Quds e chi lo rimpiazzerà sarà altrettanto”.

Cosa si desume dal tenore di quelle parole anche guardando ad altre aree?

In primis la sua visione imperialistica con tendenze di carattere religioso: sono certa che sarebbe voluto diventare il prossimo Presidente dell’Iran. Chi oggi annuncia come conseguenza la nascita di un conflitto lo fa leggendo le parole dell’ayatollah Ali Khamenei, che ha parlato di dura rappresaglia anche contro Israele. A causa dell’espansione militare guidata dal generale, gli Hezbollah da lui armati, si sono enormemente rafforzati. La Siria inoltre è diventato un altro confine dell’Iran con Israele.

Il livello di allerta in Israele ha registrato già qualche iniziativa?

Oggi gli impianti sciistici del monte Hermon sono stati precauzionalmente chiusi, e in virtù di questa tipica capacità israeliana di seguitare a vivere mentre si difende, alla gente è stato consigliato di restare a casa. Inoltre si è riunito il Gabinetto della Difesa proprio mentre il Premier Netanyahu si trovava in Grecia in occasione delle firme sul gasdotto Eastmed, grazie al quale Israele avrà un ruolo altamente strategico, oltre che economico e internazionale, anche nel dossier energetico.

Quanto ai rapporti israeliani con i Pasi sunniti cosa potrebbe mutare?

Si rafforzano, perché quanto più si indebolisce quella politica che aveva portato Souleimani ad essere contemporaneamente ministro di Esteri e Difesa con influenze dirette in Siria, Iraq, Libano e Yemen, tanto più si riduce quella presenza iraniana bellicosa. Per cui ciò crea una situazione senza dubbio migliore nelle interlocuzioni tra Israele e Medio Oriente.

L’azione americana contro Soleimani è destinata a produrre uno scombussolamento geopolitico?

Tutti ricordano l’occupazione dell’Ambasciata americana nel 1979: un’umiliazione che gli americani non potevano sopportare. Come quella accaduta giorni fa all’ambasciata irachena. La mossa contro il generale è la risposta, non solo a Teheran ma anche ad Ankara, a chi dice che Trump chiacchiera molto e non agisce. Erdogan da domani prima di fare il nemico degli americani ci penserà due volte.

twitter@FDepalo

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