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Spioni a Davos. Altro fiasco per i russi che volevano sbirciare il Wef

L’intelligence svizzera ha sventato un’apparente operazione di spionaggio da parte dei servizi segreti russi a Davos, sede dell’incontro annuale del World Economic Forum in corso questi giorni. Secondo quanto riportato dal Tages-Anzeiger due apparenti idraulici sono stati fermati dalla polizia ad agosto scorso, e appena presi dagli agenti hanno mostrato passaporti diplomatici russi che gli hanno permesso di lasciare rapidamente il Paese.

La polizia nel Cantone dei Grigioni, Svizzera orientale, ha detto che due uomini con passaporto diplomatico russo erano stati oggetto di un controllo di identità di routine a Davos nell’agosto 2019. Si trovavano lì da “troppo tempo”, spiegano le autorità locali al Financial Times, ma non è stato ufficialmente stabilito alcun collegamento tra la loro visita e il Wef. Tages-Anzeiger scrive invece in un accurato report – evidentemente ricostruito tramite buone fonti – che i due stavano cercando di installare in giro per i luoghi del forum apparecchiature in grado di rubare le conversazioni private tra gli invitati.

Al di là delle dichiarazioni, che rappresentano i fatti comunque, è anche possibile che le autorità svizzere vogliano restare un passo indietro in un momento delicato. Il forum di Davos è in corso e la riunione dei grandi del pianeta nello stesso luogo, nello stesso momento, rende la località sciistica il centro del mondo per un paio di giorni. Con connesse problematiche di gestione massima della sicurezza e della diplomazia.

Non sarebbe la prima volta invece che gli svizzeri intercettano attività di spionaggio sul proprio territorio. A metà dello scorso anno, per esempio, hanno individuato due uomini del Gru a Spiez. Gli agenti del servizio segreto militare russo portavano con loro strumenti sofisticati per l’intercettazione e l’hacking e la loro presenza nella cittadina sul lago di Thun in quel caso era stata ricollegata a interessi riguardo allo Spiez Laboratory.

Si tratta di un centro molto tecnologico per l’analisi chimica a cui l’Opcw aveva affidato la valutazione scientifica dei campioni ritrovati a Salisbury, la cittadina inglese che aveva fatto da teatro al tentato assassinio dell’ex spia russa Sergei Skripal. È stato proprio da quelle valutazioni che si è scoperto che ad avvelenare il disertore e sua figlia è stato il Novichok, un agente nervino di era sovietica. Con ogni probabilità gli agenti del Gru volevano compromettere i risultati delle analisi.

Un portavoce dell’ambasciata russa a Berna ha respinto la notizia uscita sulla vicenda di Davos, dicendo che effettivamente due diplomatici russi accreditati fuori dalla Svizzera erano stati controllati dalle autorità, ma non era stato niente di rilevante. “Penso che questo sia stato probabilmente uno stupido scherzo” è il commento ufficiale del Cremlino, diffuso tramite Maria Zakharova, l’assertiva portavoce del ministero degli Esteri russo.

A mettere ancora più pepe alla spy-story ci ha pensato però il gestore del fondo di investimento Bill Browder, parlando a “Davos Today” (una trasmissione organizzata per il forum dalla Reuters): “I russi stanno attivamente prendendo di mira tutti i loro nemici in tutti i diversi paesi“, e ha aggiunto di essere lì a Davos per ”sfidarli”.

Browder ha guidato una campagna per denunciare la corruzione e punire i funzionari russi che lui incolpa dell’uccisione del suo avvocato, Sergei Magnitsky, morto in una prigione di Mosca nel 2009 dopo aver denunciato maltrattamenti. È l’uomo del Magnitsky Acy americano, una legge che ha permesso agli Stati Uniti di delineare alcune delle sanzioni alzate contro la Russia per la guerra in Ucraina, per le interferenze alle presidenziali del 2016 e per il caso Skripal.

Quello che sembra sempre più chiaro è che la Russa, al di là dei tentativi di passare da honest broker su dossier  di caratura internazionale come la crisi libica, continua a essere interessata a compiere operazioni di spionaggio di vario genere. Molte della quali però sono finite male recentemente — segno che la preparazione degli agenti è scarsa, e forse anche per via dell’insufficienza di fondi adeguati per portare avanti certe linee operative.

Tornando indietro di meno di un anno: Skripal non è stato ucciso (ma una donna inglese che ha toccato per sbaglio il flacone di profumo che gli agenti hanno utilizzato sì); gli agenti che hanno provato ad assassinarlo sono stati smascherati da alcuni siti di investigazione; altri agenti che provavano a hackerare l’Opcw sono stati arrestati dagli olandesi; poi quegli altri presi due in Svizzera davanti ai laboratori Spiez; un sicario che ammazza nemici della Russia in giro per l’Europa è stato individuato; il Monde e il New York Times hanno pubblicato i nomi di due unità operative del Gru che si nascondono tra le città dell’Alta Savoia; ora infine questi beccati a Davos. Non una buona stagione per le spie di Putin.

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