Il commercio illegale degli pneumatici nel nostro Paese viene stimato tra le 30 e le 40mila tonnellate che ogni anno vengono immesse nel mercato nazionale; un conseguente mancato versamento del contributo ambientale di circa 12 milioni di euro e un’evasione dell’Iva pari a 80 milioni di euro l’anno. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto sui flussi illegali di pneumatici e pneumatici fuori uso (Pfu) in Italia, presentato oggi a Roma alla presenza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Un lavoro di oltre due anni e mezzo che ha permesso di definire un quadro chiaro delle criticità di un sistema, quello della raccolta e recupero dei Pfu, che rappresenta per l’Italia un caso di eccellenza nella gestione dei rifiuti e che ogni anno recupera sul territorio nazionale oltre 380mila tonnellate di pneumatici presso gommisti, autofficine e stazioni di servizio.
“Dal 2011, grazie al decreto del ministero dell’Ambiente che ha introdotto il nuovo sistema di raccolta e gestione dei Pfu, fondato sul contributo ambientale e la responsabilità dei produttori – ha sottolineato Enrico Fontana, coordinatore dell’Osservatorio – il nostro Paese può contare oggi, anche per questa filiera dell’economia circolare, su un sistema di eccellenza in Europa e non può permettersi che questo patrimonio che genera risorse economiche, posti di lavoro e benefici ambientali, sia compromesso da chi opera nell’illegalità”.
Il progetto è stato promosso da Legambiente insieme ai Consorzi Ecopneus, EcoTyre e Greentire che gestiscono circa l’85% degli Pneumatici fuori uso del totale nazionale. Da giugno 2017 a dicembre 2019, anche attraverso “CambioPulito”, la piattaforma di denuncia riservata agli operatori, ha permesso di tracciare un quadro preciso delle situazioni di illegalità con 361 denunce di illeciti che hanno riguardato 301 società.
“Ogni pneumatico venduto eludendo il contributo ambientale rappresenta un danno per gli operatori onesti, così come ogni pneumatico abbandonato e non raccolto rappresenta un danno per l’ambiente – ha detto il presidente di EcoTyre Enrico Ambrogio -. Noi operiamo con la principale mission di raccogliere tutti gli Pfu, raccoglierli bene e in modo capillare in tutta Italia. Continueremo ad investire nel nostro progetto (“Da gomma a gomma”) di economia circolare che rende possibile riutilizzare gomma riciclata per la produzione di nuovi pneumatici”.
Le denunce presentate si sono concentrate soprattutto su presunte commercializzazioni illegali on line, spesso con l’estero (verso cui l’azione di contrasto e repressione appare spesso molto complessa) e smaltimento illecito, sull’omesso contributo ambientale e dell’Iva, esercizio abusivo della professione e concorrenza sleale. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, le regioni più interessate risultano la Campania, con il maggior numero di segnalazioni (77), seguita da Lombardia (51), Puglia (25), Abruzzo (22), Emilia Romagna (21), Sicilia (18), Calabria (17), Liguria (15) e Lazio (14).
“Auspichiamo un maggiore controllo sui processi oltre che sui risultati – ha sottolineato Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus -. Strumento imprescindibile per dare concreta efficacia alle norme, ma anche utile feedback per il legislatore per verificare i progressi nella giusta direzione”.
Dalla conoscenza all’azione per contrastare questi fenomeni di illegalità, anche a tutela degli operatori corretti. Tra le proposte presentate al ministro Costa, l’istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici; la creazione di un Ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di Pfu; la costituzione di una task force per contrastare i fenomeni di vendita in nero di pneumatici, i traffici e gli smaltimenti illegali.
“A breve – ha concluso il ministro dell’Ambiente – verrà emanato un nuovo decreto sulla gestione degli pneumatici fuori uso. Tra un anno ci rivediamo per discutere insieme sui risultati e sugli eventuali miglioramenti, grazie anche agli input emersi oggi. Restano centrali i controlli, in particolare quelli preventivi”.