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Obiettivo Silicon Valley. Huawei sfodera il piano B

Visto che i politici statunitensi non vogliono ascoltare, Huawei ha deciso di lavorare ai fianchi degli esperti di sicurezza. L’occasione è la Conferenza RSA di San Francisco, in California: presenti due top manager del colosso di Shenzhen, riporta Axios. La speranza, sottolinea il sempre molto informato sito fondato da Mike Allen, è che gli esperti della Silicon Valley si dimostrino più disponibili ad ascoltare Huawei rispetto ai politici a Washington, dove l’amministrazione, tra sanzioni commerciali e accuse penali, sta cercando di far pressioni sugli alleati, in particolare quelli europei, affinché non si rivolgano al gruppo cinese per la costruzione dell’infrastruttura strategica del futuro.

LA SCOMMESSA EUROPEA DEGLI USA

Soltanto ieri raccontavamo su Formiche.net come, senza una loro Huawei, gli Stati Uniti abbiamo deciso di puntare su Nokia ed Ericcson. Secondo le rivelazioni di Bloomberg, il gruppo finlandese starebbe valutando cessioni di asset o addirittura una fusione con il gigante svedese. Un’operazione che facilmente verrebbe benedetta dalla Casa Bianca che probabilmente si spenderebbe anche in pressioni sull’Antitrust europeo per evitare lungaggini.

LA DIFESA DI HUAWEI

Come rilevava alcuni giorni fa sempre Axios, gli Stati Uniti e la Cina sono complementari nel mondo tecnologico, nonostante lo scontro. Washington ha bisogno della manifattura del Dragone, Pechino dei software e dei microchip a stelle e strisce per i suoi apparecchi e i suoi data center. Ma il 5G è finito nello scontro tra le due superpotenze fino a diventare uno dei temi chiave. A San Francisco, quindi, i due top manager di Huawei hanno cercato di difendere le ragioni del gruppo accusando Washington di una caccia alle streghe che, vista la catena di approvvigionamenti globale, rischia di danneggiare più le aziende statunitensi – in particolare quelle della Silicon Valley – che quelle cinesi.

UN’OCCASIONE PER L’EUROPA

Tuttavia, in questa fase, sottolinea Axios, Stati Uniti e Cina stanno cercando “aggressivamente” di dissociare due economie tecnologiche che erano “strettamente interdipendenti”. Un’operazione che rischia di avere, nel breve termine, pesanti ricadute su entrambe le economie. Ma a giudicare dall’offensiva lanciata a San Francisco sembra che Pechino sia più preoccupata di Washington. Tra le due superpotenze può emergere così il Vecchio continente, definito da Axios un “jolly” in questo scontro. “Sebbene storicamente alleata degli Stati Uniti sia in materia commerciale sia in politica”, spiega il sito. “L’Europa ha resistito alle sirene statunitensi per escludere completamente Huawei come fornitore di apparecchiature per le reti cellulari 5G di prossima generazione”, aggiunge.

SE HUAWEI APRE A PARIGI

E se in questo quadro si aggiunge la recentissima decisione del gigante di Shenzhen di aprire in Francia il suo primo sito produttivo d’Europa (l’ha annunciato il presidente del gruppo, Liang Hua, in conferenza stampa a Parigi: investimento minimo di 200 milioni di euro, 500 persone impiegate, circa 1 miliardo di euro di equipaggiamenti prodotti all’anno), si capisce perché Washington, mentre continua la sua massima pressione su Huawei, spera nell’asse Nokia-Ericsson. Considerato anche che il gruppo svedese è già stato scelto da Paesi come Australia, Giappone o Stati Uniti per sviluppare il 5G senza ricorrere ai cinesi.

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