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5G, un mercato europeo per contenere Huawei. La proposta di Amendola (dagli Usa)

Il mercato europeo del 5G? Una buona idea. Parola di Enzo Amendola, ministro italiano per gli Affari europei che ha appena concluso una missione istituzionale di due giorni a Washington Dc. Durante un punto stampa dalla residenza dell’ambasciatore Armando Varricchio il ministro dem ha aperto a una proposta che sta trovando spazio all’interno dell’amministrazione Trump. Rispondere ai moniti dell’intelligence (in Italia veicolati dal Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sul rischio di affidare la rete 5G ad aziende cinesi come Huawei, con uno sforzo a sostegno delle concorrenti europee ritenute affidabili come la svedese Ericsson e la finlandese Nokia.

L’ASSIST DI AMENDOLA

“C’è una riflessione dell’amministrazione Usa sulla possibilità di sostenere altri soggetti, come Nokia ed Ericsson, che possano lavorare sul 5G in alternativa a Huawei – credo sia una suggestione molto interessante e speriamo di vedere dei progressi”. Il ministro ha comunque sottolineato i progressi fatti dall’Italia con l’aggiornamento della normativa introdotto dal decreto cyber, “l’Italia già da settembre ha preso tutte le misure necessarie per la gestione corretta” della rete 5G.

L’assist di Amendola è inedito. Sebbene in una recente visita negli States il ministro della Difesa Lorenzo Guerini abbia rimarcato l’importanza dell’allarme lanciato dal Copasir, il governo italiano non si era ancora espresso a favore di una strategia di mercato per rilanciare le due aziende nordeuropee. Lo ha fatto senza mezzi termini invece il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr, che la scorsa settimana ha ipotizzato un acquisto delle azioni di Nokia ed Ericsson da parte di “un consorzio di aziende private americane e di Paesi alleati”. La strategia, ha detto il numero uno della Giustizia Usa, consisterebbe nel “porre il nostro largo mercato e i nostri muscoli finanziari dietro una di queste aziende” per “renderle formidabili concorrenti” e creare “un prodotto che può vincere i contratti”.

Dai due colossi hi-tech europei nessun endorsement, per il momento, all’idea di Barr. Ci sono due ragioni alla base dello scarso entusiasmo, spiega Fortune. La prima: non è detto che un take-over americano aumenti la loro competitività. La seconda: è quasi certamente detto che i governi europei, e prima di loro la Commissione Ue, non siano entusiasti all’idea di cedere agli Stati Uniti i loro campioni della telefonia mobile.

IL NO DELLA FRANCIA E IL NÌ DELLA GERMANIA

La mobilitazione americana per una contro-offensiva a Huawei sta incontrando non poche resistenze in Europa. La Francia, ha annunciato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, “non escluderà” Huawei dalla rete 5G, ma si limiterà ad apporre restrizioni a “installazioni critiche, installazioni militari, zone nucleari”. Una scelta che va in direzione contraria a quella dei principali operatori francesi (Orange e Free hanno scelto Ericsson e Nokia per costruire il 5G) e segue di due giorni un duro monito dell’ambasciata cinese a Parigi, che si era dichiarata “scioccata” alla sola idea di un bando di Huawei in Francia e aveva ventilato ritorsioni sulle competitors europee in Cina. In Germania la proposta di Barr ha spaccato (ulteriormente) la Cdu di Angela Merkel, con un gruppo di deputati che ha firmato un documento in cui si condanna qualsiasi “takeover” straniero di aziende europee.

IL DIBATTITO ANGLOSASSONE

Al centro del dibattito anglosassone ci sono altre soluzioni allo studio. La prima, accennata dal ministro inglese delle Telecomunicazioni Nicky Morgan, è di “attrarre un altro fornitore che opera altrove”. Il cerchio, però, è ristretto. Fatta eccezione per Nokia ed Ericsson, e se si escludono le cinesi Huawei e Zte, rimane solo la sudcoreana Samsung, che per gli 007 Usa non presenta criticità sotto il profilo della sicurezza ma sconta un ritardo rispetto alle competitors nel mercato del 5G.

L’alternativa, di cui anche si discute oltreoceano, è l’assemblamento di un unico, grande player americano per costruire il 5G. Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, la Casa Bianca, e in particolare il consigliere economico Larry Kudlow, vicinissmo a Trump, avrebbe sondato le americane Microsoft, Dell, AT&T per la costruzione di “un’architettura e infrastruttura del 5G realizzata da aziende statunitensi”.


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