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Congresso GD. Un dialogo con Caterina Cerroni

Lo scorso giovedì (20.02.2020) ho pubblicato una riflessione sul congresso dei GD ponendo alcune questioni sulla “natura” di questa organizzazione e collocandola in chiave europea. In particolar modo rispetto alla mia esperienza nella SPD e dunque nella Jusos, l’organizzazione giovanile della SPD che è attualmente guidata da Kevin Kühnert, astro nascente della politica di sinistra in Germania.

Questa riflessione ha raggiunto una delle candidate alla Segreteria dei GD, Caterina Cerroni, 28 anni, dal febbraio 2018 vicepresidente della IUSY, l’organizzazione che, raggruppando oltre 130 forze giovanili socialiste, socialdemocratiche e laburiste da tutto il mondo, lotta per la pace e l’uguaglianza a livello globale. Nelle elezioni europee 2019 è stata la candidata più giovane nelle liste del PD. Di se stessa dice d’essere “cresciuta con la passione per la politica estera e l’impegno per il Mezzogiorno”. Nei GD è stata segretario provinciale ad Isernia, vicesegretario regionale con delega agli affari europei ed esteri, poi membro di segreteria nazionale come Responsabile Europa e Mediterraneo.

Di seguito condivido con voi lo scambio avuto con Caterina, candidata alla Segreteria dei GD.

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Cerroni-Skenderi è un ticket interessante ed inusuale per chi si candida a “segretario” di un’organizzazione politica. Almeno in Italia. In Germania questa è una procedura ormai invece standard: si condivide tra un uomo e una donna, la responsabilità del comando. Anche la AfD ha una . SPD, Linke e Verdi anche. Come mai questa scelta, con quali obiettivi?

Vogliamo recuperare il senso e l’importanza del Noi. È un obiettivo che in tante e tanti volevamo rendere chiaro già con il lancio della candidatura. I Giovani Democratici e il Partito Democratico sono comunità che hanno perso di coesione, di capacità di rendere collettivi i sogni e i bisogni. Credo che questo abbia un impatto negativo soprattutto sulle generazioni più giovani: la precarietà lavorativa, la tardiva indipendenza economica, i mancati investimenti nell’istruzione, sono letti spesso come problemi individuali, rappresentano invece le sfide di un’intera generazione.

Se non ricominciamo a prenderci cura della nostra comunità, ad unirla come una sola moltitudine, sarà difficile essere credibili quando diremo che “io speriamo che me la cavo” non può essere la filosofia di milioni di persone nate dopo o molto dopo la caduta del muro di Berlino.

Nell’articolo che avevo scritto sul congresso dei GD e a cui tu hai “reagito” parlavo di una necessità, per me assai urgente, di diventare “graffianti”. Facevo anche qualche proposta. Quale è la tua idea di “giovanile”. Che senso ha un’organizzazione simile in un partito come il PD? E quali delle idee che ho “buttato” sul piatto pensi siano “condivisibili” (o meno)

Ho subito trovato importante e stimolante il confronto con un’altra giovanile (quella tedesca) impegnata come i GD e come altre organizzazioni nel mondo a difesa dei diritti umani, per l’affermazione e la riforma della socialdemocrazia, per l’ampliamento dei diritti civili e sociali delle persone nel loro Stato e ovunque. Dal confronto internazionale ho imparato, nel corso del mandato come vicepresidente dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista, quanto sia importante l’esistenza di un soggetto autonomo rispetto ai partiti. Anzitutto perché in molti paesi c’è un’esigenza di rappresentanza per ragazze e ragazzi dimenticati dalla politica, le generazioni Y e Z non sono solo le ultime dell’alfabeto ma anche, in molte regioni del mondo, in fondo agli impegni delle istituzioni.

E poi per l’autonomia. L’indipendenza, strettamente connessa alla capacità di portare una nuova politica, conta in Italia per non dipendere dal leader di turno. È ancora più importante in Ucraina per slegarsi dalle ambizioni e dagli interessi dell’oligarca di turno. Condivido senza dubbio l’urgenza di diventare graffianti: le condizioni del mercato del lavoro, il rischio di esclusione quando non studi e non lavori, i cambiamenti climatici e l’effetto che producono sulle nostre vite, la mancanza di opportunità e, in tanti territori d’Italia, di dignità ci impongono di essere radicali.

Prima di passare ai “contenuti”, un’ultima cosa: quali sono le cose che secondo te non hanno funzionato e non funzionano nei GD? Quale è il tuo piano per il rilancio o la ri-fondazione di questa organizzazione?

La nebbia nei processi decisionali, perché fare politica se non si può incidere sulla realtà? L’assenza di condivisione ha interessato tutti i livelli, dall’esecutivo nazionale fino ai nostri iscritti. Dobbiamo per questo ricostruire un soggetto orizzontale in cui la partecipazione di tutti i livelli territoriali e nazionali ci rendano finalmente uno strumento utile per la nostra democrazia. L’assenza di una linea politica, per timore e per interesse. I sogni e le necessità di una generazione devono tornare ad essere centrali, contare sempre di più delle ambizioni del singolo.

Idee, proposte, temi: quali sono i pilastri della vostra piattaforma politica? E perché proprio questi?

La nostra linea politica si fonda sui bisogni che emergono chiari dalle nostre storie: la moltiplicazione delle opportunità, il diritto al lavoro, una scuola che sia ancora strumento di emancipazione e un’università per tutti, la tutela dell’ambiente per proteggere la salute, la riduzione delle disuguaglianze tra persone e territori. Il pilastro su cui poggia questa linea politica è la costruzione di un’organizzazione giovanile nuova che sia comunità socialista, femminista, ecologista, che diventi una generazione guidata, nel mondo, dalla bussola dei diritti umani.

Ultima domanda: che cosa ti auguri, non solo per i GD, ma per il PD tutto nel prossimo futuro? Per l’Italia, ora in difficoltà con questi scontri interni alla maggioranza di governo, con una destra radicale che ha raddoppiato il consenso e soprattutto per l’Unione Europea, dopo la travagliata Brexit e i rischi di ulteriori cedimenti?

Nell’abitare le scuole, le università, un lavoro precario, si è meno soli perché accompagnati dalle battaglie dei GD? L’augurio che faccio alla comunità dei democratici è che, da domani, la risposta a questa domanda sia Sì. Che si tratti di capire o di affrontare il mondo, i Giovani Democratici, il Partito Democratico devono essere uno strumento capace di incidere e migliorare le nostre vite. L’avanzata della destra si arresta se la sinistra pretende diritti e felicità, se torna la politica.

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