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Covid-19 e non solo, vi spiego come si combattono i virus. I consigli di Novelli

“Abbiamo smesso di cercare mostri sotto il letto quando ci siamo resi conto che erano dentro di noi”: con questa citazione – da qualcuno attribuita a Charles Darwin – inizia un avvincente thriller medico (The Perfect Predator) sulla corsa di una donna per salvare il marito da un batterio letale, contratto in Egitto e resistente agli antibiotici, opera dell’epidemiologa Steffanie Strathdee.

The Perfect Predator è un racconto pungente di come Steffanie abbia resuscitato una cura dimenticata – alleandosi con la Fda, i ricercatori del Texas A&M e un centro biomedico clandestino della Marina – per progettare un trattamento e riuscire a salvare suo marito prima che fosse troppo tardi. The Perfect Predator è una storia di amore e sopravvivenza contro ogni previsione, che spiega in dettaglio come Steffanie abbia aiutato a scoprire la scienza dietro una nuova potente arma nella crisi globale contro i “superbatteri”.

Molto è ancora sconosciuto su Covid-19, il nuovo coronavirus che tiene il mondo col fiato sospeso da diverse settimane, ma c’è un dovere cui non dobbiamo sottrarci: credere nella scienza, nella ricerca e soprattutto nella competenza dei medici e dei ricercatori che stanno lottando non solo contro il virus, ma anche contro l’ignoranza, vero temibile virus purtroppo particolarmente diffuso a tutti livelli nelle nostre società. I funzionari della contea di Los Angeles hanno tenuto una conferenza stampa, la settimana scorsa, per condannare l’aumento del sentimento anti-asiatico, la paura e l’apparente violenza che deriva dalla disinformazione sul virus Covid-19. La disinformazione sul coronavirus si sta diffondendo online e “bufale” sul nuovo ceppo di coronavirus stanno spuntando, complicando gli sforzi dei ricercatori e dei medici per far conoscere la verità su questa epidemia ancora misteriosa.

Per riuscire a fare previsioni sull’epidemia di questo virus abbiamo bisogno di due fattori fondamentali: 1) Capire quanto facilmente il virus si diffonda da persona a persona e 2) quante persone infette sviluppano malattie gravi che possono portare alla morte. Dai dati del W.H.O. si ritiene che la stragrande maggioranza delle persone infette in Cina – l’82% – sviluppa una malattia lieve, mentre il 15% una malattia grave e il 3% si dimostra gravemente ammalato. I pazienti con malattia grave hanno sviluppato polmonite e insufficienza respiratoria. Si stima che la mortalità colpisca il 3% delle persone infette. Le dimensioni precise dell’epidemia sono difficili, al momento, da conoscere. Non tutti gli infetti hanno ricevuto una diagnosi e i dati che provengono dalla Cina, soprattutto da novembre/dicembre, 2019 non sono ritenuti accurati e precisi.

Non disponiamo ancora di biomarcatori in grado di individuare i soggetti a maggior rischio di malattia potenzialmente letale e quali fattori potrebbero risultare protettivi, quindi in grado di attenuare la malattia. I bambini sembrano avere una minore probabilità di sviluppare la forma grave dell’infezione rispetto a soggetti adulti e agli anziani con problemi di salute come il diabete di tipo 2 o altre malattie non trasmissibili. Un recente studio pubblicato da Lancet ha dimostrato che il coronavirus non può essere trasmesso da madre a figlio durante la gravidanza come invece alcune “fake news” affermavano.

Al momento, il virus ha infettato oltre 70mila persone a livello globale con oltre 1.700 morti, la stragrande maggioranza dei quali colpiti nella provincia di Hubei, la regione centrale della Cina dove il virus è stato rilevato per la prima volta. Ma è bene subito chiarire che la concentrazione del virus in quest’area non ha niente a che vedere con l’etnia degli abitanti della provincia e quindi con i cittadini cinesi provenienti da quella regione: nessuno può essere considerato “geneticamente portatore del virus”! Inoltre, non va sottovalutato un elemento positivo: mentre le cronache ci riportano continui aggiornamenti sul bilancio delle vittime, di pari passo aumenta anche il conteggio di coloro che sono sopravvissuti.

I media statali cinesi hanno pubblicizzato molto gli ex pazienti senza virus, mostrando filmati di loro che ricevono fiori e lasciano l’ospedale. Questo allo scopo di limitare le discriminazioni e la grave emarginazione che queste persone sono costrette ad affrontare quotidianamente. Coloro che sono guariti, per di più, sono una risorsa preziosa per i malati: i pazienti dimessi stanno donando il proprio plasma sanguigno allo scopo di aiutare i ricercatori ad identificare anticorpi naturali che potrebbero essere usati nelle future terapie. La ricerca di un farmaco in grado di curare o attenuare l’infezione è difficile poiché i tassi di infezione e decessi continuano a salire. Ma molti Centri di ricerca in Cina stanno sperimentando combinazioni di farmaci antivirali unitamente a prodotti della medicina tradizionale cinese. La settimana scorsa, la China National Biotec Group, una società affiliata al ministero della Salute, ha dichiarato di aver scoperto che la somministrazione di anticorpi umani isolati dai sopravvissuti a più di 10 pazienti in condizioni critiche ha ottenuto miglioramenti clinici significativi dopo 12/24 ore di trattamento. Non disponiamo ancora di farmaci approvati per curare le malattie del coronavirus, e resta molto da conoscere sulla biologia del Covid-19, ma la comunità scientifica è in pieno fermento. Negli Usa si sta studiano la possibilità di utilizzare il “remdesivir” già sperimentato con successo nei macachi rhesus infettati dal coronavirus responsabile della sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers-CoV). Dobbiamo conoscere ancora molto sulla biologia del Covid-19.

Almeno 80 differenti “clinical trials” sono stati avviati in Cina. Alcuni di questi studi prevedono di arruolare un totale di oltre 2.000 persone da trattare con una varietà di medicine tradizionali cinesi, come lo “shuanghuanglian”, un medicinale erboristico che contiene estratti del lianqiao (Forsythiae fructus), che si ritiene sia stato usato per il trattamento delle infezioni da oltre 2000 anni. Naturalmente è necessario che queste sperimentazioni vengano effettuate sotto il controllo del W.H.O. e soprattutto che siano realizzate osservando standard occidentali.

I dati filogenetici sembrano indicare che il virus è praticamente lo stesso e deriva esclusivamente da trasmissione uomo-uomo e che i dati di sequenza genomica del virus non mostrano alcuna prova dell’esistenza di un serbatoio di animali non umani che sia stato coinvolto nella generazione di nuovi casi dopo l’evento zoonotico iniziale. In tal caso, ci aspetteremmo genomi più divergenti. Possiamo quindi concludere, sulla base dei dati disponibili sulla sequenza del genoma, che l’attuale epidemia è stata guidata interamente dalla trasmissione da uomo a uomo almeno da dicembre. Sebbene questo virus possa ancora esistere in una o più specie animali non umane, ciò non avrà conseguenze importanti fino a quando l’attuale epidemia umana non sarà messa sotto controllo. Non conosciamo ancora l’animale dove si è verificato il “salto” all’uomo del nuovo coronavirus, e la distruzione del mercato della carne di Wuhan ha reso quasi impossibile indagare sulla questione. I pipistrelli sono considerati una possibile fonte, perché si sono evoluti per coesistere con molti virus, inclusi i coronavirus. Ma è molto probabile che il virus sia stato trasmesso dai pipistrelli a un animale intermedio e quindi all’uomo. Ultimamente i virologi hanno focalizzato la loro attenzione sui pangolini, un animale simile ad un armadillo consumato come una prelibatezza in alcune parti della Cina. Molti sospettano che un pangolino fosse l’ospite intermedio.

Quanto tempo ci vorrà per sviluppare un vaccino? Un vaccino contro il coronavirus è ancora lontano mesi – forse anni – ma le nuove tecnologie, i progressi nella genomica e il miglioramento del coordinamento globale permetteranno ai ricercatori di agire rapidamente e con ottimismo. Dopo l’epidemia di Sars nel 2003, i ricercatori hanno impiegato circa 20 mesi per preparare un vaccino per i test sull’uomo. Vaccino che, peraltro, non è stato poi utilizzato, poiché all’epoca i tentativi di contenere la malattia sono risultati efficaci. Durante l’epidemia di Zika nel 2015 i ricercatori hanno prodotto un vaccino in sei mesi. Il professor Anthony S. Fauci, capo dell’istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases) ha affermato che una sperimentazione clinica preliminare potrebbe decollare in meno di tre mesi.

Al momento, la strategia adottata dai diversi Paesi resta quella del controllo e del contenimento. Preoccupa naturalmente il primo caso del nuovo virus in Egitto e molti hanno espresso preoccupazione per il fatto che se il virus si diffondesse nel continente africano potrebbe causare il caos tra i Paesi meno sviluppati, con meno risorse sanitarie e con grandi vulnerabilità economiche. Tuttavia, la rapida diagnosi e l’intervento immediato è un fatto positivo, che conferma la validità dei controlli.

Tempo, risorse e protocolli adeguati sono le chiavi per l’individuazione di risposte efficaci da parte della medicina, nel caso del Covid-19 e di altri temibili virus che saranno, con tutta probabilità, individuati in futuro. È necessario infatti disporre di standard elevati, con dati sperimentali confermati prima di poter affermare che una terapia funzioni e soprattutto per far sì che la stessa possa essere poi resa disponibile per i cittadini. È necessario finanziare progetti aperti a tutti i ricercatori e non a singole strutture, e che i finanziamenti vengano erogati secondo criteri internazionali accettati dalla comunità scientifica. Ma soprattutto, è fondamentale che i finanziamenti vengano assegnati in modo costante e duraturo anche nel caso, che tutti ci auguriamo, che questo focolaio alla fine svanisca. Nel caso della SARS, col passare dell’emergenza i finanziamenti sono svaniti: questo meccanismo ci ha lasciato in eredità troppi, pericolosi dubbi su questa classe di virus.

Sta alla responsabilità dei governi e delle istituzioni fare in modo che l’errore non si ripeta, per consentire a tutti di poter beneficiare dei continui progressi della scienza e per scongiurare il peggio dall’epidemia attuale e da quelle che verranno in futuro.

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