Skip to main content

Il Coronavirus e il panic selling a Piazza Affari. Cosa pensano gli analisti

Per quanto ipotizzabile, lo schiaffo è stato forte. Questa mattina Piazza Affari è stata la peggiore tra le borse europee arrivando a perdere oltre il 4% e soprattutto scendendo sotto la soglia psicologia dei 25000 punti. Soffrono tutti i titoli sul Fitse Mib e in particolare quelli legati al lusso (Ferragamo e Moncler) ma anche chi ha a che fare con il turismo ha visto contrarsi la propria quotazione come Atlantia, che gestisce gli aeroporti romani di Fiumicino e Ciampino e Enav, senza dimenticare i bancari con i segni meno per Unicredit, Intesa San Paolo ma anche Nexi e Unipol. Gli analisti chiamano questa situazione panic selling, ovvero una vendita massiccia, irrazionale dei propri investimenti dove il coronavirus è la causa e la paura il suo effetto sui mercati.

“Siamo appena saliti sulle montagne russe” ci spiega Emanuele Canegrati, senior analyst di Bp Prime. “Il coronavirus può essere il cigno nero che sgonfia un po’ la bolla, per prendere profitto sui livelli borsistici attuali e ricomprare a prezzi azionari più credibili. Penso che sarà una crisi con gli effetti a V, ovvero ci sarà una brusca discesa e poi una risalita, non credo che questa sarà lenta, però tutto dipende dalla durata dell’emergenza, prima ne usciremo, anche da questo clima d’incertezza, e prima tutto potrebbe tornare normale”.

Intanto è stata Equita Sim a stilare un po’ quelli che potranno essere i titoli che maggiormente soffriranno a Piazza Affari. “La Lombardia e il Veneto rappresentano il 30% circa del Pil Italiano. Ci aspettiamo quindi un impatto negativo ma temporaneo sulla crescita. I rischi principali sono relativi alle società che hanno attività direttamente collegate ai flussi turistici e alla gestione di eventi (lusso, Fiera Milano, Ieg), alle società con elevata esposizione ai consumi e attività commerciali in Italia (Nexi, Marr, Geox, Ovs, Ivs, Amplifon) e alle società che hanno elevata concentrazione di attività produttive in Nord Italia, in caso di deterioramento della situazione che porti a blocchi produttivi (Ima, Interpump, Zignago)”.

Ma tutto questo panico sui mercati e in particolare a Piazza Affari è giustificabile? “In un certo senso sì” ci spiega Vincenzo Longo, markert strategist di Ig Group. “L’Italia è il terzo Paese per numero di contagi, nel cuore dell’Europa e fuori dai confini asiatici. Questo spaventa gli investitori globali che può compromettere anche la stabilità economica del nostro Paese che si traducono in uno spread in ampliamento e la recessione tecnica che è quasi una certezza”.

“Comunque il problema vero sono gli effetti sulla finanza” ci spiega Angelo Deiana, presidente dell’Associazione Nazionale Private & Investment Bankers. “I mercati sono già super valutati, alimentati dalla liquidità facile delle grandi Banche centrali e dai tassi d’interesse negativi su orizzonti di lungo periodo. La sovraesposizione mediatica e l’infodemia (l’epidemia di ricerche su Google) condizioneranno anche i mercati. Da una parte, la crisi delle borse asiatiche ha effetti a catena sulle altre borse del pianeta, i mercati globali registrano perdite e si diffonde il panico tra gli investitori che porta a vendite dei titoli più a rischio, in primis quelli legati al settore del turismo”.

Forse proprio per questo bisognerebbe mantenere i nervi saldi, non farsi prendere dal panico delle vendite anche se alcuni comparti – il turismo e i beni di lusso – sono inevitabilmente compromessi e potranno riprendere ad acquistare valore con la fine della crisi. “Il problema è proprio questo”, conclude Canegrati, “sarà breve come tutti desideriamo oppure no?”.


×

Iscriviti alla newsletter