Quarantena, cordoni sanitari, scuole chiuse e ospedali sull’attenti. Misure giuste o eccessive? Ne abbiamo parlato con Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Epidemiologia del Campus Bio-medico di Roma. Il suo team è stato il primo a individuare la mutazione della proteina del virus che ha consentito il salto di specie dall’animale all’uomo.
Qual è la situazione al momento? C’è da essere spaventati?
Intanto, per farsi un’idea, bisogna paragonare questo coronavirus a un altro coronavirus. Non si può paragonare con l’influenza, come stanno facendo in molti, perché influenza e coronavirus sono due cose diverse. Possiamo paragonarlo, invece, alla Sars del 2003. Rispetto a questa, il Covid-19 risulta molto più infettivo, bisogna riconoscerlo. Ma il tasso di letalità della Sars era del 9,8%, contro il 3% del Covid-19. Direi che siamo abbondantemente al di sotto.
Facciamo rientrare l’allarme?
Diciamo che morire per questo coronavirus è molto difficile. Certo, ci sono stati dei decessi, ma si tratta di persone di una certa età o di persone che avevano il sistema immunitario e/o respiratorio già fragile. Ricordiamo che ogni anno, comunque, muoiono molte più persone per l’influenza stagionale.
Allora le precauzioni adottate in Italia sono eccessive?
No, anzi. Sono proprio le precauzioni a mantenere la situazione sotto controllo. Visto che al momento non abbiamo né un vaccino né una terapia, l’unica arma che abbiamo è la prevenzione. E se la rispettiamo, l’epidemia si spegnerà in breve tempo. Faccio un esempio: se abbiamo una grande foresta con due incendi abbastanza vicini, posso trattarli, controllarli e spegnerli in breve tempo. Se invece ho dieci incendi sparsi per l’intera foresta riesco comunque a spegnerli, ma ci metto più fatica e più tempo. E con maggiori danni.
Cosa dobbiamo o non dobbiamo fare?
Intanto, se veniamo da un focolaio, evitare di andare in giro a infettare le persone. Pensiamo alla donna che da Bergamo è andata a Palermo in vacanza. Mi pare chiaro che è un comportamento da evitare. Se le istituzioni suggeriscono di non andare in giro, non dovresti muoverti.
Quindi bene la quarantena e i cordoni sanitari?
Bene il buon senso. Non è facile trovare in equilibrio, ma è altrettanto evidente che se evitiamo per quindici giorni teatri, musei e stadi non accade nulla. Faccio un esempio personale: una cara amica mi ha chiesto se è il caso rimandare o meno la sua settimana bianca in Veneto. Inutile dire che le ho risposto di sì, perché il Veneto è un focolaio. Ripeto, spesso basta il buon senso.
E la corsa alle mascherine, ai disinfettanti per mani, ai supermercati?
Ma non siamo mica in guerra. E poi, ricordiamoci che il disinfettante per mani non è necessaria, basta lavarsi le mani. Sono comuni norme igieniche fin troppo spesso ignorate e trascurate. Ma non oggi con il coronavirus, in generale.
E le mascherine?
Sappiamo tutti che sono inutili… È l’infetto che deve indossare la mascherina, non il non infetto semmai.
Ma qualora ci fosse un’escalation dell’epidemia, gli ospedali sarebbero preparati per gestire l’emergenza?
Assolutamente sì. Ricordiamoci in Italia registriamo tutti questi casi solo perché le nostre strutture sono le più preparate, competenti e attente. Abbiamo tutti questi malati solo perché abbiamo fatto tutti questi tamponi. Probabilmente se Francia o Germania avessero fatto i nostri stessi tamponi, scoprirebbero lo stesso numero di infetti.
Quindi l’idea che l’Italia abbia fatto “peggio” degli altri Paesi perché ha tutti questi malati è sbagliata?
Diciamo che se gli altri Paesi iniziassero a cercare gli infetti come stiamo facendo noi, probabilmente li troverebbero anche loro.
L’Italia, insomma, sa il fatto suo…
Ma basta guardare ai due cinesi che si sono infettati e, nonostante la terapia intensiva, allo Spallanzani sono guariti. Magari altrove, chissà, non ce l’avrebbero fatta. L’Italia è piena di eccellenze. Lo stesso Campus, ad esempio, è stato il primo a individuare la mutazione della proteina del virus che ha permesso il salto di specie dall’animale all’uomo, che a sua volta ha dato il via al contagio e alla diffusione.
E il vaccino degli Stati Uniti, di cui si sta parlando così tanto?
Purtroppo le notizie spesso vengono raccontate in maniera distorta. Il vaccino degli Stati Uniti è ancora nella fase in vitro. Per realizzare un vaccino, pur in stato di emergenza, ci vuole comunque almeno un anno.
Vaccino ancora lontano, quindi?
Se vogliamo parlare di vaccini parliamo piuttosto di quello dell’influenza. Riprendendo quanto ha detto Ricciardi, con cui sono molto d’accordo, se ci fossimo vaccinati contro l’influenza, adesso individuare il coronavirus sarebbe molto più semplice. Invece, con così pochi vaccinati, ci sono tantissimi malati di influenza che condividono i sintomi con il coronavirus.
Prospettive future? Quando ci libereremo del coronavirus?
Rifacendomi sempre ai dati sulla Sars del 2002, immagino che in Cina il coronavirus possa sparire dai radar, orientativamente, fra maggio e giugno. Ma non è un virus che conosciamo pienamente, quindi si tratta solo di supposizioni.