Il liberalismo punta a promuovere la libertà individuale attraverso il governo della legge. Gli individui agiscono per esprimere la propria libertà (in sé e in rapporto agli altri) in un contesto che muta con lo scorrere del tempo. Per questo devono cambiare continuamente le leggi che garantiscono la miglior convivenza (le libertà soggettive ed oggettive) tra individui. Il liberalismo è un metodo perché attraverso la sperimentazione riconosce il tempo quale fattore essenziale del mutare.
L’ideologia è l’opposto del liberalismo perché ricerca nella storia un’idea fissa che di fatto nega lo scorrere del tempo. Ed insieme nega anche la diversità che il tempo stesso coltiva.
Nel riconoscere il tempo, il liberalismo è imprescindibilmente promotore del cambiamento. Perché, molto semplicemente, è l’occasione per riconoscere le diversità che la vita quotidiana presenta e che indicano le traiettorie per migliorare le leggi della convivenza.
Non è meraviglioso? Ecco perché il liberalismo è continua sperimentazione di soluzioni che dovrebbero favorire la convivenza. È, come la scienza, uno sforzo continuo, fallibile la cui bellezza non è nella soluzione ma nella sua continua ricerca per arrivare a strumenti aggiornati.
Tra quelli che si oppongono al taglio del parlamentari ci sono alcuni amici che si definiscono liberali i quali si richiamano a quanto avevano scritto sulla Democrazia Rappresentativa grandi filosofi e giuristi maestri liberali del primo ‘700. Che da liberali coerenti (del tempo), proponevano ricette per risolvere i problemi di quell’epoca, in cui i cittadini erano considerati sudditi dai potenti.
L’adozione della democrazia rappresentativa imperniata sul voto del cittadino fu la soluzione per promuovere la libertà individuale e superare lo stato di sudditanza. La rappresentanza consente di riconoscere le diverse libertà dei cittadini e quindi provare ad assicurare migliore convivenza.
Sono passati tre secoli da allora, il tempo appunto, che porta con se delle trasformazioni. Per esempio, non possiamo non riconoscere la frustrazione di molti cittadini verso il parlamentarismo come conseguenza dei difetti emersi (il contesto è diverso) e degli effetti della lunga campagna mediatica contro il Parlamento. Così come la poca trasparenza e indubbia lentezza dei processi decisionali. La rappresentanza può e deve quindi essere migliorata.
La capacità rappresentativa non è la quantità degli eletti, il rapporto quantitativo tra rappresentanti e rappresentati e quanto territorio coprano.
La rappresentanza esprime le scelte operate dai cittadini circa i progetti politici e circa i rappresentanti eletti per dibattere e decidere quale progetto attuare in via istituzionale. Perciò, si è convinti che il taglio dei parlamentari aiuti a migliorare questo rapporto, che non è quantitativo (1:1; 1:100, 1:100, etc.) come i promotori del No continuano a sostenere. Sono le diverse libertà dei cittadini che si rappresentano.
In questa prospettiva liberale, il taglio aiuta a:
rendere più snello discutere e decidere;
rendere più trasparenti gli atti parlamentari;
aumentare la responsabilità dei rappresentanti verso i cittadini.
Il taglio dei costi è evidentemente poco significativo, comunque è il riconoscimento di quella frustrazione che i cittadini hanno espresso dopo anni di campagne mediatiche (di quegli stessi quotidiani che oggi sostengono il No per paura di perdere l’influenza sul potere) contro il Parlamento – basta ricordarsi gli attacchi alla Casta.
Applicare alla lettera oggi quei grandi liberali del passato, fa torto al loro spirito e ne contraddice l’insegnamento liberale. Il cambiamento non può spaventare chi si affida al metodo liberale, anzi è lo stimolo a trovare nuove soluzioni di volta in volta.