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In Toscana bisogna tentare l’impresa. I consigli di Paroli (FI)

Più che un leccarsi le ferite, quella di Adriano Paroli, coordinatore regionale di Forza Italia in Emilia Romagna, assomiglia a una strategia per non sparire del tutto. Paroli, bresciano di origine, azzurro della prima ora, è stato messo di imperio alla guida del partito all’inizio di settembre scorso. Già più o meno prosciugato di persone e consensi, per Forza Italia, in Emilia Romagna “il risultato era scritto. Noi avevamo – dice il senatore forzista – affidato il partito a un parlamentare che se n’è andato, a tre mesi dalle elezioni, portandoci via molti esponenti e traghettandoli verso Fratelli d’Italia. C’è stato un richiamo sulle prospettive e sulle lusinghe determinate dal fatto che altrove si potesse essere eletti”.

Quindi, dice Paroli “il partito che era stato saccheggiato. A discapito di come io invece intendo il centrodestra: un luogo di collaborazione e lavoro congiunto. Ogni partito ha la propria individualità, ma l’idea di costruire il centrodestra saccheggiando gli alleati non ci porta da nessuna parte. Bisogna cercare voti fuori, creando un clima diverso nell’ottica di una coesione maggiore”.

In Emilia, la regione che, malgrado tutto, ha riconfermato la sua antica (e immutata) vocazione sinistra, Forza Italia ha ottenuto un umiliante 2,56% (voto più, voto meno). Da questo punto di vista l’analisi che Paroli propone parte dalla strategia impiegata dagli alleati che, in un certo senso, si è incardinata sulla forza martellante della presenza sul territorio. “È evidente – spiega il senatore – che abbiamo una leadership che ha una forte portata ideale. Ma, il presenzialismo sui territori dei nostri alleati, ha sicuramente giovato molto a loro. È evidente che non si possa chiedere lo stesso sforzo a Berlusconi pari a quello. Berlusconi rimane il riferimento, ma si devono trovare nuovi modi di presenzialismo autorevole”. È chiaro come dalle parole di Paroli emerga da un lato il radicamento all’antica leadership della quale riconosce gli indiscussi meriti, specie dal punto di vista ideale e propositivo (oltre che di statura politica), e dall’altro la necessità di un rinnovamento. Rinnovamento che spesso, anche tra parlamentari, maggiorenti e dirigenti di partito, è stato spesso oggetto di dibattito. Il primo da questo punto di vista fu Giovanni Toti.

Il quale, va detto, alle regionali in Emilia Romagna con il suo “Cambiamo”, non ha totalizzato un risultato soddisfacente. Chi invece continua ad essere fedele, è il capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini. Ed è proprio in lei che Paroli intravede lo spiraglio di luce per uscire dal baratro. “Anna Maria è una donna capace, colta, preparata e che ha sempre dimostrato passione e affetto per il nostro partito. Anche grazie a persone come lei, sono convinto che il nostro partito tornerà ad essere grande”.

Malgrado la precisazione sul fatto che “alle regionali non abbiamo mai anteposto la figura del candidato”, secondo l’azzurro la sfida è quella di trovare “persone giuste: il nostro è un partito nato per dare delle risposte alle persone”. Di qui l’elogio a Lucia Borgonzoni che “ha fatto una campagna elettorale di grande cuore, dando tutto quello che doveva dare”, malgrado la campagna stessa avrebbe dovuto essere più “plurale”.

Il risultato elettorale, a detta di Paroli va letto anche dalla prospettiva dei moderati. “Ci sono stati degli elettori spaventati da alcune intemperanze e mosse che gli alleati hanno fatto e che quindi hanno portato molti moderati a votare il riconfermato governatore Stefano  Bonaccini. Probabilmente, molti di questi, sono stati quelli di Forza Italia”.

Dall’altra parte della barricata, dove il sole batte più forte, gli azzurri hanno trionfato. “Il buon risultato in Calabria è scaturito da un’ottima campagna elettorale, a misura della nostra sensibilità, sui contenuti. Lì possiamo dire che il partito ha avuto un ruolo primario, non solo in regione ma anche a livello nazionale”. Il prossimo fronte, il più importante dopo l’Emilia-Romagna, ora è quello toscano. Paroli taglia corto. “La sfida è sui contenuti. Ora, in Toscana, bisogna tentare l’impresa e fare in modo che non succeda quello che è successo in Emilia-Romagna”.

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