Il Nord industriale d’Italia a rischio paralisi. Detta così, per un Paese che ha fatto dello zerovirgola il suo mantra nella crescita, potrebbe essere un film horror. E forse lo è. Sempre che nelle prossime ore il coronavirus non faccia improvvisamente un passo indietro, sulla spinta delle misure messe in campo dal governo. Il rischio di uno stop alle imprese del Nord, con una quarantena che nei fatti diverrebbe industriale, c’è. Tanto basta a far pensare al peggio per la nostra economia. Formiche.net ne ha parlato con Marco Fortis, economista di lungo corso e direttore del Centro studi di Edison.
“Difficile dare una risposta al momento, possiamo parlare solo di scenari. E questo perché ci sono dei numeri in evoluzione, che cambiano in continuazione”, spiega Fortis. “Faccio un esempio per dare la cifra dell’incertezza. La conferenza dei rettori ha fermato le lezioni per una settimana. Se tra una settimana abbiamo 300 contagiati, cosa facciamo? Qui è il dilemma, capire che cosa succederà. Dobbiamo aspettarci misure draconiane che impatteranno sulla nostra vita sociale e, ovviamente, anche sulle aziende, se la situazione dovesse precipitare. Una cosa è certa, già fin d’ora per quanto riguarda i flussi turistici interni ed esterni e le manifestazioni, si registrano danni di carattere economico. Pensiamo solo alle fiere, molte delle quali rimandate per via dell’assenza di buyer asiatici”.
Secondo Fortis dunque, i segnali per un progressivo blocco del Nord ci sono, ma è presto per farsi idee precise. “Possiamo aspettarci un Nord paralizzato ma anche un Nord che va avanti e ce la fa da solo”. Nello scenario peggiore, quello della paralisi, per l’Italia sarebbero guai grossi visto che stiamo parlando del nostro polmone industriale per eccellenza. “La manifattura a dire la verità ha già chiuso l’anno in frenata, siamo già sotto lo zero. Ma certo un’estensione del coronavirus provocherebbe danni molto seri alla produzione industriale, con impatti sul Pil. C’è poi il lato dei consumi, perché oltre all’offerta c’è anche la componente domanda che va analizzata. Sui consumi potremmo avere un’accelerazione paradossalmente su certi beni, magari alimenti in caso si debba stare chiusi in casa”.
Fortis fa anche un altro tipo di ragionamento. “La nostra economia è fatta sulle reti, su distretti connessi tra loro. Se viene contagiato un distretto, c’è il rischio che possa subire conseguenze anche quello vicino. Se da una parte un tessuto industriale a rete è sempre stato la nostra forza, ora in questo caso potrebbe essere una debolezza”.
Resta il ruolo del governo. “Ora più che mai è fondamentale dare stimoli e incentivi a un’economia che rischia grosso. Non parlo solo delle misure per le scuole, ma delle infrastrutture. Se andiamo incontro a un peggioramento della situazione, la nostra economia pagherà un prezzo alto. E allora sarebbe meglio pensare a misure in grado di prevenire crolli verticali dei cosnumi, per esempio. Non dimentichiamoci che non siamo soli. Se per esempio la Germania si fermasse, per noi sarebbero nuovi guai. Un quadro davvero complesso, non c’è che dire. Dobbiamo scegliere, o si produciamo o ci ammaliamo, forse alla fine la salute è la cosa più importante”.