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Gas a Cipro, le minacce di Erdogan non fermano Eni e Total

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La pistola (scarica?) di Erdogan non ferma i piani di Eni e Totale nel blocco 6 della Zona economica esclusiva di Cipro. Il dossier energetico nel Mediterraneo orientale, dopo le straordinarie scoperte che hanno dato avvio alla costruzione del gasotto Eastmed, si arricchisce di un’ulteriore certezza: le reiterate minacce di Ankara contro i players occidentali che stabiliscono partnership con Cipro non possono essere più forti di leggi e trattati internzionali. E intato in Grecia arrivano gli emiratini.

QUI CIPRO

Eni e Total inizieranno a perforare a Cipro nel blocco 6, entro 4 settimane circa. Lo ha detto il ministro dell’energia cipriota George Lakotripis. In dettaglio la perforazione sarà lanciata dal consorzio italo-francese e dalle società statunitensi coinvolte nella ZEE cipriota. “Le sfide della parte turca – ha osservato il ministro – non sono una novità, stiamo assistendo a un’escalation di queste azioni ultimamente. Ma devo dire che, nonostante tutte queste sfide, nel corso degli anni il programma della Repubblica di Cipro sta procedendo senza intoppi e sicuramente ci stiamo preparando per un nuovo ciclo di perforazioni di ricerca, che inizierà molto presto con il consorzio franco-italiano Total ed Eni. Questo programma sarà seguito dalle compagnie Exxon e Qatar Petroleum”.

GRANDI MANOVRE

Oggi a Cipro è giunta la portaerei francese Charles De Gaulle, la più grande nave da guerra d’Europa, impegnata in un’esercitazione congiunta con la Guardia Nazionale cipriota.

Con un equipaggio che si avvicina alle duemila unità, la Charles De Gaulle è la prima delle due portaerei francesi a propulsione nucleare. Attualmente trasporta 20 aerei da combattimento Rafale Marine, due velivoli E-2C Hawkeye per il controllo, un elicottero Caïman e due elicotteri Dauphin Pedro. Una mossa, quella francese, che pur in una cornice di azioni militari di routine vuol essere anche la plastica dimostrazione di come l’Eliseo intenda far giungere la propria voce nel Mediterraneo orientale, sino alle coste turche.

QUI GRECIA

Ciò che sta maturando a queste latitudini, si ritrova nelle nuove partnership che stanno nascendo sul gas, cementando alleanze e interlocuzioni. Come quella greca con il fronte arabo: gli Emirati Arabi Uniti infatti stanno dimostrando uno spiccato interesse per i cantieri navali greci, così come emerso dal primo Forum annuale sulle spedizioni greche Capital Link. Una delegazione del governo di Atene guidata dal ministro per l’industria Adonis Gheorghiadis ha incontrato un folto gruppo emiratino: sul tavolo gli interessi relativi al trasporto marittimo greco e i cantieri navali. Ma come si lega il dossier energetico alle nuove alleanze commerciali nell’Egeo?

SCENARI

È di tutta evidenza come da un lato il nuovo ruolo della Grecia di gas-hub e dall’altro la presenza, intensa e determinata, in loco degli Usa, stiano mutando lo status di Atene. Gli Stati Uniti stanno privatizzando il porto di Alexandrupolis, dopo che i cinesi lo hanno fatto con Pireo. Nel mezzo la possibilità che la spinta a stelle e strisce sul settore della cantieristica, sia supportata da altri mercati interessati a questo lembo di Mediterraneo che, di fatto, è stato trasformato dal passaggio dei nuovi gasdotti. Gli investimenti americani di ONEX a Syros stanno andando molto bene e presto potrebbero essere seguiti dal cantiere Eleusis, su cui il governo degli Stati Uniti ha già mostrato grande interesse.

Quale la nota stonata in tale scenario? L’azione scomposta della Turchia, che mostra di non tener conto dei rilievi dell’Unione Europea sulle proprie policies nel Mediterraneo e contro Grecia e Cipro. Ankara ha perfezionato l’acquisto della sua terza nave di perforazione offshore che verrà consegnata il mese prossimo, per iniziare le operazioni entro il 2020. Lo ha annunciato lo stesso presidente Erdogan, secondo cui la nuova nave è una “nave da guerra ultra-marittima” che può perforare fino a 11.400 metri. Il battello, costato 37 milioni di dollari, si somma alla Fatih e alla Yavuz, proprio mentre le tensioni sull’esplorazione del gas nel Mediterraneo orientale aumentano a dismisura.

twitter@FDepalo

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