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Il governo precipita, sarà crisi. Parla Bianco (che salva il moroteo Conte)

È una situazione politica abbastanza disperata, prima o poi il premier rischia di dover gettare la spugna. Non usa mezze misure Gerardo Bianco (che salva il moroteo Conte) nel declinare con Formiche.net lo stato di salute del governo e della maggioranza. L’esponente di lungo corso della Dc e del Ppi, tra l’altro presidente dell’Associazione Nazionale Mezzogiorno d’Italia, ragiona sulle cause che stanno per portare alla crisi, puntando l’indice su quegli atteggiamenti che peccano di irragionevolezza dal momento che, a suo dire, la congiuntura nazionale ed internazionale non consentirebbe una nuova tornata elettorale.

La lite tra Conte e Renzi apre la via a un voto anticipato a giugno, subito dopo il referendum?

Ciò che sta accadendo secondo me porta, purtroppo, alla precipitazione degli eventi. Il rischio della crisi c’è, ma sarebbe una crisi sciagurata perché fatta nel momento in cui, invece, l’Italia dovrebbe ripartire e in una situazione di carattere internazionale sotto tutti i profili molto delicata. Quindi è solo pura incoscienza la decisione di creare tutti gli elementi per una crisi.

È la maggioranza a servire su un piatto d’argento alla destra la rivincita?

È evidente. Se procederanno così, regaleranno la vittoria alla destra. Dopo un risultato del genere dovrebbero soltanto dimettersi tutti.

Quale l’anello debole al governo?

Obiettivamente gli unici che stanno dimostrando di avere ragionevolezza e una qualche solidità concettuale sono gli esponenti del Pd. Gli altri sono presi da veri e propri spasmi, non comprendendo che devono affrontare i problemi del Paese per quelli che sono, trovando la soluzione da offrire. In primis reperire il modo di rimettere in moto il meccanismo economico e ridare fiducia: ciò parte da una scelta ben precisa, come ormai dimostrano tutti gli studi, ovvero puntare sul Mezzogiorno. Quest’ultimo può essere l’elemento che riavvia il motore italiano.

Qualcuno imputa al Pd di Zingaretti e Franceschini di aver tradito la verve riformista accettando la prescrizione di Bonafede. È così?

È l’impostazione stessa della questione istituzionale ad essere un nodo. Ovviamente il senso di responsabilità porta ad accettare una soluzione che è sbagliata concettualmente. Ciò che è venuta meno, in questa storia, è la cultura giuridica e aggiungerei anche la cultura istituzionale: una materia che non può diventare oggetto di valutazione “politicante”.

Se Italia Viva dovesse trovare un’intesa con Salvini, che aspira a coprirsi al centro, cosa farebbe il centro democristiano ex forzista?

Non è più un problema di Dc, ma piuttosto di trovare ragionevolezza. È una situazione politica abbastanza disperata.

Conte è passato dal compleanano dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti) alla visita ad Assisi in occasione del manifesto per “un’economia a misura d’uomo”. Poi l’incontro con il direttore de La Civiltà Cattolica e il segretario di Stato Vaticano, per finire al 91esimo anniversario dei Patti Lateranensi per ricordare la “grande convergenza” con la Santa Sede. Dove può arrivare questo dialogo?

Conte sta dimostrando di avere delle qualità insospettabili. Diciamo pure che mostra una pazienza straordinaria: recentemente ha dichiarato di essere ispirato da Aldo Moro ed effettivamente sembra disporre proprio della pazienza morotea. Però queste virtù si scontrano con atteggiamenti irragionevoli, per cui prima o poi il premier rischia di dover gettare la spugna. E sarebbe un peccato.

twitter@FDepalo



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