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Governo diviso, perché le modifiche ai decreti sicurezza sono più lontane

La modifica dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini non poteva essere una passeggiata, come si voleva far intendere con il cambio di governo, e passeggiata non sarà. Il primo vertice (anzi, “tavolo”) sul tema si è chiuso con la certezza che saranno scritti due decreti, uno sulla sicurezza e uno sull’immigrazione, e parecchie incertezze su che cosa conterranno, quindi non si sa quando i testi saranno pronti. Le differenze nella maggioranza di governo vengono fuori con le parole di Vito Crimi, capo politico reggente del Movimento 5 Stelle: “I decreti sicurezza hanno rappresentato un grande passo in avanti, tornare indietro vanificherebbe i positivi risultati raggiunti”. I 5 Stelle li condivisero quando erano al governo con la Lega e non possono smentirsi mentre gli attuali alleati, come una parte del Pd e LeU, vorrebbero una controrivoluzione.

DIFFICILE MEDIAZIONE

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, da tecnico qual è ha avuto da subito un approccio di mediazione badando al sodo e non alle posizioni ideologiche anche se, pur con l’appoggio di Giuseppe Conte, sa che non sarà facile portare a casa un risultato soddisfacente. È molto probabile che le multe alle Ong saranno ridimensionate dall’attuale massimo di 1 milione di euro a 50mila, anche perché nelle sue osservazioni il presidente Sergio Mattarella fece riferimento a una sentenza della Consulta sulla proporzionalità tra sanzioni e comportamenti, oltre al fatto che “non è stato introdotto alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo e trasportate”. Si ipotizza un ampliamento dei permessi speciali di soggiorno senza tornare all’eccesso della vecchia protezione umanitaria, ma anche su questo le opinioni sono diverse. Un altro elemento di scontro potrebbe essere l’intenzione di impedire l’immediata confisca della nave utilizzata per salvare i migranti e si parla di rafforzare l’accoglienza diffusa.

TENSIONI CRESCENTI

I decreti sicurezza sono stati la scusa per una nuova posizione critica di Italia Viva visto che il partito di Matteo Renzi ha colto l’occasione per chiedere una riscrittura del memorandum sulla Libia, ma Conte ha rinviato ad altra sede perché non era all’ordine del giorno. L’ipotesi di un decreto apposito sulla sicurezza apre a prospettive diverse perché non dovrebbe contenere solo una correzione dell’oltraggio al pubblico ufficiale, mantenendo l’abolizione della tenuità del fatto solo per le forze dell’ordine, ma dovrebbe allargarsi alle periferie e al decoro urbano: temi enormi di cui si parla da anni e non è certo secondario che il Pd abbia perso voti proprio nelle periferie a vantaggio della Lega. Modalità di intervento e finanziamenti saranno decisivi.

LA DIFESA DI SALVINI SULLA OPEN ARMS

Salvini, nel frattempo, ha depositato presso la Giunta delle immunità la memoria difensiva per il caso Open Arms il cui voto è previsto per il 27 febbraio. La linea dell’ex ministro dell’Interno si basa sul fatto che il comandante della nave dell’ong spagnola Pro Activa Open Arms fece rotta sull’Italia dopo aver “deliberatamente rifiutato” il porto sicuro indicato da Madrid. Spagna e Malta, infatti, furono i primi due Paesi a essere contattati essendo rispettivamente lo Stato di bandiera e quello più vicino. Secondo Salvini, al contrario di quanto sostenuto dal Tribunale dei ministri di Palermo, “è sicuramente lo Stato di bandiera della nave che ha provveduto al salvataggio che deve indicare il Pos nei casi di operazioni effettuate in autonomia da navi ong”.

Dopo che il 1° agosto 2019 il decreto firmato dai ministeri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture impediva alla Open Arms ingresso, sosta e transito nelle acque italiane, secondo il leader leghista il decreto del Tar del Lazio del 14 agosto non modificava la situazione: “Non si può confondere l’ingresso in acque territoriali, a fini di sicurezza e navigazione e di assistenza alle persone bisognevoli, con il diritto allo sbarco e all’attracco” e gli stessi legali di Open Arms il 19 agosto chiesero una integrazione  al precedente decreto cautelare del Tar per consentire approdo e sbarco.

“FU COLPA DEL COMANDANTE”

In sintesi la responsabilità del comandante dell’Open Arms si è manifestata nella scelta dell’Italia anziché di Spagna, Malta o Tunisia, nel rifiuto del porto sicuro offerto da Madrid il 18 agosto e nel rifiuto dell’assistenza della Capitaneria di porto italiana che avrebbe scortato la nave in Spagna. Dunque, secondo Salvini “è paradossale affermare che, per il solo fatto di essere entrata in acque italiane senza aver ottenuto il Pos, possa configurarsi il reato di sequestro di persona. Gli eventi dell’agosto 2019 sono simili a quelli del 16 marzo 2018, che avevano coinvolto Open Arms e lo stesso comandante e rispetto ai quali la procura di Ragusa aveva già chiesto il rinvio a giudizio”. Le accuse sono violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con il Viminale quale parte lesa.

Nella linea difensiva non ci sono riferimenti ai contrasti nel governo, anche a causa della crisi aperta l’8 agosto, con il duro scambio di lettere con il presidente Conte. Per la prima volta, dopo i casi Diciotti e Gregoretti, non si può parlare di scelta collegiale e anche su questo si dipanerà il dibattito nella Giunta.

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