Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole riunire alla Casa Bianca le prinicipali compagnie tech europee e statunitensi impegnate nella costruzione della rete 5G per escogitare un’alternativa alla rete della cinese Huawei. A dare la notizia è stato questo venerdì Larry Kudlow, capo consigliere per l’Economia di Pennsylvania Avenue nonché regista dell’intera operazione. Il summit anti-Huawei dovrebbe aver luogo ai primi di aprile, ha detto Kudlow. Tra i giganti del settore chiamati a raccolta ci sarebbero le europee Nokia ed Ericsson, la sudcoreana Samsung e le americane AT&T, Dell e Microsoft, ma anche Cisco e Verizon. “Ne avremo parecchie qui alla Casa Bianca per una discussione. Sono sicuro che il presidente si unirà a noi” ha garantito il direttore del Consiglio nazionale dell’economia Usa.
Il meeting, che non è ancora stato ufficializzato, confermerebbe l’intenzione dell’amministrazione Trump di trovare al più presto un’alternativa al 5G delle aziende cinesi, che secondo le agenzie di intelligence americane e di altri Paesi europei sono costrette per legge a fornire informazioni e dati sensibili al Partito comunista cinese (Pcc). È questo l’ultimo fronte del braccio di ferro su Huawei iniziato dalla Casa Bianca lo scorso maggio, quando un decreto di Trump ha imposto il divieto per le compagnie americane di fare affari con il colosso di Shenzen, salvo poi prorogarlo ogni quattro mesi (tutt’oggi non è entrato in vigore).
Da mesi il governo federale studia un piano per impedire a Huawei e ad altre aziende cinesi leader nel settore, come Zte, di installare la rete 5G negli Stati Uniti, e per rimuovere l’equipaggiamento cinese già installato. Diverse le soluzioni al vaglio dell’amministrazione. La prima consiste nell’adozione di misure che favoriscano la crescita nel mercato del 5G della finlandese Nokia e della svedese Ericsson, le uniche due compagnie al mondo in grado di fare concorrenza al 5G di Huawei (che però è nota per avere prezzi più convenienti). A questo scopo è rivolto un disegno di legge presentato da un gruppo di senatori bipartisan a gennaio capeggiati dal repubblicano Marko Rubio, l’“Utilizing Strategic Allied Telecommunications Act”, che propone lo stanziamento da parte del governo di 700 milioni di dollari per le compagnie attive sul fronte del 5G e altri 500 milioni per i fornitori di equipaggiamento “affidabile e sicuro”.
Una seconda soluzione è quella cui lavora da mesi Kudlow: una rete 5G, se non al 100% made in Usa (obiettivo fuori portata in tempi ragionevoli), almeno sottoposta a comuni standard ingegneristici per gli sviluppatori dei software 5G che riducano la dipendenza dalla tecnologia di Huawei. “Il grande disegno è avere tutta l’architettura e l’infrastruttura del 5G costruita da aziende americane – ha confidato di recente il capo consigliere economico di Trump al Wall Street Journal – ciò potrebbe includere anche Nokia ed Ericsson, perché hanno un’ampia presenza negli Stati Uniti”.
In questo disegno si inserisce il summit alla Casa Bianca di aprile. Un evento del quale, ha ammesso Kudlow venerdì, i vertici della Silicon Valley sono al corrente da tempo. “Sono più intelligenti di noi, e sono patrioti. Vogliono aiutare gli Stati Uniti a porsi alla guida della rete 5G. Il software e il cloud rivoluzioneranno l’infrastruttura”. Tra tutti spicca il nome di Brad Smith, Ceo di Microsoft. “Ci abbiamo lavorato – ha detto Kudlow – ha parlato con il presidente circa un mese fa e si sono incontrati a Davos”.
Tra gli altri top manager attivi nel progetto ci sarebbe Michael Dell, fondatore dell’omonima compagnia che potrebbe avere un ruolo cruciale nello sviluppo di un software alternativo per la rete 5G. Il raduno alla Casa Bianca vuole anche essere una risposta alle resistenze degli alleati europei, che, come la recente Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha dimostrato, per il momento non hanno intenzione di adottare la tabella di marcia americana. Il colpo più duro è arrivato dal Regno Unito, con il rifiuto del governo di Boris Johnson di escludere tout-court Huawei dalla rete, un gesto che, riferisce un retroscena del Daily Mail, Trump ha definito “un tradimento”.
L’ultima opzione sul tavolo della Casa Bianca è stata lanciata dal procuratore generale William Barr, che ha proposto la creazione di una joint venture di aziende americane ed europee per acquistare un pacchetto azionario di Ericsson e Nokia. Finora l’idea ha ricevuto una fredda accoglienza delle dirette interessate, ma ha anche riscosso la più inattesa delle aperture. La Commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestagher, nota per il pugno duro sull’antitrust, non ha chiuso a priori: “Qui in Europa siamo neutrali sulla proprietà, puoi essere dello Stato o privato, quel che conta per noi è che tu agisca come operatore di mercato e hai delle buone ragioni di business per farlo”.