Il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, durante una conferenza stampa ha chiesto un cessate il fuoco permanente in Siria, accusando il regime, e soprattutto la Russia e l’Iran (stampelle che hanno salvato l’esistenza assadista) di mettere in pericolo oltre tre milioni di persone. Russi e iraniani sono il motore che ha mosso le truppe di Bashar el Assad verso la provincia di Idlib, che è l’ultima rimasta alle opposizioni. Una campagna di conquista iniziata da circa due mesi e che in questi giorni sta facendo segnare pagine tremende. Per dire, aerei russi ieri hanno colpito alcune scuole, compresi due asili.
Sono già centinaia i civili morti, mentre si stima che circa un milione di persone abbiano già lasciato l’area sotto attacco per fuggire verso la Turchia – ma rimanendo intrappolati tra i combattimenti a sud e la chiusura del passaggio turco-siriano. La questione dei profughi è molto delicata, e ha portato Ankara a mettersi in apparente contrasto con la Russia dopo che da diversi anni i due Paesi si trovano su un sostanziale allineamento, nato proprio dalla gestione congiunta del dossier siriano.
“La brutale nuova aggressione del regime di Assad, cinicamente sostenuta da Mosca e Teheran, ora mette in pericolo oltre 3 milioni di sfollati, compresi, come abbiamo visto tragicamente, giovani”, ha detto Pompeo ai giornalisti al dipartimento di Stato. Un punto stampa ripreso anche dalle ambasciate in giro per il mondo, come fatto per esempio da Via Veneto, per rafforzare la posizione presa dagli Stati Uniti. E il ruolo dell’ambasciata in Italia diventa importante, forse anche perché il governo di Roma ha spesso mostrato aperture eccessive nei confronti di Mosca e Teheran.
.@SecPompeo sulla situazione nella provincia di #Idlib in Siria: la nuova brutale aggeressione del regime di Assad, appoggiata in modo cinico da Mosca e da Theran, mette a repentaglio oltre 3 milioni di profughi. La risposta è cessate il fuoco permanente e negoziato a guida @UN. https://t.co/8trPWO8kA3
— Ambasciata U.S.A. (@AmbasciataUSA) February 26, 2020
“Come abbiamo già detto molte volte, il regime non sarà in grado di ottenere la vittoria militare”, ha aggiunto: “La risposta è un cessate il fuoco permanente e negoziati guidati dalle Nazioni Unite”. “Come ha detto il presidente Trump martedì [febbraio. 18], stiamo collaborando con la Turchia per vedere cosa possiamo fare insieme”, ha aggiunto Pompeo segnando una posizione vicina ad Ankara non nuova – nei giorni scorsi altri funzionari avevano sottolineato questa simmetria sia sulla Soria che sulla Libia.
Gli Stati Uniti stanno fornendo supporto di intelligence alla Turchia che difende le opposizioni di Idlib e ha mandato nel nord siriano diverse unità armate – nei giorni scorsi Ankara ha anche chiesto agli Usa l’invio di alcune batterie anti-aeree Patriot, dopo che proprio su questi sistemi si è consumata una pagina di allontanamento tra i due alleati, dato che i turchi avevano preferito l’acquisto degli S-400 russi.
Nel frattempo, l’inviato per il conflitto siriano James Jeffrey ha avuto intense consultazioni con turchi e ha cercato di rinnovare i canali con i russi, sebbene Washington viva un momento di forte critica nei confronti russi (diverse denunce nei giorni scorsi sono state alzate contro comportamenti scorretti di Mosca sul piano cyber) e Turchia e Russia si parlano intensamente anche senza l’intermediazione americana.