Il bilaterale fra Italia e Russia, che ha coinvolto i ministri degli Esteri e della Difesa, può essere osservato da due punti diversi. Dall’alto e dal basso. Purtroppo quel che si vede è comunque sgradevole.
I due Paesi hanno legami antichi e intrecci economici contemporanei. Da dopo l’invasione (o la liberazione, punti di vista) della Crimea i rapporti con l’Occidente sono tesi e i commerci rallentati. L’Italia può ragionevolmente puntare ad ottenere qualche vantaggio nel far da ponte per un dialogo comunque necessario. La Russia puntare sul fatto che l’Ue nel suo insieme e in particolare Germania e Italia non hanno voglia di alcun conflitto, neanche verbale. Ci si poteva lavorare. Le cose sono andate diversamente.
I nostri si sa che c’erano, ma non cosa sostennero. I loro hanno messo le mani avanti, con le parole di Sergej Lavrov, ministro degli esteri, consegnate a La Stampa (bravo Molinari). 1. Accomuna Washington e Bruxelles considerando “antirusse” le loro posizioni. 2. Aggiunge velenoso: “Sappiamo che in Italia crescono le voci a favore di un dialogo con la Russia”, come a dire: se lavorate per noi e spaccate sia l’Ue che l’Occidente sarete premiati, magari anche solo dal fatto che smetteremo di pompare chi, fra voi, parteggia per noi. 3. “La connessione tra situazione in Ucraina e la cooperazione con l’Ue è semplicemente assurda”, come dire: se uno Stato vuole aderire all’Ue e noi ne invadiamo una parte questo non influisca sui nostri rapporti.
Premesse simili sono possibili solo in due casi: a. Che il bilaterale non fosse stato adeguatamente preparato, sicché Lavrov non aveva alcuna voglia di giocare al buio; b. Che sia venuto appositamente per metterci un dito nell’occhio. Sul punto il dubbio lo toglie, a conclusione, la dichiarazione circa la Libia: a mediare sia l’Onu e noi russi non siamo interessati a un ruolo Ue, però state attenti, perché impedire a nuove armi di arrivare significa aiutare una parte, quella armata dai turchi. Considerato che l’Italia conserva un ruolo solo nell’Ue e che il nostro ministro degli Esteri aveva esaltato la nuova missione navale Ue per fermare le armi, essenzialmente per far finta che non sia più la missione precedente, che quando era ancora salviniano aveva detto dovesse cessare, peggio di così era pure difficile che andasse.
Poi la si può guardare dal basso, dal punto di vista del nostro dibattito interno. Solo che non c’è niente da guardare, dato che l’intera faccenda è stata cancellata dalla politica vociante, ma anche dal giornalismo. Riprenderanno a occuparsi di Russia quando qualche nastro sarà ascoltato in qualche tribunale, o quando qualche altra telecamera s’inginocchierà al Dugin di turno, a sempiterna memoria che quel grande Paese ha un immenso e dostoevskiano sottosuolo, dal quale ricorrentemente emergono spettri che giungono nuovi solo a chi è culturalmente immacolato.