“Potersi guardare dritto negli occhi e confrontarsi malgrado visioni a tratti divergenti”. È questa la forza dell’Alleanza Atlantica rispetto a Russia e Cina secondo l’ammiraglio James Gordon Foggo, comandante del Joint Force Command di Napoli, intervenuto ieri all’evento “Nato: Implementing the 360 degree approach” a Villa Wolkonsksy, residenza dell’ambasciatore del Regno Unito in Italia Jill Morris. Un punto ha unito tutti gli speaker: a più di settant’anni dalla sua istituzione, la Nato resta indispensabile per la sicurezza euro-atlantica. Certo, c’è anche l’urgenza di sviluppare un approccio diverso, così da fronteggiare nuove minacce di tipo non convenzionale, ibride e pericolose tanto quanto quelle tradizionali. Per tutto questo, ha detto l’ambasciatore Morris, la Nato resta “l’alleanza più durevole e di successo della Storia”, chiamata a proseguire la sua missione di difesa dei suoi Paesi membri e a mantenere un ruolo centrale nell’attuale quadro geopolitico.
LE MINACCE DA SUD
Il ripensamento ha inizio nel 2014, “l’anno nero della Nato” secondo il generale Chris Whitecross, comandante del Nato Defense College con sede alla Cecchignola, a Roma. Da allora, diverse crisi si sono avvicendate ai confini est e sud della Nato, con l’annessione della Crimea da parte della Russia di Vladimir Putin e la concomitante nascita dello Stato islamico. Crisi che hanno portato in questi anni a mettere in discussione il ruolo stesso dell’Alleanza atlantica. Rispetto a sei anni fa, oggi il fronte sud, ovvero l’Africa subsahariana, il Nord Africa e il Medio Oriente, riveste un ruolo particolarmente critico, rappresentando un arco di instabilità e una fonte di minacce di tipo non convenzionale, ad esempio il terrorismo di matrice islamica e l’immigrazione illegale. L’Italia ha premuto tanto affinché l’Alleanza facesse sua una maggiore attenzione al fianco meridionale L’ha ricordato Luca Frusone, presidente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Nato: “Abbiamo puntato a un riconoscimento e un supporto del ruolo italiano nel fronte sud della Nato per prevenire il rischio di instabilità ai confini dell’Alleanza”.
LA REAZIONE NATO
La risposta, in un’ottica a 360 gradi, dell’Alleanza si è tradotta in termini di accresciuta collaborazione con i partner regionali. In particolare, l’istituzione del Nato Strategic Direction South Hub nel 2017, con sede presso il Comando militare Nato di Napoli (Jfc), ha rappresentato un passo decisivo in questo senso. Il brigadier generale Davide Re, che dirige l’hub, ha sottolineato il ruolo centrale di questa nuova istituzione, soprattutto nel promuovere “una cooperazione pratica e tattica per implementare un maggior controllo dei territori e una maggiore stabilità” con i partner dell’Unione Africana. L’ammiraglio James Gordon Foggo, comandante del Joint Force Command di Napoli, ha altresì sottolineato l’impegno costante del Comando nell’implementare la collaborazione con Paesi chiave del Mediterraneo, in particolare Tunisia, che visiterà il mese prossimo, e Giordania.
GLI ATTACCHI CYBER
Accanto tuttavia all’adattamento di fronte a nuove minacce strategiche e alla rinnovata attenzione sul fronte sud, se ne aggiungono altre di natura tattica, derivanti soprattutto dallo sviluppo delle nuove tecnologie, come ad esempio la minaccia rappresentata dagli attacchi cyber.
Questi ultimi, secondo Angus Lapsley del ministero della Difesa britannico, stanno diventando sempre più frequenti e complessi. Risulta evidente, quindi, la necessità della Nato di continuare ad evolversi per sviluppare delle difese a questi attacchi per mantenere gli impegni fondativi dell’Alleanza di difesa, deterrenza e cooperazione. Anche perché, come evidenziato da Enrico Savio, capo dell’unità Strategy & Market Intelligence di Leonardo, “la minaccia non è in evoluzione, ma è già qui, e abbiamo necessità di adattare i nostri sistemi per fronteggiarla”. Tuttavia, su questo fronte la Nato, pur avendo fatto dei progressi, dovrà sviluppare una rinnovata capacità di reazione in quanto, come affermato dal maggior generale Giovanni Maria Iannucci, capo del Reparto Politica Militare e Pianificazione del ministero della Difesa italiano, “il livello della difesa dell’Alleanza atlantica su questo fronte non è ancora a un livello soddisfacente”.