Alla fine all’unanimità il ddl “salva librerie” è stato approvato in via definitiva al Senato. I super sconti verranno messi da parte per essere sostituiti con un massimo che potrà arrivare al 5%.
La legge è in linea con quanto richiesto dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che subito dopo il voto finale ha twittato, elencando gli elementi significativi del provvedimento. Ma il ddl non ha riscosso solo consensi.
COSA CAMBIA
Come detto il risvolto più visibile al consumatore sarà lo sconto che dal 15% di adesso si abbasserà a un massimo del 5%.
Verrà quindi istituito un Fondo per l’attuazione del Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura presso il ministero per i Beni e le attività culturali. Il fondo, gestito dal Centro per il libro e la lettura e ripartito annualmente, avrà 4.350.000 euro annui dal 2020.
Da quest’anno il Consiglio dei ministri assegnerà annualmente ad una città italiana il titolo di “Capitale italiana del Libro” sulla base dei progetti presentati dalle città che si candidano.
È autorizzata la spesa di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per il finanziamento di poli di biblioteche scolastiche.
La legge prevede 1 milione di euro per una “Carta della cultura” destinata ai nuclei familiari economicamente svantaggiati, una carta elettronica di 100 euro della durata di un anno.
L’incremento di 3,25 milioni di euro annui, a decorrere dal 2020, è il limite di spesa relativo al credito di imposta di cui possono usufruire gli esercenti di attività commerciali che operano nel settore della vendita al dettaglio di libri in esercizi specializzati, o nel settore di vendita al dettaglio di libri di seconda mano, cosiddetto tax credit librerie.
LA CRISI DEL LIBRO E LE REAZIONI
Annosa diatriba quella sulla lettura e la vendita dei libri in Italia. Da una parte le librerie chiudono sia nei piccoli sia nei grandi centri – l’ultima ad annunciare la chiusura Feltrinelli International di Roma -, dall’altra gli incentivi ad aumentare i livelli di lettura nel nostro Paese.
Sentito pochi giorni fa dal Corriere Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie, ha sollevato la questione sul divario fra Nord e Sud. “Non è vero che tutta l’Italia non legge. Il nostro Paese è diviso drammaticamente in due: al Nord il tasso di lettura è del 48,8%, al Sud e nelle isole del 23%. Un dato che rivela, una volta di più, la portata di una gravissima spaccatura nazionale”, ha detto il presidente dell’Associazione editori italiani.
Proprio in questa occasione Levi aveva mosso i suoi dubbi nei confronti del ddl che era stato approvato a fine gennaio in Commissione Cultura e poi confermato proprio ieri. “La drastica riduzione dei margini di manovra sul prezzo del libro da parte di tutti i punti vendita, librerie, super e ipermercati, store online, peserà direttamente sui lettori e sulle famiglie”, diceva già poco meno di una settimana fa al Corriere. Rimarcando oggi la sua posizione nei confronti della legge. “Imponendo la riduzione degli sconti sui prezzi di vendita – ha sottolineato il presidente dell’Aie -, questa legge peserà sulle tasche delle famiglie e dei consumatori per 75 milioni di euro, mettendo a rischio 2mila posti di lavoro. Non è ciò che serve in un’Italia in coda alle classifiche europee per la lettura. Non è ciò che serve al mondo del libro, la prima industria culturale del Paese, in un momento delicatissimo di consolidamento della crescita che ha finalmente segnato il recupero dei livelli pre-crisi. Non è ciò che serve all’Italia che vede ancora e sempre il lavoro in testa alle preoccupazioni dei propri cittadini”.
“Per contrastare e compensare gli effetti di questa legge – ha proseguito – si impongono adesso, subito, misure di sostegno alla domanda, prime tra tutte il rafforzamento della 18App, la carta cultura per i diciottenni, e la detrazione fiscale per l‘acquisto dei libri. Al governo, al Parlamento non chiediamo aiuti per noi ma per i lettori, i consumatori, le famiglie, i giovani. Richiediamo inoltre l’assoluta garanzia e certezza sui tempi dell’entrata in vigore delle nuove norme, essendo in gioco, con conseguenze pesanti, l’organizzazione dell’intero mercato del libro, che, come qualsiasi altro settore produttivo, richiede tempo per adeguarsi al mutare delle regole”.
Il timore quindi è quello di non incentivare l’acquisto del libro, bensì di avere una norma che tiene lontano chi vorrebbe comprare. Come sottolinea in un tweet Serena Sileoni, vice direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni: “La democrazia è quella cosa per cui le idee di pochi si combinano con gli interessi di pochi, nel falso nome del bene di tutti. La legge che praticamente azzera gli sconti sui libri ne è un perfetto esempio: il popolo, semplicemente, leggerà meno di quanto già facesse”.
Soddisfatto invece il Sindacato italiano librai confesercenti che attraverso il suo presidente Cristina Giussani ha dichiarato: “Oggi è una giornata storica per la cultura italiana. Con l’approvazione definitiva del ddl Lettura, finalmente la nostra filiera italiana del libro viene dotata di un impianto normativo che ci allinea ai migliori standard europei. È una vittoria per il Sil Confesercenti, che ha lavorato con impegno per questo risultato, e per il settore, dalle librerie tutte agli editori indipendenti. Anche per i lettori, che d’ora in avanti potranno contare su un mercato più equilibrato e rispettoso del pluralismo”.
Anche Federculture ha accolto bene il ddl Lettura dichiarandosi a favore dei provvedimenti presi. Il presidente Andrea Cancellato ha infatti dichiarato che sono “molti i contenuti positivi di questa legge – il Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura e i Patti locali per la lettura, che stimoleranno nei territori il coinvolgimento di tutti gli attori interessati per attuare azioni efficaci; le misure per il contrasto della povertà educativa e culturale, la ‘Carta della cultura’; gli interventi diretti a sostegno delle librerie; l’istituzione della “Capitale italiana del libro” -, che ci auguriamo diano impulso alla conoscenza e alla consapevolezza della cultura tra i cittadini e complessivamente alla crescita della società”.
L’EFFICACIA DELLA LEGGE
Tra un anno si potrà verificare se il provvedimento porterà i frutti sperati da chi l’ha fortemente voluto. Flavia Nardelli Piccoli (Pd) è la prima firmataria della legge e a Repubblica ha affermato: “Mi dispiace che l’Aie si sia concentrata solo sulla questione degli sconti, non tenendo conto delle criticità dell’intera filiera. È una legge poco finanziata, ma con capitoli di spesa già aperti: questo rende più facile rifinanziarli”.
Infine il ministro Dario Franceschini ha sottolineato però che adesso i lavori si concentreranno su una legge per l’editoria sul solco di quella del cinema.