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Perché l’Italia è così vulnerabile agli effetti del Coronavirus. L’analisi di Lombardi

La minaccia del coronavirus può gettare il mondo in una nuova recessione. I timori che anche in campo economico questo misterioso virus sia peggio della Sars si stanno  facendo sempre più concreti. Di questo avviso è Domenico Lombardi, economista di fama internazionale ed ex Fondo monetario, che a Formiche.net spiega perché l’epidemia scoppiata da nemmeno un mese e senza ancora una cura, può mettere ancora una volta in ginocchio il globo, a 12 anni dal crack di Lehman Brothers.

Lombardi, l’emergenza coronavirus può portarci nuovamente in recessione?

Con ogni probabilità sì e questo per dei motivi precisi. Tanto per cominciare questo virus è peggio della Sars in termini di impatto sull’economia mondiale: oggi la Cina è quattro volte la Cina della Sars se consideriamo il suo peso sull’economia mondiale. Uno shock oggi su questo Paese ha, quindi, un impatto, a parità di altre condizioni, molto maggiore rispetto a uno sul Pil di proporzioni analoghe  20 anni fa. C’è poi un altro aspetto, più qualitativo.

Sarebbe?

Il fatto che negli ultimi anni la Cina è salita nella catena globale del valore, portandosi nelle fasce a maggior valore aggiunto. Rispetto ai tempi della Sars, quando Pechino era il polo mondiale della bassa manifattura, oggi il suo posizionamento nella catena del valore è molto diverso. E dunque un impatto sulla sua economia ha una magnitudo maggiore rispetto a due decenni fa ed un’estensione potenzialmente più ramificata.

In tutto questo l’Italia, settima economia mondiale, cosa rischia?

Il Paese rischia molto più di altri perché vive di export. E poi negli ultimi 10 anni ha subito una crescita piatta, frutto di un’economia fragile, sulla quale si è ora abbattuto il coronavirus. Vi sono alcuni elementi che rendono l’Italia ancora più vulnerabile agli effetti di questa epidemia. Per esempio, il fatto che i settori più dinamici dell’economia italiana sono quelli più esposti all’export e poco alla domanda domestica. Pensiamo solo al turismo e alle conseguenze del blocco dei voli e, in ogni caso, alle inevitabili remore a spostarsi per timore di essere contagiati.

Una misura, il blocco dei voli, che ha fatto discutere…

In generale, quando non si conosce bene il fenomeno, in questo caso un virus, si tende ad essere cauti e dunque una scelta di questo tipo è comprensibile. Però bisogna fare una precisazione: se io abito in un condominio e nel mio appartamento applico certe misure che però nel cortile o nel resto del condominio non si applicano, allora qualcosa non funziona.

Che cosa vuole dire?

L’Italia dinnanzi al coronavirus si è dimostrata pronta nella sua risposta. Ma quello che è mancato è un efficace coordinamento a livello europeo. L’Italia è l’appartamento, l’Europa il condominio.

La Commissione europea è stata superficiale, insomma?

Diciamo che da una parte in Europa c’è stata la volontà di non suscitare eccessivi allarmismi, dall’altra sono venute a galla delle falle importanti su questo fronte. Se nell’affrontare la crisi finanziaria mondiale del 2007-08 la risposta europea è stata a suo tempo efficace, per quanto riguarda il coronavirus lo è stato molto meno. E, a livello europeo, il coronavirus ci ha mostrato che la protezione del mercato unico passa anche per la gestione coordinata di emergenze sanitarie ed epidemiche che lo possano colpire.

Lombardi, la Cina dopo il coronavirus. Il Dragone sopravviverà? 

Io credo di sì. Gli esperti pronosticano rallentamento  della crescita del Pil, soprattutto nei primi mesi, ma in questi anni la Cina ci ha abituato a una resilienza significativa. Che è stata evidenziata in questi giorni. Ci sarà un impatto nel breve termine, ma credo che alla fine troverà la forza per reagire. D’altronde sarebbe meglio per tutti, l’economia di Pechino contribuisce in modo significativo alla crescita mondiale, quindi alla nostra e a quella dei nostri partner commerciali.

Dobbiamo quindi sperare che la Cina riesca a superare l’emergenza…

Assolutamente sì.

 

 

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