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Prima Luna e poi Marte. La Nasa chiede il maxi budget

Tornare sulla Luna entro il 2024 e piantare la bandiera a stelle e strisce sul Pianeta rosso qualche anno dopo. L’amministrazione degli Stati Uniti ha inviato al Congresso una richiesta per la Nasa con il budget più alto del terzo millennio: 25,2 miliardi di dollari. Come anticipato dal Wall Street Journal, è un aumento del 12% rispetto a quanto già autorizzato per l’anno in corso, per lo più legato all’obiettivo di tornare sulla Luna. Sorride il numero uno dell’agenzia Jim Bridenstine, che può contare sul deciso appoggio del presidente Donald Trump, apparso più determinato sul tema nelle ultime settimane anche nel pressing sul Congresso. L’impressione è che il tycoon abbia deciso di fare del nuovo programma lunare uno dei cavalli di battaglia delle sua corsa alle elezioni di novembre.

LO STATO DELLA NASA

Il progetto è d’altra parte ormai definito, con un Lunar Gateway da avviare il prossimo anno per orbitare intorno al satellite naturale, e la prospettiva di una presenza stabile sul polo sud lunare, da cui eventualmente partire verso Marte. I numeri a sostegno di tale piano sono stati illustrati ieri da Bridenstine nel suo discorso sullo Stato della Nasa, tenuto negli stessi minuti in cui la Casa Bianca rilasciava la richiesta complessiva per il bilancio federale del 2021, pari a 4.800 miliardi di dollari. In un piano di riduzione del deficit, l’agenzia spaziale è una delle poche amministrazioni federali a vedere una copiosa spinta al budget. Bridenstine ha parlato dal John C. Stennis Space Center, nel Mississippi, il più grande centro per i motori dei vettori spaziali della Nasa.

IL PROGRAMMA LUNARE

Come sempre, la richiesta dall’amministrazione è un punto di partenza. I finanziamenti attesi rischiano modifiche nel complesso iter parlamentare, previsto quest’anno ancora più complicato del solito in ragione della corsa alle presidenziali. Resta in ogni caso indicativo il piano dell’amministrazione, ben focalizzato sul programma lunare. Più di 3,3 miliardi sono richiesti per il programma Human landing systems (Hls) per sviluppare i sistemi di allunaggio, a cui per il 2020 sono andati “solo” 600 milioni. Il progetto è già stato al centro di dibattito a Capitol Hill in virtù della sua formulazione innovativa. Per accelerare i tempi, infatti, la Nasa ha sviluppato partnership pubblico-private e finanziato più progetti così da avere molteplici soluzioni a disposizione. La modalità di sviluppo porterà ad assetti di proprietà degli attori privati, elemento che al Congresso non piace a tutti tanto da essere stata avanzata una proposta per un unico lander di proprietà del governo americano. La richiesta di budget indica che la Nasa vuole procedere sulla strada della New Space Economy, coinvolgendo sempre di più i partner privati.

GLI ALTRI STRUMENTI

Lo stesso vale per gli altri aspetti del programma lunare. Sono stati chiesti 175 milioni per le nuove tute spaziali degli astronauti, 212 milioni per i primi sviluppi sui nuovi rover e su un habitat di superficie. Circa 430 milioni sono invece previsti per la Lunar surface innovation initiative, tesa a finanziare dimostratori tecnologici per rendere sostenibile la presenza sulla Luna, dai generatori di energia all’impiego delle risorse lunari. Al programma Commercial lunar payload services (Clps) potrebbe invece andare 254 milioni. Si tratta dello sviluppo dei lander che dovranno far allunare le strumentazioni scientifiche.

VERSO IL PIANETA ROSSO

Tutto questo rientra in quella che Bridenstine ha definito la “Moon-to-Mars campaign”, un’avventura che punta verso il Pianeta rosso. In sintesi, la presenza stabile e sostenibile sulla Luna (comprensiva dello sfruttamento delle sue risorse) è immaginata come un trampolino di lancio verso Marte. Secondo la Nasa, il programma ha un costo di 71,3 miliardi dal 2021 al 2025, che salgono a 87,7 se si prendono in considerazione anche i due anni precedenti. Ciò non comprende le missioni già previste per l’esplorazione robotica del Pianeta. Nella richiesta di budget si citano 539 milioni per futuri programmi di questo tipo, compresi quelli per la raccolta di campioni e il loro rientro sulla Terra.

IL FATTORE TRUMP

Il progetto può contare sul deciso appoggio di Donald Trump, destinato a farsi ancora più forte nei prossimi mesi di campagna elettorale. D’altra parte, la richiesta di budget federale è considerata una sorta di programma del “Trump bis”. La scorsa settimana, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente si era soffermato parecchio sul programma spaziale. “Nel riaffermare la nostra eredità come nazione libera – ha detto Trump – dobbiamo ricordare che l’America è sempre stata una nazione di frontiera; ora dobbiamo abbracciare la prossima frontiera, il destino manifesto dell’America tra le stelle”. L’obiettivo, noto dall’arrivo alla Casa Bianca, è affermare l’America first oltre l’atmosfera, sia nella competizione militare (per la Space Force sono stati chiesti più di 15,4 miliardi), sia nel confronto tra ricerca ed esplorazione. Trump vuole essere ricordato come il presidente che ha riportato la bandiera a stelle e strisce sulla Luna.

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