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Piazza o alleanza col Pd. Così M5S è fermo al bivio

Il Movimento 5 Stelle sembra essere davanti a un bivio obbligato, non tanto dalla volontà quanto dalle contingenze. Arrivato al governo dopo le elezioni del 2018 come partito numericamente più forte in Parlamento, ha subito un forte ridimensionamento dei consensi e ora, dopo un cambio di maggioranza e diverse competizioni elettorali andate non troppo bene, la strada maestra non può che essere la riorganizzazione interna, come gli stessi vertici del Movimento hanno dichiarato ormai da tempo. Sì, ma come farlo?

Secondo la capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi, intervistata oggi dal Messaggero, la strada non può che essere quella della sinergia con il Partito democratico, come dimostra l’esperienza maturata in Regione. È proprio in quella sede che si intravede, in scala regionale, quanto succede anche al governo, anche se a parti invertite: il presidente della regione Nicola Zingaretti (segretario del Pd) che rischia di perdere la maggioranza a causa dei fuoriusciti di Italia Viva. “Il Movimento 5 Stelle è pronto a garantire la maggioranza a Zingaretti?”, chiede Virman Cusenza, direttore del quotidiano romano, a Lombardi. “Noi stiamo dialogando sui temi dall’inizio della legislatura”, risponde la storica esponente grillina, che non da oggi preme verso un maggiore dialogo, appunto, con il Pd.

Eppure il Movimento 5 Stelle nazionale non sembra aver ancora scelto il sentiero del dialogo col centrosinistra. Lo dimostra non solo la mancata scelta della data degli Stati Generali, ma anche la possibilità che ai vertici del Movimento possa arrivare un altro volto storico del Movimento, Alessandro Di Battista, di ritorno dal viaggio in Iran. Se torno a fare politica? “Assolutamente sì. Alle mie condizioni. Ovvero idee, programmi e atteggiamento. Mi interessa solo questo”, ha scritto su Instagram Di Battista, rispondendo alle domande dei suoi follower. L’ex deputato M5S le sue condizioni le aveva scritte nero su bianco in un post su Facebook del 15 gennaio: “Io voglio combattere il liberismo e spero che il Movimento faccia lo stesso anche perché in Italia sarebbe davvero l’unico a farlo. Pensate che sulla visione di Stato, sulle privatizzazioni, sulla distruzione dello Stato sociale a vantaggio dei privati Renzi, Salvini e Bonino siano così diversi?”.

La strada di Di Battista porterebbe il Movimento verso la direzione dell’allontanamento dal Pd e il ritorno alla piazza. A poco varrebbe il tandem di cui si specula con Chiara Appendino, sindaca di Torino, volto più istituzionale scelto forse per arginare le spinte più estreme, scelta che comunque non basterebbe, secondo il prof. Aldo Giannuli, a far risorgere elettoralmente il Movimento 5 Stelle. Da parte sua, il reggente di M5S, Vito Crimi, ha più volte sottolineato la volontà di svincolare il Movimento dall’abbraccio del Partito democratico, come dimostrano le scelte sulle alleanze per le prossime elezioni regionali per cui il Movimento ha, pare, deciso di allearsi solo con liste civiche (malgrado contatti tra esponenti regionali dei due partiti siano già in corso).

Un altro scenario si è aperto nelle ultime ore: la possibilità di rinviare tutto a giugno o a luglio, come riportato da Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera. “L’ipotesi è stata lanciata dal reggente Vito Crimi in una riunione con i parlamentari martedì scorso, quando si è deciso di dividere comunque la manifestazione in due fasi. La prima, a carattere regionale, si terrà nelle prossime settimane. L’evento nazionale, invece, è ancora incerto”. Una proposta, però, che divide i gruppi parlamentari.

Insomma, un bivio che dalle regioni porta fino alla Capitale: col Pd o senza il Pd? In attesa di capire se e quando si terranno gli Stati Generali in cui decidere che strada prendere, si resta ancora fermi davanti all’incrocio.

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